Ricorderemo il mese appena trascorso per l'esplosione di Luca Vanni, eppure febbraio 2015 ci ha regalato tante vicende interessanti. Ce le riassume Massimo Garlando nel suo consueto alfabeto mensile. Un elenco da non perdere.piano piano sta tornando, i suoi grugniti cominciano a farsi sentire di nuovo nei momenti clou dei tornei. Impressionante la dimostrazione di forza a Doha contro Wozniacki, una che sicuramente non regala vittorie.
B come BOLELLI: batte finalmente un top10 (Raonic) dopo una serie di trentacinque (trentacinque!) sconfitte consecutive. Purtroppo, come spesso gli è capitato in carriera, fallisce la prova del nove del turno successivo, a dimostrazione del fatto che chi nasce tondo difficilmente muore quadrato.
C come CAPORETTO: già si fantasticava di una finale con la Russia e invece è bastata una semplice mescolata di carte per fare crollare rumorosamente il castello dell'ItalFedCup. Inquietante in particolare il tracollo del doppio, assolutamente da recuperare in vista del non facile spareggio salvezza con gli Stati Uniti.
D come DUBAI: anche nel tennis ci sono luoghi dell'anima, dove tutto riesce alla perfezione. Nella finale di Dubai si sono affrontati i primi due giocatori del mondo, Djokovic e Federer, che con questo torneo hanno un feeling particolare, essendo i vincitori delle edizioni dal 2009 in poi. L'ha spuntata lo svizzero che, grazie ad un impeccabile tennis d'attacco d'altri tempi, ha iscritto il suo nome nell'albo d'oro per la settima volta (in 23 edizioni)
E come ESTRELLA: un personaggio come Victor Estrella Burgos, che vince il primo torneo ATP in carriera a trentaquattro anni e sei mesi, gridando il nome del suo Paese dopo l'ultimo punto, meriterebbe un alfabeto tutto per sé. Per raccontare la sua bella storia, fatta di origini modeste, fatica, illusioni e precipitosi ritorni sulla terra (in un periodo cruciale della sua formazione, per dirne una, ha dovuto mollare tutto e fare il maestro di tennis nei resort, per sopperire alla mancanza di mezzi economici) che sono il sale di questo sport, almeno per chi non si ferma alle imprese dei soliti noti.
F come FOGNINI: una vittoria sulla terra battuta contro Nadal non è roba da tutti i giorni. Ancor più se ottenuta col talento ma soprattutto di tigna, in rimonta (confesso di essere andato a dormire dopo il veloce primo set, preludio apparente di una partita senza storia) e con un match point da urlo. Peccato per la resa in finale con Ferrer, ma con le nemesi (e con la stanchezza) purtroppo non si scherza.
G come GILLES SIMON: trionfa nel torneo di Marsiglia, a conferma del buon feeling dei tennisti francesi con gli appuntamenti casalinghi. Lo fa al termine di un vivace dibattito a colpi di tweet con Feliciano Lopez, partito da un'intervista in cui Gillou rivendicava il proprio "talento", espresso nel timing e nella capacità di tirare vincenti nonostante il fisico esile. Con una frecciatina allo spagnolo, che ha rapidamente risposto per le rime via social network, ormai nuova agorà ufficiale al posto dell'autobus e della fila alla posta.
H come HALEP: porta a casa il titolo di Dubai, un anno dopo la prima vittoria importante in carriera, questa volta a Doha. Ad ulteriore dimostrazione della teoria dei luoghi dell'anima, che spesso hanno il fascino irresistibile dei petrodollari.
IK come IVO KARLOVIC (due lettere vicine al prezzo di una): altro ultratrentenne d'assalto che, a Delray Beach, porta a casa il sesto torneo in carriera. Carriera strana, fatta di acuti nei tornei minori (dov'è sempre – terra a parte – un osso durissimo da rodere) e magre figure negli Slam e che, più o meno due anni fa, ha rischiato di interrompersi bruscamente a causa di un'encefalite virale.
M come MAURESMO: con un piede e mezzo nel baratro, estrae dal cilindro il coniglio e, con il cambio Mladenovic per Cornet, ribalta completamente l'inerzia di una sfida che sembrava ampiamente segnata. Con buona pace di chi sostiene che il Capitano (o, in generale, l'allenatore) non conta nulla e di chi la ritiene inadatta a guidare un top player del tennis maschile come Andy Murray.
N come NADAL: molto lontano dal miglior Rafa, porta a casa comunque il primo titolo dopo il Roland Garros 2014. A Buenos Aires, contro l'amico Juan Monaco. Scommettiamo che a Parigi sarà di nuovo l'uomo da battere?
P come PETKOVIC: rientra nelle top10 dopo tre anni esatti grazie al trionfo nel torneo di Anversa, altro lieto ritorno di questo 2015 (aah, la vecchia racchetta d'oro tutta tempestata di diamanti…). Poco importa che il successo sia arrivato al termine di una non-partita, con la Suarez Navarro costretta al ritiro a causa di un problema al collo, ma regolarmente in campo poche ore dopo a Dubai (aah, i petrodollari…). Per compensare in parte (cit.) gli spettatori paganti, contro la tedesca è poi scesa in campo la Direttrice del torneo belga, Kim Clijsters, che ha vinto l'esibizione.
Q come QUITO: le dinamiche della politica sportiva non sempre coincidono con le parabole agonistiche di un Paese. E così il piccolo Stato sudamericano che prende il nome dall'Equatore ottiene il suo primo, storico torneo ATP solo ora, quando il suo movimento tennistico è ben lontano dai fasti di André sGomez o di VamoNico Lapentti. Appuntamento tutto sommato dignitoso, con vincitore a sorpresa.
R come ROVESCIO COPERTO: l'illustre assente nella pluricitata finale di Quito tra Estrella e Feliciano Lopez. Pare che sia stato avvistato in un malfamato bar della capitale ecuadoregna, completamente ubriaco di liquore alla banana, lamentarsi di un certo "Back", suo acerrimo rivale.
S come SUDAMERICA: la tournée nell'estate latinoamericana è un grande classico dove, anno dopo anno, si ritrovano vecchi e nuovi attori. Regala location di livello, ambiente caldo (anche come pubblico) e punti facili, certamente più di quelli al di qua dell'Oceano, dove ci sono secondi turni che fanno invidia a parecchie finali. Come dare torto, a chi fa questa scelta? Un po' come gli esami-scorciatoia all'università, quelli per fare classifica (e rinviare, almeno ai miei tempi, il servizio militare): il problema è che, prima o poi, arrivano gli esami tosti, nella vita come nel tennis.
T come TORCIDA: l'aiutino del pubblico a (=in) casa è spesso determinante per decidere le sorti di una partita di tennis. Lo sa bene il brasiliano Joao Souza che, aizzando la folla e caricandosi come un indemoniato, è riuscito ad ottenere una semifinale e un quarto nei due ATP brasiliani. Roba impensabile per il suo (modesto) talento di picchiatore.
U come UN'ORA: abbondante, servita a Borna Coric per liberarsi di Andy Murray nei quarti di finale di Dubai. E scarsa per tornare, il giorno dopo, precipitosamente sulla terra contro Roger Federer.
V come VANNI: di Lucone Vanni hanno scritto tutti, tracciando ritratti spesso impeccabili ed esaurienti. Non c'è, quindi, nulla da aggiungere, se non la piccola soddisfazione personale per averlo citato nell'alfabeto riassuntivo del 2014.
W come WAWRINKA: vince a Rotterdam il suo primo ATP 500 in carriera, che arriva cronologicamente, nell'ordine, dopo il primo Slam e il primo 1000. Curiosa ed inusuale parabola di un degnissimo top10.
Z come ZAGABRIA: torneo in evidente crisi di appeal tecnico e di pubblico, con tribune desolatamente vuote per tutta la settimana. L'appuntamento croato regala al tennis azzurro la finale (con qualche rimpianto) di Andreas Seppi, chissà che non regali presto la data per un torneo ATP in Italia, che aspettiamo da troppo tempo.
Le puntate precedenti
AUSTRALIAN OPEN 2015 DALLA A ALLA Z
IL 2014 DALLA A ALLA Z
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