La federtennis britannica ha scelto il nuovo amministratore delegato: si tratta di Michael Downey, strappato a Tennis Canada. Guadagnerà la metà del suo predecessore e dice: “I privati sono partner, non rivali”. 
Michael Downey assumerà l'incarico di CEO LTA il prossimo 6 gennaio

Di Riccardo Bisti – 26 settembre 2013

 
Rivoluzione nel tennis britannico. Dopo una lunga opera di reclutamento (con la visione di 350 curriculum e ben 30 colloqui), la Lawn Tennis Association (LTA) ha scelto il suo nuovo amministratore delegato, che prenderà il posto del dimissionario Roger Draper ed entrerà in carica il prossimo 6 gennaio, quando sarà terminato l’incarico ad interim di Nick Humby. Si tratta di Michael Downey, attuale CEO di Tennis Canada, forse la federazione che ha lavorato meglio negli ultimi 10 anni. Basti pensare a com’era messo il tennis canadese nel 2004, quando è salito in carica, e cosa è diventato oggi. La finale di Coppa Davis sfiorata a Belgrado è la punta dell’iceberg di un processo vincente e destinato a crescere. Un palmares che ha convinto il board LTA a puntare su questo 56enne canadese…proprio come ha fatto la Banca d’Inghilterra, che qualche tempo fa si è affidata all’altro canadese Mark Carney. In tempi di spending review, i tesserati saranno contenti di sapere che il suo stipendio sarà meno della metà rispetto a quello di Roger Draper, che intascava qualcosa come 640.000 sterline (394.000 fissi, più 200.000 di bonus e 40.000 di fondo pensione). Downey si “accontenterà” di 300.000 sterline e cercherà di ridare gloria a una federazione ricchissima ma incapace di produrre talenti. Nonostante i 30 milioni di sterline intascati grazie a Wimbledon, la LTA non è stata in grado di produrre un movimento decente. Hanno Andy Murray, certo, ma alle sue spalle c’è un vuoto impressionante, colmato solo da qualche buon doppista e dalle lune di Daniel Evans. E il numero 3 ATP non è certo un prodotto federale, visto che si è formato in Spagna. L’intento di Downey sarà quello di unire e non dividere. “Vedo la LTA come una grande chiesa: allenatori, genitori e accademie private non saranno più viste come una potenziale minaccia, ma come partner per aiutare il gioco a crescere. Non possiamo fare tutto da soli”.
 
In Canada ha fatto un lavoro impressionante, peraltro senza esporsi in prima persona. Il suo nome, infatti, è relativamente sconosciuto nel mondo del tennis. Ma la reputazione è solida.
La Gran Bretagna è una scommessa difficile, perché ci sono pressioni inimmaginabili in Canada, anche a livello extrasportivo. La gestione di Roger Draper è stata fortemente criticata dal governo: qualcuno si domandava come potesse incassare uno stipendo quattro volte superiore a quello del primo ministro David Cameron “senza avere idee per migliorare la situazione del tennis”. C’è un po’ di rammarico per il fatto che non sia britannico (è possibile immaginare un presidente FIT non italiano?), ma l’essere cresciuto in un background diverso da quello britannico, senza condizionamenti politici, potrebbe essere un punto a favore. Se ci saranno da prendere decisioni forti, Downey lo farà. Il suo obiettivo è cambiare l’immagine della LTA. “Non avrei mai accettato questo incarico se non pensassi che fosse utile” ha detto durante la sua prima visita, e ha ribadito che cercherà di sviluppare il rapporto con la periferia, decentrando come aveva fatto in Canada, istituendo centri di allenamento in ogni provincia. Downey non ha mai giocato a tennis, ma ci ha scherzato su: “Non penso che tirare un buon rovescio sia una qualità necessaria per fare l’amministratore delegato”. Downey è un uomo di marketing: in passato, prima di passare a Tennis Canada, aveva lavorato con i Toronto Raptors di basket i Maple Leafs di hockey su ghiaccio. Vanta anche un’esperienza con la più grande fabbrica di birra canadese.
 
David Gregson, presidente LTA, ha detto che il fattore decisivo nella scelta è stata la sua esperienza nel settore del business ad alto livello. “E il fatto che abbia lavorato nel tennis ha fatto si che la scelta fosse unanime”. Oltre allo stipendio di 300.000 sterline, avrà un contributo pensionistico di 30.000 e un eventuale bonus del 30% a seconda dei risultati. Gli metteranno a disposizione anche una macchina, ma ha rifiutato la Jaguar. L’azienda è uno degli sponsor LTA, ma lui sembrerebbe orientato a guidare una Volkswagen Polo. Nel suo discorso inaugurale, non ha voluto fare promesse, così come non ne aveva fatte nel 2004. Ha già annunciato le dimissioni da Tennis Canada, dove continuerà a lavorare fino al 31 dicembre. “Abbandono questo incarico con sentimenti contrastanti, perché Tennis Canada è una grande organizzazione, composta da grandi persone. Vorrei che l’organizzazione e il tennis abbiano ancora più successo con un nuovo leader. Farò il tifo per voi”. Da parte loro, i canadesi sperano di annunciare il sostituto entro la fine dell’anno. Quello degli amministratori delegati di una federazione sportiva è una realtà interessante: si lascia ai presidenti il ruolo di rappresentanza ma l’operatività è a cura di chi viene dal mondo degli affari. In Italia, uno scenario del genere è pressochè impraticabile, poiché tutti i dirigenti federali provengono dal mondo della politica sportiva. Una cultura che ha i suoi pregi, ma anche i suoi limiti. Non c’è dubbio che il compito di Downey sia difficilissimo: riuscirà a rivitalizzare l’agonizzante tennis britannico?