AUSTRALIAN OPEN – La Azarenka non si fa distrarre da un pubblico ostile e supera in 3 set una sfortunata Na Li, vittima di ben due storte alla caviglia. Un trionfo che la fa restare al numero 1.
Victoria Azarenka si abbraccia il Daphne Akhurst Trophy
Di Riccardo Bisti – 26 gennaio 2013
Aveva tutti contro, ma alla fine ce l’ha fatta. Victoria Azarenka si è aggiudicata l’Australian Open per il secondo anno consecutivo. Un successo che vale doppio: oltre a prendersi il secondo Slam, ha conservato lo status di numero 1 al mondo. In caso di sconfitta, sarebbe stata superata da Serena Williams. E’ successo un po’ di tutto, nel sabato sera australiano. “Australiano” nel vero senso della parola, visto che il 26 gennaio è l’Australian Day e i fuochi d’artificio fanno irruzione durante i match, incuranti della sacralità tennistica. Da quelle parti amano il tennis, ma non hanno ancora trovato un tipo come David Dinkins, ex sindaco di New York, che aveva ordinato agli aerei di cambiare rotta per non disturbare il gioco durante lo Us Open. Non solo fuochi d’artificio: la Azarenka ha dovuto superare una folla ostile e due medical time out richiesti da Na Li per altrettante storte alla fragile caviglia sinistra. Episodi traumatici, tutt’altro che tattici. I tifosi della cinese recriminano, sono certi che Na avrebbe vinto se non le si fosse girata la caviglia nel secondo set. Invece è finita 4-6 6-4 6-3 per Vika, il cui grande merito è stato quello di restare concentrata con un’avversaria menomata ma indomabile. Alla fine è esplosa la tensione. L’esultanza dopo il matchpoint, indefinita, sembrava la recita di una parte. Più sincere le lacrime versate qualche minuto dopo, sfogo per le critiche ricevute dopo la semifinale contro la Stephens, condita da una (presunta) condotta antisportiva. Con questo successo, Vika si assicura di raggiungere le 50 settimane in vetta al ranking.
Non è stata una serata facile. Vika è stata accolta dai fischi, e ogni errore era accompagnato da un applauso. Dettagli che hanno alimentato la tensione poi deflagrata nel pianto finale. “Sei una campionessa”, gli ha sussurrato coach Sam Sumyk. Nei giorni scorsi si è parlato tanto delle interruzioni. In questa finale ce ne sono state tre: 10 minuti per i fuochi d’artificio e poi le due storte di Na Li, decisive per lo sviluppo del match. La prima è arrivata nel quarto gioco del secondo set: nel tentativo di cambiare direzione, la cinese è finita per le terre. Ha fatto una smorfia, poi si è diretta zoppicando verso la sedia. La fisioterapista le ha applicato una fasciatura rigida: il tutto è durato circa 6 minuti. La Azarenka non ha commesso l’errore della Stephens, che era rimasta seduta sulla sedia per 10 minuti: dopo un po’ ha chiesto qualche palla per provare i servizi e restare in tensione. Al rientro in campo, la Li ha continuato a giocare bene anche se era chiaramente condizionata. Si muoveva come se fosse in una cristalleria. In qualche modo ha rimontato da 2-4 a 4-4, ma la regolarità della Azarenka l’ha trascintata al terzo. La cinese sembrava essersi ripresa in avvio di set decisivo, ma sul 2-1 in suo favore si è nuovamente fatta male, nel silenzio spettrale di una Rod Laver Arena apertamente schierata per lei. Si è rialzata, ma stavolta era evidente che non c’è l’avrebbe fatta. Non poteva permettersi scambi faticosi: dovendo cercare il winner dopo pochi colpi, è andata in confusione tattica. In realtà ha tenuto duro fino al 4-3 e servizio Azarenka. In quell’ottavo game si è trovata 0-30 e ha avuto una palla break per acciuffare il 4-4. Ma ormai non ci credeva più. L’Australian Open era volato via, e per il pubblico australiano non è rimasto che applaudire freddamente la vincitrice. La Azarenka non ti entra nel cuore, ha un modo di fare che non esalta la gente.
Ma era talmente contenta per il titolo che non ha esitato a “ringraziare” la folla per il sostegno. “Avrò sempre ricordi speciali di questo posto, e questo campo sarà sempre nel mio cuore”. Aveva talmente fretta di risolvere il problema-pubblico che si era dimenticata di fare i complimenti a Na Li, come vuole il rituale di qualsiasi premiazione. Ha cercato di rimediare, ma ormai la tensione era calata. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa. Adesso si pone un problema: fino a qualche tempo fa si diceva che il tennis femminile non avesse padroni. Adesso ne ha due: da una parte la Azarenka, vincitrice dell’ultimo Slam, e dall’altra Serena Williams, la più vincente degli ultimi mesi. Non è un dilemma semplice, anche se gli scontri diretti parlano chiaro a favore di Serena. Ma ci sarà tempo per discuterne: adesso è giusto celebrare una giocatrice che è riuscita a vincere in condizioni ambientali tutt’altro che semplici. Per questo, è giusto che il computer le dia ancora ragione.
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