Nell’incantevole scenario del Campo Pietrangeli. Il bulgaro mostra un tennis sopraffino e demolisce Berdych alla distanza. La stella è già nata, ma adesso inizia a brillare sul serio.
Di Cosimo Mongelli – 16 maggio 2014
C'è ancora vita nel gioco del tennis? Dai freddi marmi del Pietrangeli si attendono segnali di vita. Grigor Dimitrov è atteso ad una prova ostica, negli ottavi di finale, contro Tomas Berdych. Ci ha perso pochi giorni fa, alla Caja Magica (o tragica?) di Madrid. E si è parlato dell'ennesima prova di immaturità. Inutile ricamarci attorno, il bulgaro possiede un talento cristallino. Un talento che aspetta solo di deflagrare. E di far passare in secondo, terzo piano il pigiama d'ordinanza, il fardello dell'esser “solamente” il damigello della Sharapova. E le infinite assonanze e dissonanze con Roger Federer. Perchè è giunta l'ora che il bulgaro riempia le pagine dei giornali con i risultati e con la bellezza dei colpi, che lo portano e lo porteranno ai risultati. In palio il biglietto per i quarti di finale. Quarti di finale meno ostici del preventivato e preventivabile, dopo l'uscita di scena di uno svogliato e poco incline allo sforzo Stan Wawrinka, che ha lasciato strada al carneade Haas. Che ci ha messo sì il talento, ma ha trovato anche la strada spianata da un avversario in modalità stand bye. Inizia l'incontro e Grigor ha tutte le buone intenzioni di questo mondo. Ma anche Tomas. Intenzione soprattutto di martellare, senza schiodarsi dal fondo. Il ragazzino pare frastornato, cede il servizio e dà la possibilià al ceco di servire sul 5 a 4. Ma il bulgaro è un ometto di spettacolo, recupera il break cominciando a sciorinare conigli e cilindri tutti assieme. Il pubblico si esalta, Dimitrov anche. Si va al tiebreak e Grigor scappa subito 3 a 1. Ma, all'improvviso, cambia la musica. Tomas si sveglia dal torpore e mette a segno sei punti a fila, portandosi a casa il tie break. Tutto finito? Secondo set facile per il ceco come ogni partita che si rispetti del maestro contro l'allievo?
GRISHA IN MODALITAì ESIBIZIONE
Niente affatto. Dimitrov mette subito le cose in chiaro: break in apertura e Tomas s'intimorisce. Non si avvicina nemmeno a rientrare nel set, si fa breakkare nuovamente al quinto gioco e cede il set per 6 giochi a 2. Grigor ci crede e crede anche nei suoi colpi, esibiti sempre con maggior sicurezza e spavalderia. Il pubblico, quel che ne rimane visto il vento e la temperatura non proprio primaverile, è tutto per lui. E Tomas è lì, tutto solo, a cercare di venirne a capo. Ma sembra stanco e soprattutto inerme. Il suo avversario è oramai in “modalità esibizione” e non sbaglia più nulla. Non serve raccontare i dettagli: i break, i quindici, i punteggi. Del resto di questo incontro rimane una fotografia, meravigliosa. Il tuffo, con volèè annessa, di beckeriana (?) memoria con il quale il bimbo prodigio si procura il match point. Un delirio tennistico che si candida già a punto dell'anno. La chiosa dell'incontro, con un Berdych che prima se la ride dopo aver constatato che la palla che chiude l'incontro è buona e poi abbraccia l'avversario, è un ulteriore romantico ad una giornata che ci regala , forse, una conferma. Almeno sul futuro di Dimitrov. Poco più distante, un'altra eterna promessa (meno talentuosa, ma altrettanto vitale per questo sport, se fosse mantenuta) si fa prendere a pallate da Ferrer. Incommentabile la prova di Ernests Gulbis, annientato dallo spagnolo e capace solo di esibirsi nel numero della racchetta rotta e regalata al pubblico.
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