ROMA – Appuntamento al 5 aprile, ma sarà già tempo di sentenze. E' questo il verdetto dell'ennesima udienza (ormai si è perso il conto…) del Processo Sportivo a carico di Daniele Bracciali e Potito Starace, accusati di aver fatto parte di un'associazione a delinquere per ottenere guadagni illeciti tramite le scommesse, anche se la giustizia sportiva (a differenza di quella ordinaria) si è focalizzata su una sola partita, il match di Barcellona 2011 tra Potito Starace e Daniel Gimeno Traver. L'udienza è durata poco più di quattro ore e il processo si è esaurito qui, anche perché non sono emersi elementi nuovi rispetto alle passate udienze, se non l'ovvia richiesta di rinvio a giudizio del PM Roberto Di Martino. Riassumere quattro ore di udienza rischia di essere noioso per il lettore, quindi cercheremo di sintetizzare con efficacia, focalizzandoci sugli argomenti principali non prima di aver sottolineato l'atteggiamento del Collegio, presieduto dal cagliaritano Enrico Salone (coadiuvato dal siciliano Gaetano Sangiorgi e dal romano Massimo Picchioni). Sulla stessa linea dei precedenti collegi dei gradi d'appello, hanno autorizzato la presenza della stampa e ce lo avevano comunicato addirittura una settimana fa. Il presidente del collegio ci ha addirittura ringraziato per il nostro interesse sulla vicenda. Un gesto molto importante.
QUESTIONI DI RITO
Anche stavolta, la prima parte del dibattimento si è “infognata” in questioni di rito e di merito. Secondo Alberto Amadio (uno dei due avvocati di Bracciali), il rifacimento del processo imporrebbe un riesame delle questioni proposte in passato: l'estinzione del procedimento per il superamento dei termini (il primo grado si era esaurito oltre i 90 giorni previsti dal Regolamento di Giustizia) e l'avvenuta prescrizione. Tale tesi è stata respinta da Massimo Proto (avvocato FIT), il quale ha spiegato che la decisione del Collegio di Garanzia non era un giudizio ma un rinvio, il cui unico scopo è accertare l'eventuale colpevolezza degli imputati. Gli avvocati FIT hanno definito “eversiva” la richiesta di Amadio. Sulla stessa lunghezza d'onda la Procura Federale.
LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO
La Procura FIT ha chiesto che fosse messa agli atti (e valutata) la richiesta di rinvio a giudizio di Roberto Di Martino: secondo Massimo Ciardullo, Procuratore dello Sport, tale documento corrobora l'impianto accusatorio e ha un valore maggiore rispetto all'atto di chiusura delle indagini (pubblicato qualche giorno fa da BBC e Buzz Feed). Il fascicolo è stato acquisito anche se Filippo Cocco (altro avvocato di Bracciali) ritiene che si tratti di un documento di parte: “Un'opinione, non certo valida come prova: è una cosa giuridicamente folle e pericolosa: ragionando in questo modo ogni corte sportiva dovrebbe condannare solo sulla base di una richiesta di rinvio a giudizio. Ha esattamente lo stesso valore delle nostre memorie difensive. Il contenuto della richiesta di rinvio a giudizio sarà verificato soltanto dai giudici nel contradditorio”.
CHIAPPERO CHIEDE LA SOSPENSIONE
Sulla stessa lunghezza d'onda Luigi Chiappero, difensore di Starace. L'avvocato torinese ha invocato i principi del giusto processo, con parità tra le parti e contradditorio. Principi che sarebbero violati dall'utilizzo di un documento privo di repliche difensive. “Per questo, sarebbe più corretto sospendere il processo e aspettare la conclusione della vicenda di Cremona. In alternativa, interrogare Bruni e Goretti. Se proprio si vuole andare avanti, rendere inutilizzabili gli atti provenienti da Cremona”. In via principale, Chiappero ha chiesto di bloccare tutto in attesa di Cremona. In via subordinata, bypassare tutto il materiale dell'inchiesta penale. Affidandosi al solo buon senso, la proposta di Chiappero è condivisibile: ad oggi, il pronunciamento sportivo rischia di essere diverso rispetto a quello penale. E non sarebbe un gran figura, per nessuno. Pensate: radiazione da una parte, assoluzione dall'altra. Oppure, assoluzione da una parte e condanna penale dall'altra. A chi dovrebbe credere la gente? Sembra tuttavia difficile che arrivi la sospensione, anche perché Proto ha ricordato che esiste ampia giurisprudenza sull'utilizzo degli atti penali nei procedimenti sportivi e che il Codice di Giustizia CONI (art. 39/7, recepito dall'articolo 104/7 del Regolamento di Giustizia FIT) esclude la possibilità di una sospensione, salvo un caso che però non è ravvisabile in questa circostanza. Sulla stessa lunghezza d'onda il professor Mauro Orlandi (rappresentante FIT insieme a Proto), il quale ha spiegato che il processo sportivo ha un carattere indiziario: per questa ragione, gli atti penali devono essere utilizzati come elementi indiziari. “Per noi è rilevante che un PM abbia ritenuto che ci siano elementi di colpevolezza. Inoltre l'articolo 49 del Codice di Giustizia consente l'utilizzo di atti penali, proprio come l'articolo 117 del R.G. FIT”. Sono seguite una serie di schermaglie tra avvocati sulla legittimità o meno di una sospensione. Forse anche per questo, dopo un'ora e mezza di udienza, Enrico Salone ha disposto che si entrasse finalmente nel merito. L'interesse del Collegio è focalizzato su Starace-Gimeno Traver di Barcellona 2011. “Su quella partita abbiamo sentito storie completamente diverse. Avete già detto e scritto di tutto, ma vogliamo ancora sentirvi sull'argomento”.
SI TORNA A PARLARE DI BRACCIO 2
Come da prassi, è partita l'accusa. Massimo Ciardullo ritiene che Barcellona 2011 non possa prescindere da quanto successo nei tre anni precedenti, in cui erano stati individuati tre match con andamenti sospetti: “Nel calcio, su dieci combine, nove non vanno a buon fine e una così così, mentre qui abbiamo un sorprendente tre su tre”. Ed ecco che torna in scena il fantomatico “Braccio 2”, misteriosa utenza telefonica registrata con questo nome sul telefonino di Manlio Bruni. Fu lui a organizzare la presunta combine e la Procura è convinta che si tratti di Daniele Bracciali. Prove? Le solite: l'interrogatorio a Manlio Bruni, che identifica Braccio2 con Bracciali, nonché un interrogatorio dello stesso Bracciali (30-10-2014), il quale avrebbe detto: “Escludo di aver contattato Fognini, come invece preannuncio al mio interlocutore”. Secondo Ciardullo, questa sarebbe l'ammissione indiretta che Braccio 2 fosse veramente lui. Viene poi citata la presunta mail inviata da Bruni a Bracciali sul mancato pagamento a Betfair di quella partita. La perizia tecnica del generale Umberto Rapetto (presente all'udienza ma mai coinvolto) ritiene che sia impossibile affermare con certezza che fosse una mail indirizzata a Bracciali, e comunque sostiene che non sia mai arrivata. Ciardullo si è rifatto alla perizia di parte della Procura, secondo cui esiste una “coerenza logica” tra i vari elementi: senza avere la certezza matematica, gli elementi coincidono e farebbero pensare che la mail esista davvero.
STARACE-GIMENO TRAVER SECONDO LA PROCURA
Secondo il procuratore FIT Guido Cipriani il piano sarebbe stato quello di arrivare al terzo set e poi giungere al ritiro di Starace, perché un ritiro nel secondo set non avrebbe garantito la riscossione la vincita. La faccenda non ha rilevanza ai fini decisionali, ma l'asserzione è inesatta: salvo gli incontri sospetti, dove le vincite vengono bloccate, la politica di Betfair è pagare tutti i match in cui si conclude almeno il primo set. Le scommesse vengono annullate soltanto se uno dei due giocatori si ritira prima della fine del primo parziale. La verità – volendo sostenere la tesi accusatoria – è che Starace avrebbe dovuto vincere il primo set (come effettivamente accaduto) in modo da consentire agli scommettitori di puntare pesantemente su Gimeno Traver a una quota più alta, e dunque intascare più soldi. A inizio partita, la vittoria dell'azzurro era data a 1.59 contro il 2.52 di Gimeno Traver. Al termine del primo set, un regolare andamento avrebbe portato lo spagnolo ben oltre il 4, forse addirittura a 5. Per cui, una giocata di 100 avrebbe fruttato un incasso di 500-600, con un guadagno di 400-500. E' certamente vero che ci furono un po' troppe giocate a favore di Gimeno, la cui quota crollò rapidamente facendo pensare che qualcuno sapesse come sarebbe andata a finire. In sé non è prova di illecito, anche se Betfair decise effettivamente di non pagare le vincite. Il fatto non costituisce reato, ma è di certo sufficiente per aprire un'indagine. Volendo sostenere la tesi difensiva, Starace aveva un virus intestinale e magari la voce era circolata al punto da convincere il mercato a puntare sull'avversario. Sono cose che di tanto in tanto avvengono. A proposito del malanno del campano, Cipriani ha ricordato che fino al ritiro non era stato richiesto l'ausilio del fisioterapista. I procuratori hanno poi menzionato una chat tra Bruni ed Erodiani, nonché un interrogatorio di Bruni, in cui si parlava del “buon fine” della scommessa.
“STARACE FACEVA PARTE DEL CLAN DA TRE ANNI”
E' la tesi del procuratore Massimo Ciardullo. Parlando delle famose “cene” per pianificare gli accordi illeciti, menziona un interrogatorio di Roberto Goretti, il quale sostiene che Starace aveva parlato delle stesse al compianto Federico Luzzi, e che lo stesso Luzzi sarebbe andato da Bracciali per chiedere di essere inserito nel giro. Tale passaggio sarebbe avvenuto nel gennaio 2008. Per questo, secondo la Procura, nel 2011 Starace faceva parte “del giro” da almeno tre anni. Qualche settimana dopo (febbraio 2008) si sarebbe diffusa la voce di una possibile squalifica di Luzzi per aver scommesso su match di tennis, compresi i suoi. L'aretino fu effettivamente sanzionato per 200 giorni e reagì molto male, poiché sosteneva di aver fatto tutto in buona fede, tanto da scommettersi vincente in alcuni match che avrebbe perso. Luzzi avrebbe fatto appena in tempo a rientrare in settembre prima della tragica scomparsa, che ce l'ha portato via il 25 ottobre 2008 a seguito di una leucemia fulminante.
LA PROCURA SULL'UTENZA “BRACCIO 2”
Secondo Cipriani, è “plausibile” che il numero salvato come “Braccio 2” nella rubrica di Bruni fosse davvero nella disponibilità di Daniele Bracciali. “La difesa ha prodotto un report della Questura di Cremona, in cui si dice che l'utilizzatore potrebbe essere Enrico Sganzerla. La scheda era in realtà intestata a Paola Onofri, all'epoca fidanzata dello Sganzerla. Il rapporto non esclude che sia stata utilizzata da Bracciali, ma semplicemente dice a chi è intestata”. La Corte ha domandato quando sarebbe avvenuta la consegna delle schede. “Lo dice Goretti nell'interrogatorio del 24-11-2014. Parlando delle schede, afferma che Bruni gli aveva parlato dello scambio durante una di queste cene”.
ATTI IDONEI ALLA CONSUMAZIONE DELL'ILLECITO
Ha preso poi la parola l'avvocato Orlandi, ribadendo un punto già battuto in Collegio di Garanzia. A suo dire, l'articolo 10 del Regolamento di Giustizia ritiene che l'illecito sia consumato mettendo in pratica atteggiamenti “pericolosi” e “idonei” alla commissione dello stesso. L'allusione è alle chat, alle intercettazioni e più in generale agli indizi, che sono stati definiti “gravi, precisi e concordanti”. “Ritengo evidente la presenza di indizi, da cui nasce un ragionevole affidamento che c'erano effettivamente accordi per alterare le partite. Lo sportivo, in quanto tesserato, ha degli obblighi e questi vengono meno con il solo compimento di atti idonei al raggiungimento di un illecito. E per questo ci sono le prove”. In altre parole, ha sostenuto che le sole conversazioni di Bracciali con Bruni siano sufficienti per essere definite illecito. Al di là delle interpretazioni, sembra difficile estendere questa tesi anche a Starace, il cui nome viene fatto solo da altri soggetti ma non compare mai nell'enorme mole di intercettazioni.
Il Collegio chiamato a decidere: da sinistra Gaetano Sangiorgi, Enrico Salone e Massimo Picchioni
SANTANGELO, VOLANDRI, BOLELLI, SEPPI…E I “CAZZARI”
E' sempre affascinante ascoltare le arringhe di Filippo Cocco: l'avvocato riminese si distingue per passione e per una chiarezza espositiva impressionante. A suo dire, gli indizi sulla colpevolezza sono ampiamente superati dalle prove a discarico del suo assistito (e, di rimando, di Starace). Cocco ha citato i vari interrogatori a Mara Santangelo, Filippo Volandri, Simone Bolelli (due volte, una anche a Cremona) e Andreas Seppi, i quali hanno sempre negato di essere mai stati contattati da Bracciali per aggiustare una partita. “Hanno forse detto menzogne?”. Cocco si è poi arrabbiato per l'atteggiamento della Procura in merito agli atti provenienti da Cremona: “Non hanno fatto indagini, non hanno acquisito quel materiale, lo abbiamo fatto noi e si erano opposti alla deposizione degli stessi…e adesso chiedono che gli imputati vengano condannati sulla base di quelli?”. Cocco ha poi cercato di togliere credibilità alle affermazioni di Bruni, definendole “per nulla disinteressate” e spesso mendaci. “Non a caso è stato convocato più volte in pochi giorni da Di Martino perché non aveva raccontato di essere stato cercato da Bracciali quando uscirono le prime indiscrezioni. Dice quello che gli fa comodo, ma soprattutto le sue affermazioni non trovano riscontro. E poi c'è Goretti, che in un interrogatorio del 27-10-2014 dice che a sua conoscenza non era stato fatto niente di illecito, ma che semplicemente erano dei 'cazzari'”. Focalizzandosi sul match di Barcellona, ha ricordato le deposizioni di Umberto Rianna e Giancarlo Petrazzuolo, all'epoca coach e vice-coach di Starace: durante un interrogatorio, Rianna ha sottolineato che “Poto” stava effettivamente male ed era stato lui a convincerlo a giocare per provare le racchette.
LA QUALITA' DELLE INDAGINI
Cocco ha poi evidenziato una serie di aspetti che hanno reso discutibile la qualità delle indagini: ad esempio, gli estratti conto di Bracciali. Si parla tanto dei potenziali bonifici e guadagni illeciti, ma nessuno ha chiesto il rendiconto economico. “Tranne la Tennis Integrity Unit, che abbiamo prontamente accontentato. Inoltre nessuno ha visionato e analizzato i dispositivi elettronici di Bracciali: lo abbiamo fatto noi con l'ausilio del professor Davide Tura, che sotto giuramento ha certificato che non c'era assolutamente nulla di quello che gli viene imputato”. C'è poi la famosa mail in cui Bruni comunicherebbe a Bracciali il mancato pagamento di Betfair. “Lì c'è un lavoro di quattro mesi del Generale Umberto Rapetto, sulla cui terzietà penso non valga neanche la pena spendere una parola. Si tratta di un frammento che forse è partito, forse no, di sicuro non è arrivato a destinazione”. A proposito delle indagini, quasi con sgomento, ha detto che negli hard disk prodotti dalla Procura di Cremona hanno trovato 4.000 foto pedopornografiche che si trovavano nel PC di un calciatore.
LA DIFESA SULL'UTENZA “BRACCIO 2”
Non poteva mancare la linea difensiva sulla figura di “Braccio 2”. “Secondo la polizia giudiziaria, quell'utenza telefonica, pur intestata a Paola Onofri, è “probabilmente” da ricondursi a Enrico Sganzerla, tanto che il responsabile di Polizia Giudiziaria in sede penale, persona di vera onestà intellettuale, non ha potuto che evidenziarlo. Guarda caso, il telefonino dello Sganzerla non è stato ritrovato: e se fosse stato proprio quello?”. In chiusura di arringa, ha respinto la tesi della procura secondo cui Bracciali si sarebbe “tradito” in un interrogatorio a Cremona, lasciando intendere che Braccio 2 sarebbe lui. “Il mio assistito ha sempre detto la verità, sia qui che a Cremona. Le carte andrebbero citate per intero: in quell'interrogatorio ha premesso che avrebbe respinto ogni addebito. Partendo da lì, ha provato a seguire le deduzioni del PM per capire di cosa si stesse parlando. Ma non ha ammesso proprio nulla. Sulla base di questo, ritengo che gli 'atti idonei' alla commissione di un illecito non sussistano in alcun modo”.
MAINA: “STARACE NON C'ENTRA NIENTE”
Il dibattimento si è concluso con l'intervento dei difensori di Starace: ha preso la parola Simone Maina, il più giovane presente in aula (ha appena 30 anni), ma già molto preparato. “La Corte si domanda: ma Starace? Domanda legittima. Non esistono chat, non esistono contatti diretti. Hanno cercato, ma non hanno trovato nulla. Vogliamo credere a Manlio Bruni? Ok, allora dobbiamo farlo anche quando dice di averlo visto a una cena, in cui però non si è parlato di scommesse. E l'argomento sarebbe stato toccato soltanto dopo che Potito era andato via”. E ha proseguito: “Non c'era talmente niente a suo carico che hanno cercato partite vecchie per provare a dimostrare una tendenza di Potito a un certo tipo di partite: tendenza che non esiste”.
CHIAPPERO: “CI VUOLE CORAGGIO”
L'ultimo a parlare è stato Luigi Chiappero. Il noto avvocato della Juventus si è focalizzato sulla sentenza della Corte Federale di Appello dello scorso ottobre, che aveva totalmente prosciolto il suo assistito (e dato 12 mesi a Bracciali). “Credo che ci voglia coraggio e una rilettura delle carte: il Collegio di Garanzia ha annullato una signora sentenza che peraltro aveva applicato il medesimo principio invocato e utilizzato a Massimo Zaccheo nei suoi pronunciamenti. Una sentenza che aveva tenuto conto di tutto”. Zaccheo è stato l'estensore del pronunciamento CONI, e il principio è ben noto: non serve la certezza assoluta ma un grado di prova superiore rispetto a una semplice valutazione delle probabilità. Secondo Chiappero, questo concetto è stato sottolineato ben cinque volte nella sentenza annullata. “Sinceramente non ho capito perché Zaccheo non l'ha rilevato, forse è stato tratto in inganno dalla citazione di una sentenza della CAF del 2001”. Chiappero ha poi insistito a lungo sulla mancanza di riscontri (e dunque di credibilità) delle opinioni di Manlio Bruni. A suo dire, non si può credere alle affermazioni di una persona almeno fino a quando non si trova un riscontro esterno. “E questo riscontro non c'è, in alcun modo. Al contrario, in un interrogatorio Goretti afferma che non era al corrente di episodi illeciti e che comunque aveva smesso di scommettere nel maggio 2010, quindi molto prima del match contestato a Starace”. Chiappero ha poi spiegato che, a differenza di quanto ipotizzato, il presunto disegno illecito non ha superato la fase dell'ideazione. Nelle conversazioni del 18-04-2011, vigilia del match, Braccio 2 dice a Bruni di “aver convinto” Starace, ma poi il commercialista insiste chiedendo se conosce l'avversario e afferma che “se perde in due set facciamo poca roba”. “Insomma, qui siamo in presenza di una chiamata in correità de relato che però è totalmente priva di riscontri. Le regole auspicate dal CONI sono già state seguite dalla Corte Federale di Appello e mi auguro che questo Collegio le ribadisca”.
L'OPINIONE: UN PRONUNCIAMENTO DIFFICILE
Ribadiamo un concetto già espresso in sede di secondo grado: non vorremmo essere nei panni di Salone, Sangiorgi e Picchione. Motivo? Giudicare per la quarta volta sul medesimo procedimento è davvero complicato, anche perché sul vero oggetto del contendere (il match di Barcellona) c'è un'impressionante discrepanza tra le parti. Il Collegio dovrà analizzare una montagna di carte, ma dovrà giocoforza seguire una linea e dare maggiore credito a una delle due versioni. La nostra impressione è che le indagini non siano state fatte nel miglior modo possibile. Ci sono state lacune importanti che – a nostro avviso – hanno portato acqua al mulino delle difese. Non era un'indagine facile perché si occupava di fatti piuttosto datati, ma avrebbe potuto esserci una maggiore accuratezza. La nostra personalissima impressione è che le domande del Collegio a procuratori e avvocati FIT fossero improntate a capire il loro grado di certezza e convinzione. Salone ci è parso estremamente scrupoloso, anche se non abbiamo riscontrato troppa consapevolezza su un mondo – quello delle scommesse online – con dinamiche tutte sue e che devono essere comprese a fondo per non cadere in equivoci. Cosa dirà la sentenza? Un'idea ce l'abbiamo, ma sarebbe irrispettoso esprimerla prima del pronunciamento. Diciamo che saremmo sorpresi se fossero tenuti in estrema considerazione i principi e le conclusioni della sentenza di primo grado.
BRACCIALI – STARACE, LA STORIA INFINITA
Ottobre 2014 – Scoppia lo scandalo-tennis: nell'inchiesta sul calcio scommesse emergono tante intercettazioni che riguardano il nostro sport.
Febbraio 2015 – Dopo aver ottenuto gli atti da Cremona, la Procura FIT chiede e ottiene la sospensione dei due giocatori per 40 giorni.
Aprile 2015 – Inizia il processo di primo grado presso il Tribunale Federale FIT.
Luglio 2015 – Terminano le indagini della Procura di Cremona.
Agosto 2015 – Sentenza shock del Tribunale Federale: radiazione per Bracciali e Starace, più 40.000 euro di ammenda per il primo e 20.000 per il secondo.
Ottobre 2015 – La Corte Federale di Appello ribalta la sentenza di primo grado: proscioglimento per Starace e 12 mesi di sospensione a Bracciali.
Dicembre 2015 – Il Collegio di Garanzia del CONI annulla la sentenza della Corte Federale di Appello e dispone alla stessa il rifacimento del processo d'appello, indicando il principio da seguire per stabilire la colpevolezza.
Dicembre 2015 – Il PM Roberto Di Martino chiede il rinvio a giudizio per sette persone, tra cui Bracciali e Starace. L'udienza presso il GUP viene fissata per il 18 maggio.
Marzo 2016 – Si tiene nuovamente il processo d'appello. Le argomentazioni vengono esaurite in un'unica udienza.
PROSSIMI APPUNTAMENTI
5 aprile 2016 – Si chiude il secondo processo d'appello con la comunicazione della sentenza e successiva pubblicazione del dispositivo.
18 maggio 2016 – Udienza preliminare davanti al GUP di Cremona, che deciderà se archiviare il tutto o dare il via al processo.