di Enzo Anderloni
Marin Cilic si è vendicato. Ha fatto mangiare ad Aleksandr Dolgopolov la terra rossa di casa propria, quella che l’ucraino gli aveva fatto assaggiare nella finale del 2011. E per il torneo Atp 250 di Umago questa non è una notizia da poco.
Il Vegeta Croazia Open qui in Istria non è una competizione tennistica qualunque. Noi la percepiamo semplicemente come delle quattro prove Atp che si disputano questa settimana in giro per il mondo e la sconfitta nella prima semifinale dello spagnolo Fernando Verdasco con il connazionale Marcel Granollers fa poca notizia. Sui nostri quotidiani non fa proprio notizia.
Ma quando il programma ufficiale di un torneo mette come primo saluto ufficiale non quello del presidente della locale Federazione ma un articolo firmato addirittura dal Presidente della Repubblica ( Ivo Josipovic), è facile capire che il tennis può diventare quasi una… questione di Stato.
Umago oggi è al centro dell’attenzione in Croazia come avviene per il Foro Italico di Roma da noi a metà maggio. E un Marin Cilic in finale contro Granollers prende la prima posizione nei notiziari, considerando che un giocatore di casa non si aggiudica il torneo dal 1990. Era la prima edizione e la finale fu giocata da Goran Prpic contro Goran Ivanisevic, con la sorprendente vittoria del primo.
Il neonato torneo non aveva dunque ancora l’immagine internazionale che ha oggi. Non era ancora il cuore dell’estate tennistica europea, l’unico grande torneo davvero balneare e mondano, dove meglio che altrove il tennis di alto livello si mescola con la vita notturna.
La Croazia ha investito su questo evento e su questa località dalla quale parte l’unica grande autostrada che collega l’Italia (Trieste), attraverso la Slovenia, a Fiume (Rijeka), porto dal quale partono tutti i traghetti per le isole e la costa dalmata. E i risultati le stanno dando turisticamente ragione: lo stadio e gli alberghi sono pieni.
Ora, se Cilic confermerà anche in finale l’ottimo stato di forma, potrebbe arrivare la ciliegina sulla torta: la celebrazione di un successo sportivo che ricordi al mondo che la Croazia è una delle nazioni più competitive a livello assoluto.
Mentre ci si godeva lo spettacolo di un Cilic quadratissimo, capace di domare contemporaneamente il talento genialoide di Dolgopolov e un vento da surfisti, era difficile non fermarsi a riflettere sulla qualità dei giocatori di questo piccolo Paese che dai tempi di Nikki Pilic è sempre riuscito a proporre atleti di prima gradezza: Zeljko Franulovic, Goran Ivanisevic, Mario Ancic, Ivan Ljubicic e ora questo Marin Cilic, 23 anni, oggi n. 15 Atp, che è già stato però n.9 del mondo nel 2010 e che, maturando, ha tutte le carte in regola per tornare top 10 e rimanerci a lungo.
Un metro e 98, servizio “super” per potenza, precisione e variazioni; grande facilità nell’accelerare da entrambi i lati, buon tocco anche a rete, Marin (“Chila” per gli amici), colpisce senza sforzo e trova naturalmente una profondità e un peso di palla, che fanno la differenza immediatamente.
Persino un folletto dal magico senso dell’anticipo come Dolgopolov, si è trovato disarmato di fronte alla determinata linearità del “lungo” di Medjugorje. Dopo il vantaggio di partenza (3-1 nel primo set) ottenuto con irrisoria facilità, si è perso con la testa nel vento che soffiava forte da sud e, come Fernando Verdasco nella partita precedente, è sembrato smarrire la bussola. O forse con la testa è andato dietro a una delle cento bellissime hostess che caratterizzano il torneo. E perdersi non gli è parso poi così male.