da Umag, Cristian Sonzogni
foto Ray GiubiloLa giornata più calda e afosa della settimana
(35 gradi all’ombra) ha fatto vittime illustri a Umag, con tre pronostici
su quattro ribaltati in maniera abbastanza clamorosa
da Umag, Cristian Sonzogni
foto Ray Giubilo
La giornata più calda e afosa della settimana
(35 gradi all’ombra) ha fatto vittime illustri a Umag, con tre pronostici
su quattro ribaltati in maniera abbastanza clamorosa. Purtroppo tra questi
risultati inattesi c’è anche quello di Filippo
Volandri, che ha
perso da Andrei Pavel dopo aver dominato per un set, il primo, finito
rapidamente
per 6-1. Sembrava davvero tutto facile per Filo, al punto che nel primo
game del secondo si è avuta la netta sensazione che il rivale stesse per
‘sciogliere’, o addirittura per ritirarsi a causa di un risentimento
alla coscia sinistra. Invece è accaduto il contrario, è accaduto
che il
livornese ha finito la benzina, si è dovuto mettere a remare due metri
dietro la linea di fondo e da quel momento è stato in balia di un Pavel
completamente rigenerato. Secondo e terzo parziale hanno avuto un andamento
simile, con il rumeno dallo splendido rovescio subito avanti per 3-0, e
poi in grado di gestire con autorità i propri turni di servizio: 1-6,
6-2,
6-3 il finale.
Ed
era un Volandri molto onesto e lucido nell’analisi del match, quello che
si è presentato in conferenza stampa. “Lui ha giocato
molto bene
dal secondo set, ha preso diverse righe ed è stato continuo al servizio.
Ci ho provato fino alla fine ma faceva davvero caldo, ero cotto e dopo
quel primo set vinto facilmente ho proprio finito la benzina. Dispiace,
certo, perché qui ho sempre giocato bene e stavolta avevo un gran
tabellone,
con una concreta chance di arrivare in finale. Lo stop per il suo infortunio?
Mi ha rotto il ritmo, ma comunque ero in difficoltà per le condizioni
climatiche,
giocare alle 17 non è semplice, e io ho patito più di lui.
Sembrava morto
dopo il primo set, invece s’è messo a correre più di
prima…”. La stagione
resta positiva per Filo, che però non è così soddisfatto
di questo ultimo
mese: “Dovessi darmi un voto mi darei un sei e mezzo, non di più.
Ho fatto
abbastanza bene a Torino e Bastad con due semifinali, poi a Amersfoort
ho perso 6-4 al terzo da Andreev che adesso sulla terra è un osso
durissimo.
Ora gioco Sopot, poi andrò sul cemento, da Cincinnati fino agli Us Open,
e infine ancora sul veloce per le prove indoor di fine anno. Con che approccio
ci vado, sul rapido? Lo stesso di ogni anno, del resto ho sempre giocato
la stagione sul cemento e pure quella indoor, non cambia nulla”. In
realtà
però Filippo sa di dover cambiare qualcosa sui campi veloci, come aveva
ammesso coach Fanucci nei giorni scorsi: “E’ vero,
l’approccio non troppo
convinto al rapido è una cosa che ci viene rimproverata, e non del tutto
a sproposito. Dobbiamo crederci di più perché tecnicamente con i
campi
e le palline di oggi Filippo può essere competitivo ovunque. Anche
perché
poi è da quel passo che dipende l’approdo di Filo tra i top 20
prima e
tra i top 10 poi, dove secondo me può arrivare”. Tornando al match
con
Pavel, il rumeno ha ammesso di avere avuto anche un po’ di fortuna:
“Si,
sotto 6-1 non sapevo più cosa fare, lui giocava molto bene e io facevo
fatica. Ho avuto fortuna nel senso che quello stop per il trattamento fisico
che ho ricevuto gli può avere spezzato il ritmo. Non si tratta di un
problema
che mi impedisce di giocare, ma me lo porto dietro da Wimbledon e ogni
tanto torna fuori”.
La
giornata dei quarti ha visto finire ko anche quello che in molti vedevano
come il favorito numero 1 per il titolo, ovvero David Ferrer.
Il
match serale che lo opponeva a Carlos Moya (41 partite vinte a Umag per
lui) è stato giocato male da entrambi, ma in particolare il secondo set
di Ferrer va diretto nel museo degli orrori, con una quantità di errori
gratuiti clamorosi mai vista fare dal pedalatore iberico nemmeno in un
mese intero. Moya ci ha messo del suo facendo il proprio onesto lavoro,
ma francamente contro quel rivale avrebbero vinto in molti. Intanto a Umag
si fanno sempre più insistenti le voci sulla presunta fine della
relazione
Moya-Pennetta, anche se mancano conferme ufficiali.
Prosegue la sua corsa il serbo Victor
Troicki, che da quando si è tagliato i capelli tanto da essere
irriconoscibile
(ovvero dalla scorsa settimana) pare improvvisamente aver trovato la via
per salire nel ranking: dopo la vittoria su Djokovic (che peraltro era
molto dispiaciuto per non aver onorato al meglio l’impegno), Victor ha
vinto un match apparentemente più semplice, ma in realtà molto
duro, con
l’argentino Carlos Berlocq. Il sudamericano, al contrario del Djokovic
degli ottavi, non regala quasi nulla e infatti la partita ha dovuto prendersela
di prepotenza il serbo, che ha sfornato una quantità industriale di
rovesci
lungolinea vincenti. Uno dei colpi più produttivi in termini di punti
diretti
visti di recente nel circuito. Infine, l’unico ad aver onorato il
pronostico
della vigilia è stato il guerriero Guillermo Canas, che
ha travolto
Simon in una sfida che poteva diventare complicata, ma che l’argentino
è stato bravo a non far mai decollare, spegnendo sul nascere le
velleità
del rivale. ‘Willy’ ha dichiarato che vuole arrivare alla Masters
Cup
di fine anno, e ha dentro tanta rabbia da smaltire per la vicenda doping
che c’è da credere possa raggiungere questo obiettivo, magari
partendo
proprio da una vittoria a Umag.
POTITO STARACE IN FINALE A KITZBUHEL
Nel torneo da oltre 786.000 euro di montepremi
di Kitzbuhel, Potito Starace ha battuto 6-4 7-5 l’argentino Augustin
Calleri e ora attende in finale il vincente della seconda "semi",
quella tra lo spagnolo Fernando Verdasco e l’argentino Juan Monaco. Intanto,
già con questo risultato, il nostro Poto dalla prossima settimana
diventerà
numero 32.
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