COPPA DAVIS – La suggestiva cornice di Villa Cattani Stuart ha ospitato la cena ufficiale di Italia-Argentina. Un luogo incredibile, dove gli argentini hanno cementato uno spirito di gruppo che poteva essere un punto debole. Foto, sorrisi, strette di mano e grande entusiasmo del clan ITF. Per loro deve essere difficile accettare l’idea di un cambiamento alla formula della Davis…Attenzione: rischio pioggia! (Foto Costantini – FIT)

I cartelli stradali non ammettono imprecisioni: “Villa Cattani Stuart – 17esimo secolo”. Ci tengono da matti a sottolineare la portata storica di questo angolo di paradiso, immerso nelle colline che circondano Pesaro. E’ qui che si è consumato uno degli atti ufficiali più attesi della serie tra Italia e Argentina: la cena di gala, alla presenza di squadre, dirigenti, delegazioni ITF e una fortunata cerchia di invitati. Un luogo incredibile, che emana fascino soprattutto nel giardino-terrazza che ha ospitato l’aperitivo: ti affacci e vedi colline verdi, incontaminate. Non fosse stata di Catania, avremmo pensato che Marcella Bella avesse tratto ispirazione proprio qui per uno dei suoi più grandi successi. Nell’osservare questo ricevimento degno di un matrimonio (e l’aria sognante di alcuni delegati ITF, in particolare Nick Imison e Justine Albert), abbiamo capito perché la Federazione Internazionale è così restia a cambiare la struttura della Coppa Davis. Le partite si snodano in un weekend, ma l’evento “vive” per tutta la settimana, a maggior ragione in luoghi non così abituati al grande tennis. Si tratta di linfa vitale per chi ci lavora. Qualcosa a cui, comprendiamo, non è facile rinunciare. E poi possono succedere piccoli miracoli, come il riavvicinamento sempre più sensibile tra Juan Martin Del Potro e Juan Monaco. Li abbiamo osservati spesso, in una serata all’insegna dell’eleganza e di un’organizzazione perfetta, dove nulla – davvero nulla – è stato lasciato al caso. Hanno parlato spesso, Pico&Palito. Non si sono abbracciati, per carità, ma hanno trascorso persino qualche minuto in solitudine fuori dall’immenso salone dove si è svolta la cena. Parlavano, hanno concesso qualche foto agli invitati, e il clima sembrava sereno. Per davvero. E a tavola erano seduti uno accanto all’altro. Un segnale importante, captato anche da Nicola Pietrangeli: al termine del suo intervento, improntato allo scherzo, ha detto agli italiani: “Questa partita non si vince con le gambe, si vince con la testa…”. Non potrebbe essere altrimenti in una serie dove ogni singolo match parte clamorosamente equilibrato.


Ma mercoledì sera, in un Villa inaugurata intorno al 1650 da una famiglia di mercanti provenienti dal Lago di Como, non si è parlato granché di tennis. C’è stato un armistizio, tra ringraziamenti e convenevoli. Durante l’aperitivo, il clan argentino (18 persone, giocatori compresi) è rimasto sulle sue, in un angolo del giardino, concedendosi alle sole foto di rito e senza nemmeno avvicinarsi a drink e stuzzichini. Ben diverso l’atteggiamento a cena, dove sono rimasti a tavola un’ora in più rispetto agli italiani. Erano le 22 quando Corrado Barazzutti, Fabio Fognini, Andreas Seppi, Paolo Lorenzi e Marco Cecchinato hanno abbandonato la sala per andare a riposare, mentre il corpo tecnico di Daniel Orsanic è rimasto fino alle 23, con l’inattesa performance dello sparring partner Genaro Olivieri: il protocollo della serata era piuttosto rigido, tra ingresso delle squadre e scaletta degli interventi: Matteo Ricci (sindaco di Pesaro), Armando Cervone (presidente AAT con una vaga somiglianza con Carlos Menem, a lungo presidente della Repubblica Argentina), Nicola Pietrangeli e i due capitani. Dopo che ha parlato Orsanic, il giovane Olivieri è scattato in piedi e ha preso in mano il microfono, accompagnato da un’ovazione dei due tavoli argentini. Non ha detto granché, soltanto che era la sua prima esperienza ed era molto felice di rappresentare il suo paese. Ma il contesto lo ha reso applauditissimo, strappando un sorriso persino a Del Potro (di gran lunga il più serio della sua delegazione). Come Orsanic si è sforzato di parlare in italiano, anche Barazzutti ha provato a parlare in spagnolo. Il clima di assoluto fair play è stato poi sublimato dal tradizionale scambio di regali, cui venerdì seguirà lo scambio di gagliardetti.

Giovedì si tornerà a parlare di tennis e i volti si faranno tesi, anche perché le condizioni meteorologiche sono improvvisamente cambiate. Il caldo atroce dei giorni scorsi ha lasciato spazio a un’acquazzone che ha bagnato Pesaro nella tarda serata di mercoledì, e le previsioni non sono così buone. E’ paradossale: una serie che sembrava segnata dal gran caldo rischia di essere condizionata dalla pioggia. Chi giocherà? Non ci sono indicazioni diverse rispetto a quelle dei giorni scorsi: Seppi e Fognini sono favoriti per l’Italia, anche se il buon rendimento mostrato in allenamento da Paolo Lorenzi non lo esclude al 100% dalle possibili combinazioni. Più opzioni per gli argentini, ma Delbonis e Monaco sembrano favoriti per un posto in singolare, con Pella-Del Potro inedita coppia di doppio. Nella terza giornata, beh, può succedere di tutto. Anche se Del Potro, parlando con i giornalisti del suo paese (tantissimi!) ha lasciato intendere – pur senza dirlo – che il singolare non dovrebbe essere in programma. “In fondo è già tanto essere qui dopo aver rischiato di smettere con il tennis” ha detto, quasi sospirando, mentre mostrava le scarpe disegnate appositamente da Nike con i colori della bandiera argentina. “Argentina: un pais, un equipo, un sueno” ha detto Armando Cervone a chiudere il suo intervento, giusto per gasare un clima già elettrico che si è definitivamente scaldato a cena quasi terminata, con il tavolo degli accompagnatori che ha fatto partire – rumoroso – il classico coro “Argentina es un sentimiento / no puedo parar / oeoeoeoe / cada dia te quiero mas”. Noi dovremo abituarci a sentirlo. Fognini e company dovranno essere bravi a strozzarlo.