LA STORIA – Morire a 26 anni mentre si raccolgono soldi per tornare nel tour: è successo ad Andrea Buchanan, che stava facendo la cassiera al mercato del pesce di Los Angeles. Pochi mesi priva aveva sfidato la Mandlikova a Wimbledon. Due colpi di pistola e l'assassino l'ha fatta franca. 

Aveva uno stile aggressivo. Pur senza avere una grande tecnica, Andrea Buchanan si buttava spesso a rete. Un bel giorno si avvicinò a Leslie Allen e Zina Garrison e disse loro: “Se avessi i vostri colpi, vincerei ogni partita”. Purtroppo non li aveva ed è stata al massimo numero 88 WTA, quando le classifiche erano già computerizzate ma non rigorose come oggi. Quella frase buttata lì, magari un po' scherzosa, resta la più importante di una giocatrice che pochi ricordano e tutti avrebbero dimenticato se non fosse finita tragicamente, con due colpi di pistola sparati senza un perché. Andrea Whitmore Buchanan era nata a Los Angeles il 6 aprile 1955 e ha vissuto un'infanzia normale. O meglio, normale come avrebbe potuto esserla nell'America del Ku Klux Klan. Figlia di John e Chellious, ha iniziato a giocare tardi. Tardissimo, secondo i criteri di oggi. Aveva 15 anni quando prese in mano la prima racchetta. In quel periodo frequentava la Dorsey High School, dove ha studiato contabilità. Ben presto capì di essere brava, e la figura di Arthur Ashe (che in quegli anni spadroneggiava) le diede la fiducia necessaria per continuare. Vinse diversi tornei nell'area di Los Angeles, poi nel 1975 rappresentò la sua città nei Campionati Nazionali dei Parchi Pubblici. Uno straordinario palcoscenico per chi giocava a tennis ma non poteva frequentare i ricchi tennis club. Ovviamente erano molto sentiti, tanto che fece rumore il suo “triplete” del 1978. Prima donna di colore a riuscirci, vinse singolare, doppio e doppio misto. Quei risultati le diedero la forza di lasciare il suo lavoro da segretaria e provare l'avventura da professionista. Aveva 23 anni.


UNA SETTIMANA CON ALTHEA GIBSON

Andrea, pelle nera e carattere vivace, decise di costruirsi la corazza spostandosi a Dorchester, nel Massachussets. Destinazione Sportsmen's Tennis Club, unico circolo con campi indoor ad essere interamente gestito da afroamericani. Un auto-ghetto? Forse, ma la verità è che oltre al tennis si insegnavano valori importanti ed era l'unico modo per provare a diventare tennisti. Perché i neri di allora, salvo pochissime eccezioni, non potevano permettersi l'accesso ai circoli classici. Lo Sportsmen's Tennis Club, invece, ogni anno ospitava circa 1.000 aspiranti tennisti di basso reddito. La svolta risale al 1979, quando il direttore esecutivo Jim Smith pensò di invitare Althea Gibson per una settimana di allenamento. La Gibson aveva già smesso ma era un mito, soprattutto per i neri. Prima atleta di colore a vincere uno Slam, avrebbe dovuto motivare decine di ragazzi a ripercorrerne le orme. Fu una settimana intensa, da cui emersero quattro ragazzine: Leslie Allen da Cleveland, Kim Sands da Miami, Zina Garrison da Houston e Andrea Buchanan da Los Angeles. Erano amiche, divennero quasi sorelle. Andrea non era la più brava. Sin da subito si capì che la più forte sarebbe stata la Garrison, ma anche le altre non erano male. Andrea riuscì a giocare in tre delle quattro prove del Grande Slam, sia in singolare che in doppio la Sands. Il migliore risultato fu il terzo turno a Wimbledon, quando incappò nella maestosa Hana Mandlikova. Perse 6-3 6-0, ma per chi arrivava dai Campionati dei Parchi Pubblici non era male. Giocò anche al Roland Garros, dove arrivò a sfidare la forte Mima Jausovec, e allo Us Open.


UCCISA SENZA UN MOTIVO

Di solito, queste storie hanno il lieto fine. Stavolta no. Il sogno di Andrea è finito nelle pagine secondarie dei quotidiani californiani, dove la cronaca nera è all'ordine del giorno. A 26 anni di età attraversò un momento di crisi. Nel novembre del 1981 incontrò Diane Desfor, presidentessa WTA, e le confidò di essere un po' stanca dello stile di vita del tennis. Stava giocando male, così decise di fare qualcosa di diverso. In realtà, voleva mettere da parte i soldi necessari per una trasferta in Europa. Trovò lavoro come cassiera presso il mercato del pesce di un certo Nathaniel Brown, 57 anni, già proprietario di un ristorante a Santa Rosalia Drive, Los Angeles. Il lavoro era umile ma aveva un vantaggio importante: si trovava a due passi dal suo appartamento in Muirfield Road. Papà John dice che Andrea voleva solo rilassarsi mentalmente prima di tornare e giocare. Ma finì tutto nel modo peggiore. La mattina del 28 gennaio 1982 la trovarono esangue insieme al suo capo. Lui era già morto, lei quasi. Una pistola di grosso calibro l'aveva raggiunta con un paio di colpi. Uno al collo, l'altro nell'avambraccio, chiaro tentativo di proteggersi il petto. Estremo gesto per salvarsi la vita. L'hanno portata di corsa in ospedale, ma le speranze si sono spente un'ora dopo, alle 9.28. Era numero 105 nel ranking WTA. La polizia disse che non sembrava una rapina. Era tutto intatto, non c'erano segni di scasso. Pochi giorni dopo Billie Jean King, con cui era diventata amica, si ritirò durante un match a Detroit perché era ancora sconvolta per la morte dell'amica. “Non riuscivo a colpire – disse BJK – mi scuso per il mio comportamento poco professionale, ma non riesco a staccare al pensiero da quello che è successo”. Segno che Andrea, pur non essendo un fenomeno, si era fatta ben volere nello spogliatoio. Una storia triste, finita rapidamente nei cassetti polverosi della memoria. Ma è giusto ricordarla. In fondo, le sorelle Williams sono partite da una situazione simile. Sono state più fortunate ad avere un padre testardo, che non avrebbe mai tollerato una vita da segretaria o da cassiera. Oggi Andrea riposa presso l'Evergreen Cemetery di Los Angeles ed è dimenticata da tutti, tranne che dalle amiche di allora. Lo Sportsmen's Tennis Club esiste ancora oggi, ha uno staff numeroso ed effettua una comunicazione molto attenta. E' cambiato molto da allora, ma lo spirito è ancora intatto. Se è così, lo devono anche a una ragazzina che aveva tanto coraggio e si sapeva adattare a ogni situazione. Lo fa ancora oggi: da lassù, deve accettare che il suo assassino l'abbia fatta franca. 33 anni dopo, chissà se è ancora vivo. E chissà perché aveva fatto irruzione in un mercato del pesce. Armato di pistola.