L'INTERVISTA. A tu per tu con Gianluigi Quinzi, il "crack" più atteso del tennis italiano. La vita in Accademia, gli allenamenti massacranti e una certezza: "Non leggo nulla di quello che scrivono di me".
Gianluigi Quinzi, 16 anni, è già tra i top 10 del ranking ITF riservato agli under 18
Di Lorenzo Baletti – 17 aprile 2012
Gianluigi Quinzi è atteso come una specie di messia. Meglio dirlo a bassa voce: l'Italia ha già bruciato tanti potenziali talenti, quindi riempirlo di aspettative sarebbe deleterio. Tuttavia i risultati parlano da soli, con un inizio di 2012 a dir poco spumeggiante che gli ha consentito di raggiungere la quinta posizione nel ranking under 18 ed accedere così a tutti i tabelloni degli Slam giovanili. Da Gennaio ad oggi, Gianluigi ha già conquistato i tornei ITF Junior di Baranquilla (singolo e doppio), Manta (anche qui sia in singolare che in doppio) e Asuncion, collezionando la bellezza di 20 vittorie e sole due sconfitte. Ma non solo. Il grande salto Quinzi lo ha compiuto a fine Febbraio nei due tornei Futures del Cile. Qualificatosi in entrambe le occasioni, è poi stato in grado anche di superare un turno nel tabellone principale, battendo avversari che lo precedevano in classifica. Questi successi gli hanno permesso di aggiudicarsi i primi punti Atp, unico under 18 italiano a riuscirci. Ora è imminente il passaggio più continuo a livello Futures, in vista di un approdo nei Challenger che potrebbe verificarsi anche l’anno prossimo. Intanto il giovane marchigiano si allena tra le accademie di Infantino e Bollettieri, due che hanno un certo fiuto per i talenti. E proprio alla IMG Academy, dove l'abbiamo incontrato tra un allenamento sul campo e una sessione in palestra, Gianluigi Quinzi ci parla di sé e delle sue esperienze.
Quali sono le maggiori differenze tra gli allenamenti in Florida e quelli in Italia?
Qui ci sono più giocatori del mio livello con cui confrontarmi. Nelle Marche se volevo qualcuno di forte per allenarmi non c’era e dovevo andare a Roma. A Bradenton ho tutto ciò che mi serve: tanti campi, la palestra, palline in quantità industriale. Poi i ritmi di allenamento sono diversi. In Italia sono blandi, si gioca 1 ora e poi riposo, qua invece si sta in campo 3 ore e mezza e se non ti impegni ti cacciano.
Com’è stato l’impatto con questo cambiamento? Come sono stati i primi tempi?
La IMG mi ha invitato qui ad 8 anni, offrendomi una borsa di studio. Ho iniziato con periodi settimanali, poi mensili, fino a che non mi sono trovato a passare metà anno in America e metà in Italia. All’inizio non è stato facile, avevo pochi amici, mi mancavano i miei genitori, e anche abituarsi al cibo e ai ritmi di qui è impegnativo. Ora ho qualche amico, ma viaggiando tanto è difficile mantenere i rapporti.
Dopo questo periodo passato alla Bollettieri Academy, qual è il tuo bilancio?
Sono maturato di più, soprattutto nel gioco, sia nella tecnica che nella tattica. Giocare di fianco ai campioni mi stimola. Il mio tennis è buono, ora devo migliorare nella testa, nella tenuta mentale che è fondamentale.
Com’ è una tua giornata tipo?
Qui alla IMG quando ero piccolo mi svegliavo alle 5 del mattino. Giocavo con Nick per un paio d’ore, poi un po’ di riposo e ancora allenamento dalle 9. Nel pomeriggio, dopo pranzo, prima scuola e poi allenamento con il gruppo e preparazione atletica. Adesso invece ho un coach privato, ed è molto meglio perché mi organizzo come voglio. In Argentina invece il carico di lavoro è addirittura maggiore: mi massacrano, e i preparatori atletici sono i migliori del mondo.
Come vivi il fatto di dover girare il mondo già a 16 anni?
Per ora mi piace. Anche se vedo poco i posti in cui vado, non riesco a visitarli. E questo in realtà è un bene, perché significa che vado avanti nei tornei, mentre chi ha tempo per visitare la città vuol dire che non deve più giocare perché ha perso.
Come riesci a conciliare lo sport con la scuola?
In Italia frequento uno scientifico paritario che mi consente di fare tutte le assenze di cui ho bisogno, e quando torno recupero i compiti e le verifiche. Fino a due anni fa andavo a scuola qua a Bradenton, in una high school fatta apposta per gli sportivi. E’ un’ottima scuola, qua danno molta importanza all’istruzione. Certo, non possono trascurare il fatto che ti alleni 6-7 ore al giorno.
Qui da Bollettieri utilizzano tecniche tipo IPI, Mental Conditioning, Visual, Nutrition, che in Italia non ci sono. Come ti sei adattato a questo modo di lavorare?
Ho cominciato a visionare filmati di me sul campo, e posso assicurare che serve moltissimo. Ti fanno vedere un video di Federer, poi un tuo video, e guardi le differenze insieme al coach. All’inizio pensavo fosse poco utile, ma ora mi rendo conto di quanto possa aiutare a migliorare. L’allenamento mentale è altrettanto importante, ci puntano molto. Per quanto riguarda il cibo, invece, non seguo nessuna dieta particolare.
Come vivi il fatto che in Italia si stia sviluppando per te un interesse da parte dei media?
Non mi interessa, non seguo e non leggo niente. Gioco, mi alleno, e basta. “Corri e tira, butta sempre la palla di là” è il motto di Nick, e io lo metto in pratica. Mi importa solo migliorare, lavorare e faticare.
Quali sono i giocatori Atp che segui maggiormente?
Ammiro molto Nadal e Djokovic per la mentalità, mentre in Italia mi piace Fognini.
Hai passato tanto tempo con Nick Bollettieri, uno che ha allenato dieci numeri 1 del mondo. Cosa ne pensi di lui?
E’ straordinario, ha una forza e una passione uniche. Quando arrivavo sul campo alle 5 del mattino lui era sempre di buon umore. Giocava, scherzava, mi prendeva in giro per mettermi a mio agio. Allora io mi rilassavo e ridevamo insieme. Poi si cominciava a lavorare, e da lui ho imparato tantissimo.
Cosa consiglieresti a un bambino italiano che vorrebbe andare all’estero come hai fatto tu?
Devi essere serio ed avere molta forza di volontà. In Florida e a Tandil ti alleni moltissimo, non c’è paragone con l’Italia. Se decidi di andare all’estero deve essere una decisione seria, coscienziosa, perché significa cambiare vita. Se è così, allora va bene, è un’esperienza che consiglio a tutti.
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