La chiacchierata del 31 marzo 2016 tra Sergio Palmieri e il duo Sergio-Camila Giorgi ha spolverato ricordi antichi in casa FIT. Salito in carica il 18 dicembre 2000, quando vinse le elezioni di Fiuggi (battendo, udite udite…Rino Tommasi!), Angelo Binaghi ha dovuto fronteggiare una serie di “spine” sin dai primissimi mesi di presidenza. Le ultime le ricordiamo bene, altre sono immerse negli archivi cartacei di un’epoca in cui la comunicazione era più lenta, forse meno efficace, di sicuro meno pungente. Il primo caso è anche il più clamoroso perché contro la neonata FIT si creò un fronte compatto, che però si sgretolò piuttosto rapidamente. Proprio da qui inizia la carrellata delle..renitenze azzurre.
LA MAXI PROTESTA SI SGRETOLA IN MENO DI UN ANNO
Il 13 febbraio 2001 le redazioni sportive ricevettero un comunicato stampa firmato da un’Associazione di cui facevano parte tutti i migliori giocatori italiani. Una lista enorme: Gianluca Pozzi, Andrea Gaudenzi, Davide Sanguinetti, Diego Nargiso, Cristian Brandi, Renzo Furlan, Stefano Tarallo, Stefano Galvani, Marzio Martelli, Stefano Pescosolido, Mosè Navarra, Laurence Tieleman, Leonardo Azzaro, Massimo Bertolini, Filippo Messori, Rita Grande, Silvia Farina, Tathiana Garbin, Francesca Schiavone, Alice Canepa, Gloria Pizzichini, Francesca Lubiani, Adriana Serra Zanetti, Antonella Serra Zanetti e Maria Elena Camerin. I giocatori comunicavano che non avrebbero risposto a eventuali convocazioni in Coppa Davis e in Fed Cup. I motivi erano sostanzialmente due:
Erano infuriati per non aver potuto votare rappresentanti degli atleti in seno al Consiglio Federale, possibilità garantita dalla Legge Melandri (dal nome dell’allora Ministro per i Beni e le Attività Culturali, con delega allo Sport). In due parole: nel 2000 la FIT era commissariata dopo il biennio di Francesco Ricci Bitti. Il commissario di allora (Luigi Tronchetti Provera, che nel 2004 si sarebbe candidato contro Binaghi: resta l’ultima candidatura alternativa) realizzò tutto in meno di un mese, avvisando i soli circoli e comitati regionali. Ci fu una carenza di comunicazione che portò alle urne solo il 5% degli aventi diritto. Furono eletti Laura Garrone, Vincenzo Santopadre, Pietro Pennisi e Francesco Cancellotti. L’associazione giocatori aveva stabilito i propri candidati e si lamentò, parlando di “nomine politiche”.
Erano ancora più arrabbiati per non essere stati coinvolti nella nomina per i capitani di Coppa Davis e Fed Cup. Tra le donne rimase Raffaella Reggi, mentre tra gli uomini ci fu la nomina di Corrado Barazzutti al posto di Paolo Bertolucci, uno dei primissimi atti del nuovo Consiglio Federale. Binaghi spiegò che il Commissario Tecnico della nazionale di calcio veniva deciso dalla FIGC senza consultare i giocatori. Per questa ragione, tale principio poteva essere applicato al tennis. La stampa si divise: qualcuno parlò di ammutinamento, altri dissero che le dinamiche del tennis erano diverse da quelle del calcio: per questo, i tennisti avrebbero dovuto essere quantomeno consultati.
Furono mesi concitati. Pur senza i bombardamenti informativi del web, passarono alla storia alcune situazioni. Nicola Pietrangeli prese le distanze dai giocatori, definendo Gianluca Pozzi “uno che non ride mai”. Fu certamente una battuta, ma qualcuno non la prese bene. Al contrario, Barazzutti ricevette una visita addirittura da Valerio Staffelli di Striscia La Notizia, che gli consegnò il celebre “Tapiro d’Oro” per essersi ritrovato senza i migliori giocatori subito dopo la nomina. La FIT aprì un procedimento disciplinare e il fronte dei giocatori, inizialmente compatto, si sgretolò piuttosto rapidamente. Alcuni di loro cambiarono idea in fretta: Volandri e Navarra ritirarono le loro firme e furono convocati per il primo match contro la Finlandia. Il fronte dei giocatori accettò la retromarcia di Volandri (che all’epoca aveva 19 anni), mentre manifestò una certa delusione nei confronti di Navarra. Anche tra le donne qualcuna cambiò idea. Pizzichini e Serra Zanetti, ad esempio, fecero in tempo a giocare contro la Croazia. Il procedimento sportivo durò qualche mese e la sentenza portò la firma di un volto tornato recentemente alla ribalta: Alfredo Biagini. All’epoca era Giudice Sportivo, oggi è presidente della Corte Federale di Appello che lo scorso ottobre giudicò in seconda istanza Bracciali e Starace. Biagini squalificò Pozzi per 12 mesi perché ritenne “primario” il suo ruolo nell’associazione, scagionandolo comunque dall’accusa di frode sportiva (?). Presero nove mesi Massimo Bertolini, Cristian Brandi, Alice Canepa, Tathiana Garbin, Andrea Gaudenzi, Rita Grande, Marzio Martelli, Diego Nargiso, Stefano Pescosolido, Davide Sanguinetti, Francesca Schiavone, Stefano Tarallo e Laurence Tieleman. La storia ci ha poi raccontato che sei degli atleti sanzionati sarebbero tornati a giocare in Davis o in Fed Cup. Il capitano, come saprete, è sempre lo stesso e i consiglieri degli atleti, dopo la presenza di giocatori in attività come Pennetta e Bracciali, oggi sono Mara Santangelo (che non gioca più), Raimondo Ricci Bitti e Fabrizio Tropiano. Non è esagerato dire che fu una netta vittoria per la FIT.
LE RICHIESTE ECONOMICHE DI SAMMARINI
Nel 2005 ci fu un caso riguardante Filippo Volandri e il suo manager di allora, Stefano Sammarini. Alla vigilia del play-off contro la Spagna, presso gli uffici federali pervenne una missiva della società di Sammarini, in cui si “stabilivano” i compensi che i giocatori avrebbero dovuto ricevere per quell’incontro e per i successivi quattro anni. In vista di Italia-Spagna, Sammarini chiedeva 100.000 euro (netti) che poi la sua società avrebbe suddiviso tra Volandri, Seppi, Starace e Galimberti. Per i restanti quattro anni chiedevano il 100% dei premi ITF, nonché il 100% de proventi dei vari sponsor internazionali (alla FIT sarebbero rimasti gli incassi della biglietteria e degli sponsor locali), quest’ultima quota da distribuire al 35% tra i singolaristi e al 15% tra i doppisti. La FIT rese pubblica la richiesta e un Consiglio Federale tenutosi il 9 settembre 2005 invitò Corrado Barazzutti a non convocare Volandri (che all’epoca era il nostro numero 1). Gli altri tre fecero marcia indietro e firmarono il loro impegno a giocare. La polemica nacque dal fatto che Volandri sostenne di non aver ricevuto nessun documento ma solo una telefonata da Sergio Palmieri, in cui aveva comunque dato la sua disponibilità. A Torre del Greco perdemmo 3-2 nonostante l’impresa di Bracciali-Galimberti su Nadal-Lopez. Ancora oggi ci si domanda come sarebbe andata se sul 2-2 avesse giocato Volandri contro Juan Carlos Ferrero (che nella prima giornata aveva perso da Seppi). Volandri passò come reietto per qualche mese, ma l’anno dopo sarebbe tornato in squadra e partecipò al successivo spareggio contro la Spagna, stavolta a Santander, peraltro vincendo un buon match contro Robredo. E nel 2007 avrebbe ottenuto la non convocazione per un match contro il Lussemburgo. Anche questa storia finì con un successo della FIT, almeno sul piano politico. E delle richieste di Sammarini ci si dimenticò in fretta. Certo, se a Torre del Greco ci fosse stato Filo…
A QUESTA VICENDA AVEVAMO DEDICATO UN APPROFONDIMENTO
BOLELLI DA REIETTO A FIGLIOL PRODIGO
Nel 2008 c’è stato il Caso Bolelli, ormai famoso e tornato d’attualità per le similitudini con l’attuale caso GiorgI. Lo abbiamo rapidamente descritto e non c’è molto da aggiungere, se non per dire che anche in quella occasione – pur avendo meno ragioni rispetto al caso di tre anni prima – la FIT l’ha avuta vinta, sia pure con effetto ritardato. Bolelli chiese di non giocare una partita, si prese il diritto di scegliere da sé e fu squalificato a vita (ripetiamo: cosa non prevista dai regolamenti). L’anno dopo, a due mesi dalla separazione con coach Claudio Pistolesi, il riavvicinamento e il reinserimento nei quadri Davis. E’ però un dato di fatto che dal 2009 al 2011 Simone ha vissuto un periodo difficile, uscendo dai top-100 ATP e raccogliendo una serie di sconfitte quasi inspiegabili. Ha impiegato circa tre anni per tornare ai livelli di prima, peraltro avvicinati ma mai superati (per ora, ci auguriamo).
SEPPI VA A CASTELLANETA E SE LA CAVA
Fece scalpore la vicenda di Andreas Seppi. Nel 2010, a seguito di alcune esperienze non troppo felici, l’altoatesino scelse di non giocare in Davis per tutta la stagione. Al suo comunicato stampa replicò Angelo Binaghi, che lo invitava a rispondere a un’eventuale convocazione (va detto che l’anno prima c’era stato qualche contrasto a Cagliari in occasione del match contro la Slovacchia, quando – pare – Seppi pose 10 condizioni per la sua permanenza in Davis). Intimorito per l’eventuale procedimento sportivo, Seppi rispose alla convocazione e si presentò a Castellaneta Marina, sede di Italia-Bielorussia. Sistemata la forma, Barazzutti lo rispedì a casa definendolo “non idoneo”. Da allora non fu più convocato fino al 2012, quando tornò nuovamente disponibile. Alcuni compagni non la presero benissimo, ma il reinserimento di Andreas fu tutto sommato indolore e da allora non ha più saltato un match. Difficile dire chi vinse quel braccio di ferro. Da una parte la FIT riuscì a piegare Seppi alla convocazione, ma dall’altra il sacrificio consentì al giocatore di restare per due anni fuori dal giro Davis, senza fastidi né sanzioni. Pare che in questa circostanza sia stato importante il ruolo di Corrado Barazzutti, bravo a mediare tra le due parti senza arrivare a una rottura. E i risultati si sono visti.
FOGNINI, MEGLIO BELGRADO DI ZOETERMEER
Pochi ricordano il caso legato a Fabio Fognini. Anno 2010, l’Italia è in Serie B e un calendario malandrino colloca la difficile trasferta in Olanda nel weekend finale degli Internazionali BNL d’Italia. Barazzutti non convocò Fognini perché l’azzurro aveva un risentimento fisico. Tutto ok? Solo all’apparenza, poiché Fabio giocò Roma (a differenza di Bolelli e Starace) e si recò a Belgrado per il locale torneo ATP. Qualcuno ipotizzò che la FIT si fosse comportata diversamente rispetto ai casi Bolelli e Seppi. La verità era più semplice: dopo aver avvisato delle sue condizioni, Fognini disse che era comunque disposto ad andare in Olanda. Nessun veto, nessuna richiesta. Semplicemente Barazzutti preferì non convocarlo. A quel punto, Fabio si regolò di conseguenza e andò avanti con la sua programmazione.
I CREDITI INFINITI DELLE RAGAZZE
E’ più facile riassumere le varie esenzioni concesse alle nostre quattro Fab Four, ma è necessaria una premessa: queste sono arrivate dopo una marea di successi, sia individuali che in Fed Cup, che hanno messo Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani in una condizione di forza difficile da controbattere. Le prime concessioni risalgono al 2011. Dopo aver battuto l’Australia a Hobart, la Schiavone chiese di non giocare in Russia perché preferiva preparare una delicata stagione sul rosso, in cui avrebbe provato a difendere il titolo al Roland Garros. Si accodò immediatamente la Pennetta per un problema fisico. Furono entrambe accontentate e così giocarono Errani e Vinci, ancora lontane dai livelli raggiunti qualche anno dopo. Storia simile nel 2014: a tre mesi dal successo del 2013, firmato da Errani e Vinci, le due chiesero di non giocare a Cleveland contro gli Stati Uniti. Insieme a loro, Flavia Pennetta e la stessa Schiavone. Le azzurre vinsero con Giorgi e Knapp, poi in semifinale ci fu il ritorno di Errani e Vinci mentre la Pennetta sembrava ormai definitivamente fuori dal giro. In effetti era così, non fosse per il romantico ritorno dell’anno dopo a casa sua, a Brindisi, per garantirci la salvezza contro gli Stati Uniti di Serena Williams. L’ultima rinuncia concordata riguarda di nuovo Roberta Vinci, che ha chiesto e ottenuto di non giocare quest’anno contro la Francia. Qualunque fosse il motivo (la rincorsa alle top-10 o la scarsa voglia di fare squadra con la Errani) le è andata bene, visto che la settimana dopo ha vinto il torneo WTA di San Pietroburgo. A Lleida, tuttavia, Roberta ci sarà. E’ una specie di “chiamata alle armi” per tenere l’Italia tra le Magnifiche Otto. Ma nel frattempo è scoppiato il caso Giorgi. E ci è sembrato di tornare indietro nel tempo.