La sua federazione l’ha spedito a Parigi per “osservare i giocatori argentini e italiani”. Daniel Orsanic, ex ottimo doppista (n.24 nel ranking di specialità), figlio di un croato che ha trovato fortuna in Argentina dopo aver vissuto tre anni in Italia, è il Direttore Tecnico dell’Asociacion Argentina de Tenis (AAT), ma soprattutto capitano del team di Coppa Davis. Non sarà facile, per lui, individuare i quattro giocatori da portare a Pesaro i prossimi 15-17 luglio per il match contro l’Italia, valido per i quarti di finale. La disponibilità di Del Potro è una buona notizia, ma anche una fonte d’imbarazzo in più. Lo abbiamo intercettato mentre seguiva il match di Marco Trungelliti. “Italiano? Bene, sto andando a vedere il doppio di Seppi-Fognini, vieni con me?”. Chiaro. Gli abbiamo detto che Bolelli è in ansia, più che in dubbio, per i problemi alla cartilagine del ginocchio. “Ma io penso che giocherà”.
Daniel Orsanic, a meno di due mesi da Italia-Argentina, qual è il suo pensiero su questo match?
Mi aspetto un match molto combattuto. Ogni singolo incontro sarà equilibrato, credo che il risultato dipenderà dallo stato di forma dei vari giocatori nel weekend di gara.
Quanto c’è di Orsanic nella rinnovata disponibilità di Del Potro alla Coppa Davis?
Ci siamo incontrati e abbiamo parlato a lungo. Quest’anno ha giocato un buon numero di tornei, sta sempre meglio ma non ha ancora trovato la forma fisica ideale. Tuttavia si è messo a disposizione se dovessi convocarlo per l’Italia. Credo che la notizia migliore sia la disponibilità di tutti i giocatori, nessuno escluso.
Non le chiediamo la formazione che porterà a Pesaro: tuttavia, ha già le idee chiare oppure resta qualche dubbio?
Le scelte sono più difficili del solito perché i migliori argentini sono tutti sani e in attività. Ho tanti giocatori a disposizione: per questo, ad oggi non c’è ancora nulla di deciso. E’ la ragione per cui sono venuto qui: vedere come stanno, parlare con loro, con i loro allenatori…ma la squadra non è ancora definita. (Abbiamo poi appreso che Orsanic ha pianificato una serie di incontri con i vari giocatori, proprio a Parigi: prima individuali e poi una riunione di gruppo, ndr).
Com’è il suo rapporto con Juan Monaco? L’anno scorso non ha preso bene la mancata convocazione contro il Brasile, e disse di sentirsi “fuori dal progetto”. Però a Roma ci ha detto che in questo momento avete una comunicazione abbastanza positiva. Conferma?
Sì, il nostro rapporto è buono. E’ normale che un giocatore ci rimanga male se non viene convocato per una partita…
Può persino essere positivo.
Esatto. Dopo la mancata convocazione contro il Brasile ha alzato il suo livello, ha mostrato tutte le sue qualità e ha giocato molto bene. Il mio obiettivo è avere un ottimo rapporto con tutti, ma ovviamente rispetto il fatto che non possano essere d’accordo con alcune decisioni. In un certo senso è buono che tutti vogliano far parte del progetto ed entrare in squadra. Credo che quella di Monaco fosse una rabbia “sana”.
Non voglio fare polemica a tutti i costi, ma volevo conoscere il suo parere sulle parole di Del Potro, che l’anno scorso ha parlato di “conventillo”…
Del Potro ha parlato di conventillo?
Sì, prima del match contro il Brasile. Disse che il tennis argentino è finalmente senza “conventillo” (*)
Io posso parlare soltanto del mio lavoro. In passato, credo che ogni capitano e ogni gruppo di giocatori abbiano fatto del proprio meglio in ogni situazione. Adesso stiamo vivendo una nuova tappa: il mio compito è quello di creare il massimo rispetto tra i giocatori e lo staff tecnico. Vorrei che ogni giocatore accetti con professionalità i suoi compagni di squadra, andando oltre eventuali amicizie o antipatie. Credo che il rispetto e l’accettazione di tutti siano fattori basilari per nostra squadra.
Tornando a Italia-Argentina, pensa che il campo in terra battuta potrebbe essere un piccolo vantaggio per voi? Si aspettava che gli italiani scegliessero un campo veloce?
Ma no, credo che sia gli italiani che gli argentini si trovino a loro agio sulla terra battuta. Se hanno scelto la terra battuta significa che è la superficie dove hanno più fiducia. E sicuramente ritengono che sia la migliore per affrontare l’Argentina. Quando c’è un così grande equilibrio, credo che la squadra favorita sia quella che gioca in casa. Due anni fa l’Italia ci ha battuto a casa nostra…non mi piace parlare di percentuali, però credo che l’Italia, avendo scelto la sede, la superficie e le palle…sia leggermente favorita.
L’Italia ha lo stesso capitano di Coppa Davis da 15 anni, mentre voi vi limitate a cicli di tre anni, eccetto la parentesi biennale di Gustavo Luza. Secondo lei esiste una tempistica ideale per la durata di un capitanato?
A me piace valutare anno dopo anno. Un anno è un tempo “prudenziale” per lavorare e per agire. Se fai un buon lavoro è giusto avere continuità, e proseguire per un altro anno; se non fai un buon lavoro, è giusto cambiare. Credo che, prima di cominciare a lavorare, avere un periodo troppo lungo non sia positivo. Io credo soprattutto nel lavoro e nei risultati. Personalmente mi piace lavorare anno dopo anno: era già la formula che ho utilizzato quando facevo il coach privato (Orsanic ha lavorato con Horna, Acasuso, Cuevas, ndr): stipulavamo accordi di un anno, è la cosa preferisco. Il futuro? Ora sono al secondo anno, ma dipenderà dalla dirigenza AAT. Io credo nei progetti a lungo termine, ma soltanto se si fanno bene le cose anno dopo anno.
Riveste sempre il ruolo di direttore dello sviluppo per contro della AAT?
Sì sì, vado avanti da un paio d’anni.
Come valuta il presente del tennis argentino? L’epoca d’oro della “Legiòn” è irripetibile oppure potrà tornare qualcosa del genere?
Abbiamo avuto una generazione incredibile, la migliore della nostra storia. Noi stiamo lavorando giorno dopo giorno in modo da aiutare i nostri junior a raggiungere il massimo del loro potenziale. Soltanto il tempo dirà se i ragazzi di oggi potranno essere paragonati alla Legiòn.
Come mai il tennis femminile argentino non funziona? A parte Gabriela Sabatini non avete avuto molto, tanto che il vostro impianto principale è dedicato a Mary Teran de Weiss, giocatrice degli anni 40. L’Argentina è un paese machista?
Questo no, però dal punto di vista storico e culturale il nostro paese ha avuto soprattutto tennisti uomini. A oggi, per ogni donna che gioca a tennis, ci sono quattro o cinque uomini. Ma in passato la proporzione era ancora più sbilanciata, sette a uno. Questo fattore, naturalmente, incide sulla quantità di potenziali giocatrici.
La federazione sta lavorando per migliorare la situazione?
Sicuro! Lavoriamo esattamente nello stesso modo sia tra gli uomini che tra le donne. Sai qual’è il problema? In Argentina c’è una cultura molto familiare: per una donna è più difficile uscire dall’ambiente familiare piuttosto che per un uomo. Questo fattore inciderà sempre e ho paura che avremo sempre meno donne tenniste rispetto agli uomini. Noi continuiamo a lavorare, ma direi che hai centrato il punto: produrre ottime giocatrici è una delle grandi sfide del tennis argentino del futuro.
L’Argentina ha un’ottima tradizione in doppio, lei stesso è stato un gran doppista, ma oggi la situazione sembra complicata. Avete qualche progetto, sia per Italia-Argentina che per il futuro?
E’ vero. Negli ultimi anni abbiamo avuto pochissimi giocatori che si sono dedicati esclusivamente al doppio. I nostri singolaristi sono molto forti, ma non giocano il doppio con continuità. Succedeva lo stesso anche con Nalbandian, Coria, Gaudio…avevano grandi potenzialità, ma preferivano non giocarlo. Devo ammettere che i migliori giocatori italiani hanno raggiunto ottimi risultati in doppio, e credo che quella di giocare così tanto il doppio sia stata un’ottima decisione. In Argentina è più difficile che i migliori si dedichino al doppio…
Ma lei ha mai chiesto agli argentini di fare coppia nei tornei in ottica Davis? Ad esempio, Seppi-Fognini è una coppia che si è formata su richiesta di Corrado Barazzutti dopo l’infortunio di Bolelli.
Noi abbiamo un problema ben preciso: il ranking. Alcuni giocatori sono stati fermi a lungo e la loro classifica è scesa. Per esempio, Monaco e Del Potro non hanno una classifica sufficiente. E così Leonardo Mayer ha scelto di fare coppia con il portoghese Joao Sousa, perché così si garantiva l’accesso in tabellone. Avrebbe voluto giocare con Berlocq, ma insieme non sarebbero entrati in tabellone. Insomma, è stato difficile fare una pianificazione per le coppie che mi sarebbe piaciuto vedere. E’ buono che giochino il doppio, ma a Parigi non ci sono coppie pensate per la Davis.
Ripensando agli anni della Legiòn, tra loro c’è qualche giocatore con qualità tecniche e umane che potrebbe fare qualcosa per il tennis argentino, con un ruolo tecnico o magari dirigenziale?
Qualità ne hanno tutti. Il più coinvolto è Guillermo Coria, responsabile di un programma per i junior. Lavora a contatto con noi, con il team di sviluppo, ed è a stretto contatto con la Segreteria dello Sport. Gli altri…sinceramente non sono molto coinvolti in progetti tennistici. A volte Zabaleta accompagna Juan Monaco, Acasuso lavora per una società che organizza eventi, Chela sta in TV, Nalbandian fa il rally….in questo momento l’unico coinvolto è Coria. Ma il mio desiderio è che siano coinvolti più giocatori possibili. Sarebbe molto importante.
(*) Conventillo è un termine senza traduzione italiana, che indica case popolari con uno stile di vita promiscuo. Del Potro intendeva dire che si era creato un clan che condizionava le scelte del precedente capitano.
“Tutti uniti per l’Argentina”
L’INTERVISTA – Daniel Orsanic, capitano della Davis argentina, deve ancora decidere la formazione da portare in Italia. Le paure per il doppio, il futuro del tennis argentino e le idee sulla durata di un capitanato.