Il Torneo Avvenire è stato un trampolino di lancio per molti futuri campioni. Basta dare un’occhiata all’albo d’oro, appeso nelle pareti del Tennis Club Ambrosiano, e si trovano nomi di livello come Bjorn Borg, Ivan Lendl, Stefan Edberg, Guillermo Coria, Juan Martin Del Potro, Gael Monfils e altri ancora. Dopo le vittorie azzurre del 2012 e 2013, raccolte da Filippo Baldi e Andrea Pellegrino, oggi possiamo festeggiare il successo di Federico Arnaboldi, cugino del top-200 ATP Andrea.
Il sogno di Federico Arnaboldi inizia con l’inno di Mameli, durante la cerimonia di apertura, e si conclude con una standing ovation da parte del pubblico. L’emozione era tanta e si percepiva perché Federico è un prodotto del Tennis Club Ambrosiano, è cresciuto lì, anche se ora si allena al Quanta Village con Barbara Rossi. Non solo giocava in casa perché italiano, ma oggi lui era il padrone di casa. Durante la premiazione, il Presidente del Tennis Club Ambrosiano lo ha proclamato “socio onorario”. Federico ha avuto bisogno di un set per sciogliere la tensione e conquistare la 52esima edizione del torneo contro il mancino spagnolo Jaime Caldes. Più giocatore, più completo, e anche più bello da vedere, il milanese si è imposto in un match durato più di due ore con il punteggio di 3-6 6-3 7-6(3). Un match lottato, divertente e molto emozionante. In campo si sono visti due piccoli campioni, due lottatori. Il pubblico si è fatto sentire più volte incitare il piccolo Arnaboldi. Tutti lo conoscevano, tutti facevano il tifo per lui e lo volevano vincitore.
Jaime Caldes non è un giocatore che rimane impresso. Non lo prenderesti a modello, la sua tecnica non è certo esemplare. Il classico spagnolo che gioca due metri fuori dal campo, ma che quando entra con il suo dritto mancino fa male, fa molto male. Non a caso il suo idolo è Nadal. Così piccolo, è stato in grado di farsi rispettare. Sapeva di avere il pubblico contro, e sapeva di poter contare solo su stesso. A fine match, nonostante tutto, dopo qualche lacrima ha saputo sfoggiare il sorriso migliore, quello di un ragazzo che si è reso conto di quanto vale. Federico è cugino del professionista Andrea, ex 153 ATP e pure lui reduce da una bella carriera junior. Insomma, buon sangue non mente. La speranza è che il successo al TC Ambrosiano sia l’inizio di tante soddisfazioni e che in futuro possa essere ricordato soltanto come Federico Arnaboldi, e non come “il cugino di Andrea”.
Dopo il singolare maschile sono scese in campo le ragazze, Viktoriya Petrenko e Denisa Hindova. Dai brividi d’emozione del match precedente, si è passati in fretta ad altri tipi di brividi: quelli dell’orrore. Il termine potrà sembrare eccessivo ma, purtroppo, descrive perfettamente quello che si è visto. Il match si è concluso 6-1 6-4 per l’ucraina Petrenko, seguita e allenata dalla mamma. Atleticamente perfetta, per nulla fallosa, ma non esattamente una giocatrice spettacolare. Gioca un curioso rovescio bimane in slice e il suo dritto non è incisivo; le sue palle passano due metri sopra la rete. In ogni momento di difficoltà alza un pallonetto che dovrebbe vedersi solo nei tornei under 10, non certo in un palcoscenico come l’Avvenire. Il suo tennis, tuttavia, è stato sufficiente perché la Hindova ha sbagliato troppo. La noia della partita si è percepita anche dalla sostanziale indifferenza del pubblico e dei pochissimi applausi. Insomma, dopo una partita come Arnaboldi-Caldes, chi dice che “il tennis femminile è un altro sport” o “non è neanche uno sport” oggi ha avuto ragione. Il livello è stato oggettivamente basso. La Petrenko, classe 2002, ha fatto il suo compito, forse anche di più perché ha conquistato un torneo a cui partecipavano giocatrici più grandi. E se analizziamo solo questo aspetto, allora “chapeau”. Il problema però riguarda l’intero livello femminile. Proprio perché il Torneo Avvenire è un trampolino di lancio, se questo è il futuro…