Con l’esordio dei big, scatta ufficialmente la stagione sul rosso. Ancora una volta, lo spagnolo è il grande favorito. Difficile scalzarlo, a meno che Murray non sia cresciuto fino a quel punto. 
Il ginocchio fasciato non cambia i pronostici: Nadal è ancora l'uomo da battere

Di Riccardo Bisti – 17 aprile 2013

 
Anche le strisce vincenti più belle sono destinate a finire. Da oltre 30 anni sentiamo dire le stesse cose (sia pure con declinazioni diverse) sui numeri 1 che si sono succeduti: Borg, McEnroe, Lendl, Sampras e Federer. “Non si vede chi lo possa battere”. Invece, puntualmente, quel qualcuno è arrivato. La frase vale anche per Rafael Nadal e la terra battuta. Ma qui siamo in difficoltà. Dal 2005 aspettiamo qualcuno che possa batterlo sul rosso, ma non lo abbiamo ancora trovato. Federer è quello che ci è andato più vicino, aggiudicandosi anche qualche episodio importante. Lo stesso vale per Novak Djokovic. Non conta la sconfitta parigina contro Soderling, anche se tanti anti-nadaliani hanno eletto quel 30 maggio 2009 a giorno sacro. Ma Rafa stava male sul serio. Prima o poi arriverà un nuovo dominatore, ma la stagione sul rosso 2013 sembra destinata a vivere sui soliti nomi, sulle solite rivalità. E il favorito numero 1 è ancora lui, Rafa da Manacor, il più amato dai quotisti nonostante i problemi alle ginocchia. Rafa può dire quel che vuole, ma continuerà ad essere il favorito in qualsiasi torneo sulla polvere di mattone. Lo è anche a Monte Carlo, dove oggi farà il suo esordio contro Marinko Matosevic. Nel Principato vince dal 2005: otto titoli consecutivi, un dominio incontrastato. Dovesse vincere anche quest’anno, sarebbe il primo a vincere un torneo in nove occasioni. I numeri non gli danno ancora ragione, ma lo spagnolo è certamente il più forte terraiolo di tutti i tempi. In questo momento, Guillermo Vilas (45) e Thomas Muster (40) hanno vinto più titoli “rossi” di lui, ma il suo palmares ha un peso specifico più importante. Se mantiene i ritmi a cui ci ha abituato, potrebbe superare l’austriaco già nel 2013 e l’argentino l’anno prossimo.
 
Sempre che non arrivi quel qualcuno in grado di batterlo. Ad oggi, onestamente, soltanto le ginocchia ne hanno limitato il rendimento “rosso”. Tra gli esseri umani, la lista dei potenziali avversari è sempre la stessa: Novak Djokovic, Andy Murray e Roger Federer. Il primo ha sciolto i dubbi soltanto ieri, e scenderà regolarmente in campo contro Mikhail Youzhny. L’impressione è che Djokovic sia un gradino sotto a Nadal sulla terra. Ha avuto la sua grande chance nel 2011, quando lo ha battuto sia a Madrid che a Roma. Probabilmente lo avrebbe superato anche al Roland Garros, ma un meraviglioso Federer gli ha impedito di fare il tris. Rafa ha avuto l’umiltà di effettuare qualche aggiustamento, e nel 2012 ha ristabilito le distanze, battendolo a Monte Carlo, Roma e Parigi. Difficilmente Djokovic sarà al top, perchè il problema alla caviglia sarà pure guarito, ma non ha un numero sufficiente di allenamenti sulle gambe. Magari troverà la forma durante il torneo, ma questo Rafa è più forte, almeno sulla terra. Poi c’è Roger Federer, il cui declino è impercettibile ma reale. Lo svizzero è il primo a saperlo e per questo si è preso sette settimane di pausa, condite da riposo e allenamenti. In questi giorni sta lavorando con Andreas Vinciguerra, coetaneo che sta provando a tornare su buoni livelli. L’obiettivo di Federer deve essere il singolo colpo, la grande impresa, il gioiello da ricordare con emozione quando realizzerà il DVD della sua carriera. Lo può ottenere, ma è difficile che accada sulla terra battuta. Forse a Madrid, meno probabile a Roma e Parigi. Ma lui punta agli Slam.
 
E poi c’è Andy Murray. Lo abbiamo volutamente lasciato per ultimo, perchè lo scozzese sembra pronto. Fino all’anno scorso è arrivato alla stagione su terra con la testa già a Wimbledon, e la perniciosa ossessione Slam. Adesso si è tolto un peso e può finalmente concentrarsi. Fisicamente non teme Nadal, ha un tennis più vario del suo e ha rilasciato dichiarazioni spavalde. La cura di Ivan Lendl sembra aver fatto effetto anche sul piano psicologico. Anche Boris Becker si è espresso favorevolmente su Murray. Non vuol dire niente, anche perchè il tedesco è stato uno dei più grandi perdenti nella storia della terra rossa, ma l’impressione è che il nome nuovo possa essere lo scozzese. Andy conosce molto bene la terra: quando mamma Judy capì che non era il caso di restare in Scozia, lo spedì all’Accademia Casal-Sanchez di Barcellona, dove Andy si è svezzato e ha imparato a scivolare e soffrire. A differenza di Djokovic (che muove i piedi come se giocasse sul cemento), lo scozzese ha un movimento più armonico, ideale. I risultati lo bocciano, nel senso che sulla terra non vanta neanche una finale, ma spesso ha messo in difficoltà i migliori. Proverà a farlo sin da oggi, quando affronterà Edouard Roger Vasselin nell’ultimo match sul centrale. In semifinale troverebbe Nadal e sarebbe un match da non perdere. “Posso vincere il Roland Garros” ha detto in tempi non sospetti, quando a febbraio non ha giocato tornei per mettere un po’ di benzina nel motore sotto il sole di Miami. E' giunto il momento di dimostrarlo.
 
Il resto della truppa sembra un paio di gradini sotto, a partire da quel David Ferrer il cui obiettivo è vincere il torneo di Barcellona, evento dei sogni che gli è sempre sfuggito a causa di Nadal. Il valenciano è il leader degli umani, ma quando arriva nelle semifinali importanti viene sempre respinto con perdite. La sfida contro Nadal all’ultimo Roland Garros è emblematica. E gli altri? Difficile credere in Del Potro, che a dispetto del passaporto si trova meglio sui campi veloci. L’immediato rincalzo è costituito dai soliti nomi: Tomas Berdych (che a Parigi vanta comunque una semifinale) e Jo Wilfried Tsonga. Quest’ultimo è un ottimo terraiolo, più forte di quel che sembra, ma su un livello inferiore ai primi quattro. Più indietro c’è il solito Nico Almagro, che può fare ottime cose (salvo quando gioca a Monte Carlo subito dopo la finale di Houston), ma che quando arriva a sfidare Nadal si incaglia e perde sempre. In mezzo a questa confusione, dove ognuno può dire la sua, almeno fino al venerdì di ogni torneo, ci auguriamo che possa inserirsi Fabio Fognini. Inutile argomentare: quello che Fabio può fare (e “non fare”, purtroppo) è noto a tutti. A Monte Carlo ci aspettiamo che batta Albert Ramos e poi sarebbe bello vederlo negli ottavi contro Tomas Berdych. Sarebbe il test ideale per capire a che punto è la teoria di tanti suoi sostenitori: “Se Tipsarevic ce l’ha fatta (a entrare tra i top 10, ndr), perchè non può riuscirci Fabio?”