La WTA rimanda ad agosto le decisioni sul “problema-grunting”. Si lavorerà soprattutto sull’educazione delle giovani tenniste. Si va incontro a un periodo di transizione.
Victoria Azarenka è una delle giocatrici più "rumorose"
Di Riccardo Bisti – 31 marzo 2012
La discussione è deflagrata durante l’ultimo Australian Open, quando Victoria Azarenka e Maria Sharapova sono giunte in finale a suon di grugniti: la TV australiana aveva misurato in quasi 100 decibel le urla della Azarenka. La WTA si sentì in obbligo di diramare il seguente comunicato: "Stiamo studiando un sistema per ridurre i grugniti, specialmente per le giocatrici più giovani, senza danneggiare coloro che hanno sviluppato il loro gioco con le norme attuali. Crediamo che ci sia il bisogno di affrontare le lamentele dei fans e dare uno sguardo alle nostre regole". Frasi che lasciavano perplessi. Cosa si intendeva? Che solo le nuove leve dovevano attenersi a certe regole, mentre le giocatrici già nel circuito potevano fare come vogliono? Lo scorso weekend, in occasione del torneo di Miami, il board WTA si è riunito e ha discusso per la prima volta l’argomento. Pare che le sensazioni di due mesi fa siano confermate: la WTA ha ammesso che il “grunting” è un problema per il tennis femminile, ma che non ci sono soluzioni per fermare le giocatrici attualmente in attività. L’educazione al rispetto delle norme sarà focalizzata sulle giocatrici del futuro. D’altra parte la stessa Azarenka, intervistata sull’argomento, ha detto che non avrebbe mai cambiato il suo modo di stare in campo. “Il grunting eccessivo è un problema – ha scritto la WTA in un comunicato per USA Today – e siamo decisi ad affrontarlo. Lavoreremo con tutta la famiglia del tennis, tra cui allenatori, accademie e la stessa federazione internazionale. Abbiamo inoltre convenuto che non sarebbe giusto forzare le attuali giocatrici e dover imparare da zero un nuovo comportamento. Alcuni esperti ci hanno detto che, annullando all’improvviso anni di atteggiamenti, ci sarebbe un vivo effetto negativo sul rendimento”. I dettagli sull’attuazione del progetto anti-grunting sono ancora in divenire. Ad esempio, non è ancora stato raggiunto un accordo sull’età in cui le giocatrici dovranno abituarsi a una disciplina più rigorosa.
Randy Walker, uno dei portavoce della WTA, ha dichiarato: “Che fare? Iniziare con le Under 10 oppure adottare una politica più aggressiva con le Under 12-14-16?”. La WTA ha iniziato a occuparsi del problema lo scorso anno, spinta dalle continue lamentele di fans, giocatrici e giornalisti. Durante l’Australian Open, era stato detto che nel mese di marzo sarebbe stato presentato un programma dettagliato. Il progetto, invece, è stato rinviato ad agosto, in occasione dello Us Open. In verità, il grunting esiste da tempo. La prima giocatrice “sotto esame” fu Monica Seles, le cui urla negli anni 90 portarono alla stesura della “hindrance rule”, quella che permette agli arbitri di penalizzare i tennisti se disturbano deliberatamente l’avversario. La Seles, tra l’altro, fu costretta a non grugnire in occasione di una finale di Wimbledon contro Steffi Graf. Perse nettamente, giocando una delle sue peggiori partite. L’idea di tutelare le giocatrici già in attività, dunque, ha una sua logica. Tante giocatrici, negli ultimi mesi, hanno manifestato il loro disappunto. Caroline Wozniacki ha detto che gli ufficiali di gare dovrebbero attuare un giro di vite: “Secondo me alcune giocatrici lo fanno di proposito – ha detto durante l’ultimo Masters – in allenamento stanno zitte, poi in partita urlano dal primo all’ultimo punto. Credo che gli arbitri dovrebbero darci un taglio”. La pensano così anche Jelena Jankovic e Svetlana Kuznetsova, che hanno definito il grunting “dirompente e fastidioso”. La WTA è stata letteralmente sommersa di proteste. Walker ha assicurato che nell’ultimo mese sono stati ascoltati diversi attori, giocatrici comprese. Il board ha deciso di affrontare il problema troncandolo sul nascere, sin dai tornei junior. L’obiettivo è far crescere le giocatrici senza l’abitudine di urlare, in modo da arrivare nel circuito già “educate”. E’ inevitabile che tutto questo porterà a un periodo di transizione. In teoria, non dovrebbero esserci problemi: se le veterane (urlatrici) troveranno le giovani (silenziosi), entrambe si troveranno a giocare nella condizione in cui sono cresciute. E non è scientificamente provato che il grunting faccia giocare meglio. Ma è solo teoria.
Un passaggio chiave per “educare” le giocatrici sarà il comportamento degli ufficiali di gara nei tornei junior. La regola sul disturbo deliberato dovrà essere applicate con grande rigidità. Sull’argomento è intervenuta anche Pam Shriver, ex giocatrice e oggi opinionista per ESPN. “Hanno bisogno di creare dei regolamenti per le generazioni future. Lo capisco, attualmente sono bloccati e non hanno altre soluzioni. Ma sapete cosa mi spaventa? Quando vado in un’Accademia di giovani giocatori vedo che tutti urlano già dall’età di 12 anni. E’ una cosa diffusa, mentre tutto sommato nel circuito lo fanno ancora in poche”. Ok, ma poi ci sono anche altri problemi: come si farà a stabilire se un rantolo sarà regolare o no? Quanto deve durate? Quanto deve essere acuto? Entro quali limiti ci si potrà muovere? Laconica la risposta di Walker: “Tutte queste cose sono state discusse in modo generale. La conclusione? Dobbiamo ancora capirlo”. Verrebbe da dire “Andiamo bene”. In realtà il problema è molto complesso, e probabilmente richiederà anni per essere risolto. A Monica Seles, antesignana del grunting, fischieranno le orecchie.
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