Sul Centre Court non si è ancora spenta l’eco dell’ultimo capolavoro messo in piedi da Roger Federer, ma è già tempo dell’idolo di casa. Andy Murray scende in campo, consapevole di essere il favorito numero uno per la vittoria finale, ma forse con qualche piccola certezza in meno. Il suo avversario nei quarti è il redivivo Jo Wilfried Tsonga. Reduce da un periodo a dir poco sfortunato tra infortuni, lacrime e acciacchi. Il pronostico è chiuso, non c’è margine per la sorpresa. E sorpresa non c’è. Ma lo scozzese cerca in ogni modo di complicarsi l’esistenza, di allungare più del dovuto una partita che sul 4 a 2 del quarto set sembra praticamente chiusa. E arriva ad un passo dal suicidio agonistico. E’ finita 6-1 al quinto, per l’idolo di casa, punteggio sin troppo severo e ingeneroso per il francese. Che ha visto il treno, se non per la vittoria almeno per una seria possibilità, passare nel primo game del quinto set. E perderlo per somma sfortuna. Una palla break, all’apice della carica e furia agonistica, che sfuma complice una scivolata, che gli fa perdere il tempo per la risposta, al termine di uno scambio comodamente nelle sue manone. Eppure l’ago della bilancia sembra essere il primo set. Combattuto, forse l’unico davvero di livello del match. Un break per parte, dopo che Murray parte subito col piglio del cannibale e un tiebreak che vede più volte Tsonga a un passo dal successo. Ben tre set point, tra cui uno sul suo servizio, non sono bastati al francese. E una volta messe le mani sul set, per Murray, sembra essere una passeggiata di salute. Vince il secondo set per 6-1 con Jo eclissatosi dal campo, turbato dai postumi di un primo set avuto più volte in pugno. Gioca il terzo con troppa sufficienza, finendo per cederlo.
TSONGA SFORTUNATO SUL PIU’ BELLO
Sembra il contentino, un set di consolazione, per il sempre sorridente Jo Wilfried (che la prossima settimana dovrà guidare il team francese di Coppa Davis). E arriviamo al blackout che colpisce Murray avanti 4-2 al quarto, a un passo dal successo. Tsonga, perso per perso, comincia a giocare come non ci fosse un domani. Aggredisce lo scozzese e si riporta in partita sfruttando la quarta palla break con un dritto potentissimo. Lo scozzese la prende male, molto male. Non gli riesce più niente. A Tsonga entra ogni pallina. Sono quattro i giochi consecutivi persi e ci si trova, incredibilmente, al quinto set. Il pubblico, mai così contento come oggi del prezzo del biglietto, già pregusta una battaglia. Fino all’ultimo scambio. Fino all’ultimo raggio di sole. Ma forse sarebbe troppo. Finisce tutto sugli appoggi persi da Tsonga, che non arriva su quella pallina che poteva essere della svolta. C’è ancora il sole, ma a spegnersi è il francese. Che ha fine partita riceve il plauso sincero e ammirato del pubblico. E che, con il sorriso di chi non serba mai rancore, concede a Murray la precedenza per la stretta di mano all’arbitro. Nemmeno l’ombra di un risentimento, per le decine di C’mon urlati dal rivale. Settima semifinale per Murray: il suo prossimo avversario sarà Tomas Berdych, facile vincitore con Pouille. Chissà se lo spauracchio del redivivo Federer gli porterà ancora dubbi. Ad un passo da quel che sembra lo Slam più facile. Sembra.
Andy Murray (GBR) b. Jo Wilfried Tsonga (FRA) 7-6 6-1 3-6 4-6 6-1
Tomas Berdych (CZE) b. Lucas Pouille (FRA) 7-6 6-3 6-2