Nei tornei del Grande Slam, quelli per i ragazzini, non era mai andato oltre il terzo turno. Tuttavia, una serie di buoni risultati negli altri eventi (su tutti, la vittoria al Trofeo Bonfiglio nel 2015) avevano permesso a Orlando Luz, per tutti "Orlandinho", di diventare numero 1 del mondo tra gli Under 18. Tre anni dopo frequenta ancora i tornei di terza fascia, in cui fatica ad emergere. Il 20enne brasiliano, che in patria era stato accostato addirittura a Guga Kuerten, ha appena “festeggiato” il best ranking al numero 384 ATP. Però ha capito che c'era qualcosa da cambiare per provare – almeno – a costruirsi una carriera decente. E così ha accettato di fare una scelta di vita importante: con un biglietto di sola andata, si spostato dal Brasile alla Spagna. Nuova base, nuova vita presso la BBT Tennis Academy di Barcellona. L'opportunità è nata grazie a una partnership tra l'accademia e la federazione brasiliana. Appena gliel'hanno proposto, ha accettato al volo. D'altra parte, l'accademia è stata fondata da Francisco Roig, vice-allenatore di Rafael Nadal, e vi transitano grandi giocatori come Lopez, Verdasco, Robredo e la Pavlyuchenkova. “Era una possibilità inedita per crescere e migliorare come non mai – racconta – in Europa è molto più facile giocare tornei rispetto al Brasile e a tutto il Sudamerica. C'è grande crisi, i tornei sono diminuiti e i viaggi sono un problema anche se ti devi spostare in Brasile. In Europa non è un problema spostarsi da un Paese all'altro. Inoltre avrò la possibilità di lavorare con Leo Azevedo, altra ragione che mi ha spinto ad accettare”. Che un tennista scelga la Spagna per allenarsi non è una gran notizia, ma cambia tutto se si tratta di un brasiliano: d'altra parte, il concetto di “saudade” l'hanno inventato loro. Anche Guga Kuerten, per tutta la sua carriera, è rimasto incollato alla sua Florianopolis e ha lavorato con Larri Passos (salvo qualche tentativo extra quando ormai era prossimo al ritiro). Anche Luz, lo scorso anno, aveva ripreso ad allenarsi con suo padre dopo qualche tempo a Itajai, sotto la guida di Patricio Arnold.
VOGLIA DI USCIRE DAL LIMBO
Nel 2015 vinceva il doppio giovanile a Wimbledon e alle Olimpiadi giovanili (mentre in singolare vinceva la medaglia d'argento). In quel periodo, otteneva i primi risultati nei tornei Challenger. Tutto faceva pensare a un predestinato. “Quei successi mi hanno aiutato in alcune cose, ma danneggiato in altre”. Filastrocca ascoltata mille volte: Luz non ci vuole pensare ed è concentrato sulla sua nuova vita, in cui può allenarsi con diversi top-100. “In Brasile non avrei avuto questa opportunità”. Tra quelli con cui si allena con più assiduità c'è Joao Sousa, stabile frequentatore dei grandi tornei. Per Luz non deve essere facile assistere ai successi di coetanei come Tsitsipas e Shapovalov: un paio d'anni fa, fu invitato alle ATP Finals insieme al greco e al canadese per fare da sparring ai big. Oggi gli altri due sono stelline, mentre lui gioisce per un paio di titoli Futures, a Vic (Spagna) e Kassel (Germania). Come tanti giocatori che si trovano nel limbo, Luz preferisce giocare tanti tornei Challenger perché i punti ATP arriveranno soprattutto da lì e non più dai Futures, che dal 2019 saranno brutalmente cancellati dal ranking mondiale. A meno che non si arrivi in fondo, i Futures offriranno soltanto “entry points”, ovvero punti per una classifica parallela che stabilirà la possibilità di giocare i tornei più grandi. Come è noto, l'ITF ha scelto così per ridurre il numero di giocatori nella classifica mondiale e fare in modo che sia (più o meno…) composta esclusivamente da professionisti. “Non mi piace pensare ai numeri, perché a volte possono condizionare – dice Luz – preferisco concentrarmi sull'evoluzione del mio tennis, giocare buone partite e prepararmi per il futuro”. Finalmente sembrano messi in archivio i problemi fisici a schiena, gambe e spalla che lo hanno rallentato negli ultimi due anni. Orlandinho vuole dimostrare che i risultati degli ultimi anni non rispecchiano il suo valore. Magari non diventerà un top-10, magari non è un predestinato, ma non è neanche un giocatore da tornei Futures. Come sempre, sarà il campo a stabilirlo.