I giocatori soffrono, sotto il sole cocente di New York. E allora, per la prima volta nella sua storia, lo Us Open ha implementato una Extreme Heat Policy anche per i match maschili quando le temperature si fanno troppo elevate. È una novità storica: la WTA ha una policy ben precisa nel suo regolamento (in vigore dal 1992), con dieci minuti di pausa che possono essere chiesti tra il secondo e il terzo set, la posizione dell'ATP è più sfumata. Intorno alle 13 locali di martedì, la USTA ha tenuto una conferenza stampa in cui Chris Widmaier, direttore delle comunicazioni aziendali delle federtennis americana, ha spiegato la novità: agli uomini saranno concessi 10 minuti di pausa a cavallo tra il terzo e il quarto set. Tuttavia, sarà tutto di natura discrezionale. “Non credo che avremo una policy scritta – ha spiegato – almeno fino alla fine di questo torneo. In questi giorni valuteremo caso per caso, quindi domani decideremo se applicare la policy per la seconda volta”. Tra i giocatori che ne hanno usufruito c'è stato anche Novak Djokovic, poi vincitore in quattro set su Marton Fucsovics. “Voglio ringraziare lo Us Open per averci concesso questa pausa – ha detto – ne avevamo entrambi bisogno, anche se negli spogliatoi non ci è stato permesso di parlare con i membri del nostro team. Eravamo nudi, uno accanto all'altro, nelle vasche ghiacciate dopo aver lottato per tre set. Devo dire che è stata una bella sensazione!”. La questione non è clamorosa in sé, ma assume un certo valore politico perché conferma ancora una volta come i tornei del Grande Slam siano entità separate tra loro. Pur avendo un regolamento comune, hanno specificità diverse.
PARERI DISCORDANTI
L'altro torneo che ha problemi simili, l'Australian Open, adotta una policy differente: spesso i match vengono interrotti del tutto, in qualsiasi momento, e il gioco viene ripreso nei tre campi dotati di tetto. Non sarà così allo Us Open, dove i tetti si chiuderanno soltanto in caso di pioggia. Nella giornata di martedì, i giocatori hanno sofferto maledettamente. Ai cambi di campo si sono visti diversi “salsicciotti” di ghiaccio, utilizzati dai giocatori per raffreddare la temperatura corporea. In virtù dell'eccezionalità della situazione, la USTA ha intensificato i check sulla condizione atmosferica, solitamente effettuati alle 10.30, alle 13 e alle 16. In questi giorni, saranno effettuati ogni ora. Si tratta di misurare l'indice di stress da calore, che tiene conto di una serie di fattori: non solo temperatura, ma anche umidità e temperatura del terreno. Dei cinque ritiri avvenuti martedì, ce ne sono stati un tre legati al caldo: Ricardas Berankis, il nostro Stefano Travaglia e Leonardo Mayer. L'argentino ha detto che non si dovrebbero più giocare match di cinque set. “Credo che ormai appartengano al passato. Non si fermeranno fino a quando qualcuno morirà. È incredibile, le partite diventano brutte”. Un parere negativo arriva da una donna: Andrea Petkovic è convinta che il suo match contro Jelena Ostapenko non avrebbe dovuto essere interrotto, anche perché c'è una forte differenza tra la temperatura interna e quella esterna. “E quando esci dall'aria condizionata fa doppiamente caldo. Sono dovuta uscire perché ero inzuppata, ma credo che avremmo dovuto restare in campo”. Difficile esprimere un'opinione forte su questo argomento, poiché la sensibilità personale può essere molto diversa da caso a caso, così come la percezione della temperatura. Per adesso, si andrà avanti alla giornata.