Ritorno positivo per il serbo, reduce da 12 mesi di stop. Continua a proclamarsi innocente: “Se mi avessero spiegato i rischi, avrei fatto quel test”. Nel frattempo si è iscritto all’università.

Di Riccardo Bisti – 22 luglio 2014

 
“Ero un po’ nervoso, non ho servito bene e ma alla fine è stato importante vincere. E al secondo turno potrò giocare più rilassato”. Un banale lunedì di luglio è diventato molto importante per Viktor Troicki, di nuovo in campo dopo una squalifica per doping. Una squalifica che lui non ha mai digerito: lui si ritiene innocente. I fatti sono stra-noti: Monte Carlo 2013, controllo antidoping, si sottopone a quello sulle urine ma chiede se è possibile evitare quello sul sangue, perchè era “stanco”. Qui c’è l’inghippo, e non sapremo mai com’è andata. Lui sostiene che la dottoressa Elena Gorodilova lo abbia lasciato andare, assicurandogli che “non c’erano problemi”. Lei, ovviamente, sostiene il contrario. E i tribunali hanno creduto alla dottoressa, rifilandogli 18 mesi di squalifica, poi ridotti da 12 dal CAS di Losanna, perchè rifiutare un controllo equivale a risultare positivo. Ma il caso Troicki, anche all’uomo della strada, sembra diverso rispetto a quello di Wayne Odesnik, pure lui squalificato senza essere mai risultato positivo. Ma all’americano furono trovate otto fiale di ormone della crescita, mentre il serbo si è difeso con una vivacità quasi fanciullesca, tanto da far scrivere ai giudici “che si ritiene sinceramente innocente”. L’uomo che pochi anni fa era salito al numero 12 ATP e aveva regalato alla Serbia il punto decisivo per il trionfo in Coppa Davis, oggi è sceso in 847esima posizione e avrà bisogno di tante wild card per tornare in cima. Gli organizzatori Gstaad lo hanno accontentato e lui li ha ripagati, battendo al primo turno il talentuoso Dominic Thiem. “Lo ammetto: è stato un anno difficile – ha detto alla CNN, che si è interessata a lui nei giorni scorsi – mentalmente è stato diffcile gestire il tutto, ma col passare del tempo ho iniziato a prepararmi ed allenarmi, e mi sono concentrato sul mio ritorno”. La questione è semplice: si sente vittima di un sopruso, di un’ingiustizia. A suo dire, quel giorno di aprile, nella stanza di Monte Carlo la dottoressa Gorodilova gli disse che non avrebbe avuto sanzioni se avesse spiegato la situazione (malessere e paura degli aghi) tramite una lettera al responsabile del programma antidoping, Stuart Miller.
 
"ERO COMPLETAMENTE PULITO"
Lei ha negato, ma la sentenza definitiva del CAS le ha tirato una frecciata: “Il CAS ritiene che la dottoressa avrebbe dovuto informare il giocatore in modo più chiaro sui rischi che correva per il rifiuto di sottoporsi a un esame del sangue. Nonostante le imcomprensioni tra il signor Troicki e la dottoressa, non ci sono indicazioni che Troicki volesse eludere il rilevamento di una sostanza vietata nel suo organismo”. Tuttavia, il CAS ha sottolineato che Troicki ha effettivamente commesso una violazione e ha mantenuto la squalifica, pur riducendola di sei mesi. “Ho pensato molto a questa faccenda, non posso mentire – dice Troicki – per me è un’ingiustizia perchè so esattamente cosa è successo in quella stanza. So che non volevo barare. Alla fine ero completamente pulito ed è questo che mi fa male. Lei mi ha informato in modo scorretto e ho pagato caro per questo. Sono sempre stato conforme alle norme antidoping”. Oltre a Novak Djokovic, che si è schierato con vigore al suo fianco, il coach Jack Reader ha definito “incredibile e disgustoso” quello che è successo. “Ha fatto quel che gli ha suggerito la dottoressa. Ok, ha violato le regole, ma un anno di squalifica non esiste. Adesso ci stiamo muovendo per dimostrare alla gente qualcosa di diverso”. CNN ha provato a contattare Stuart Miller, capo del programma antidoping nel tennis. “Troicki è stato trattato esattamente come gli altri. Gli è stata data la possibilità di fornire elementi di prova sia al tribunale indipendente che al CAS, ed entrambi hanno concluso che ha violato le norme antidoping”. La Gorodilova, invece, non parla. Se non ha risposto nemmeno al colosso americano, vien da pensare che non abbia alcuna intenzione di dire la sua.
 
UNO SGUARDO AL FUTURO
Nel periodo di sospensione, Troicki è spesso stato insieme a Djokovic. Lo ha accompagnato nella tournèe sudamericana di fine 2013, poi si è allenato con lui a Belgrado, nonchè a Dubai, Miami e Monte Carlo. Ma quando iniziavano le qualificazioni, Troicki non poteva più accedere agli impianti. “Novak mi ha sempre invitato, ha fatto molto per me e non lo dimenticherò mai”. Anche Jack Reader è rimasto al suo fianco, rinunciando a una clausola del loro contratto che prevedeva un indennizzo di 100.000 euro se il giocatore fosse ritenuto colpevole di doping. “Con quei soldi avrei potuto farmi una bella vacanza, ma non era giusto sfruttare quella clausola. Era in difficoltà e volevo restare con lui”. Adesso si riparte, con la consueta voglia di spaccare il mondo. “Viktor avrà bisogno di wild card anche nei futures” ha detto Reader. In effetti, sono diversi i tornei il cui “cut off” esclude i giocatori oltre la 800esima posizione. Tuttavia, pare che il serbo voglia chiedere diverse wild card ai challenger italiani. Ma non tutti i mali, neanche i più atroci, vengono per nuocere. Troicki ha approfittato della pausa per tornare sui libri. Studia management sportivo presso l’Alfa University di Belgrado. “Ci vorranno altri 3-4 anni per laurearsi, ma per la prima volta ho pensato a cosa fare dopo la carriera, perchè se smetti di fare quello che ami ti ritrovi all’improvviso senza nulla in mano. Al contrario, una laurea mi tornerà molto utile”. Secondo Reader, questo stop forzato allungherà la sua carriera di 1-2 anni. Di sicuro, l’antidoping non si è dimenticata di lui, testandolo in più occasioni anche durante il periodo di sospensione. “Se dovessero chiedermi un controllo del sangue, oggi lo farei in qualsiasi condizione – sospira – e lo avrei fatto anche allora se mi avessero spiegato esattamente a cosa andavo incontro. E’ stata una lezione: adesso ci presterò grande attenzione e farò in modo che non succeda mai più”. Per lavare via l’onta, tuttavia, esiste solo un modo: vincere, vincere e vincere. Se tornerà più forte di prima, avrà dimostrato che aveva ragione lui. Ogni match sarà una battaglia. La prossima avrà le sembianze di Andrey Golubev.