Terzo torneo vinto di fila dallo scozzese che batte in finale Ferrer per 7-5 6-4. Superato in classifica Federer, mai così in basso dal 2003

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Tre, numero perfetto. Tre, come i tornei vinti nelle ultime tre settimane da Andy Murray. Tre come il posto in classifica che occuperà da domani. Tre come i Masters 1000 vinti nel mese di ottobre (2 a Shanghai, 1 a Madrid). Tre, come coloro che si sono aggiudicati gli otto Masters 1000 disputatisi fin qui in stagione (5 Djokovic, 2 Murray e 1 Nadal).

 

Al termine di un’annata dominata in lungo e in largo da Novak Djokovic, non può non far notizia la striscia di (quasi) imbattibilità dello scozzese, vincitore di 4 degli ultimi 5 tornei disputati, e di 25 degli ultimi 26 incontri. Certo, a pesare come un macigno, è l’ennesima bocciatura slam patita a New York che, però, a differenza di quella subita in Australia, non ha per nulla condizionato il prosieguo della stagione di Murray.

 

Dopo gli US Open, infatti, il 24enne di Dunblane ha portato a casa il suo personalissimo triplete asiatico, aggiudicandosi uno dopo l’altro i tornei di Bangkok, Tokyo e Shanghai. Paradossalmente si è rivelato più complicato portare a casa il titolo giapponese, sulla carta di lignaggio inferiore rispetto al torneo cinese, visto che di fronte nell’ultimo atto c’era quel Rafa Nadal che lo aveva sempre sconfitto in stagione.

 

A Shanghai, Nadal si è squagliato come neve al sole già negli ottavi, lasciando via libera allo scozzese che, dopo aver ceduto soli 3 giochi in semifinale a Nishikori, ha regolato nell’ultimo atto David Ferrer. Il punteggio di 7-5 6-4 non rispecchia pienamente la netta superiorità palesata da Murray nel corso del match. Andy si è divertito, come suo solito, a giocare al gatto col topo con lo spagnolo, sempre battuto nei quattro precedenti sul veloce, compreso quello giocato solo otto giorni fa a Tokyo, e vinto dallo scozzese con un eloquente 6-2 6-3.

 

Dal primo game dell’incontro s’intuisce il tenore della battaglia che metteranno in scena i due contendenti. Ferrer, dopo aver mancato ben quattro palle game, cede con un errore di dritto il suo primo turno di battuta dal match di ottavi contro Ferrero.

Lo scozzese, che capisce di non poter sfidare il proprio avversario sulla corsa, mostra una verve propositiva inusitata per i suoi standard. Con il rovescio lungolinea Murray fa in modo che il valenciano sia costretto a colpire il dritto esclusivamente dalla parte destra del campo, disinnescando così il pericoloso dritto a sventaglio di David.  

Peccato che a rovinare quanto di buono messo in mostra nel lunghissimo primo game, ci pensino il doppio fallo e i tre errori gratuiti con cui Murray regala su un piatto d’argento il controbreak allo spagnolo. A tradire Murray è proprio il suo colpo migliore (il rovescio) con cui mette a referto ben 6 “unforced errors” dopo appena tre giochi.

 

Aiutato dalla “magnanimità” dello scozzese, Ferrer riesce a rimanere in linea di galleggiamento. Sul 3-3 recupera da 0-30, procurandosi con uno splendido rovescio lungolinea sulla riga, una chance per tenere il servizio, prontamente sfruttata grazie alla gentile collaborazione di Murray che va fuori giri con il solito rovescio.

Ferrer è costretto a spingere sempre, più del solito, incappando in un numero di errori superiore rispetto ai suoi standard. Così sul 5-5, non sfrutta un vantaggio di 30-0, mettendo a referto 4 errori consecutivi, l’ultimo dei quali è un doppio fallo. Murray ringrazia e passa all’incasso, tenendo il turno di battuta finale a 15 e chiudendo con 2 ace.

Sono ben 17 gli errori di Ferrer, che sconta una percentuale di prime davvero bassa (43%), lui che, nei due match precedenti vinti su Roddick e Lopez, era stato sopra il 60 % raggiungendo la doppia cifra in fatto di ace.

 

Il secondo set si apre come si era concluso il primo. Ferrer perde la battuta da 30-0 subendo un altro parziale di 4 punti. Come nel primo parziale, Murray regala a “Ferru” subito la possibilità di rientrare, con due doppi falli consecutivi che fanno da prodromo al puntuale controbreak.

A differenza del primo set, però, David non ne approfitta e, per la terza volta consecutiva, cede la battuta. A fotografare la resa dello spagnolo è uno smash a campo aperto affondato in rete, che regala a Murray la palla break, trasformata grazie a uno splendido lob di dritto.

 

Ferrer evita un passivo ancora più negativo, annullando col servizio una palla per l’1-4, ripetendosi due giochi più tardi quando disinnesca altre due palle break per il 2-5.

Murray amministra il vantaggio nei suoi turni di battuta, grazie anche a una percentuale di realizzazione sulla prima superiore all’80%.

Ferrer ha un’ultima chance nel game finale, si porta sul 15-30, ma Murray è bravo a stroncare immediatamente qualsiasi velleità di rimonta, grazie a due ottime prime di servizio.

 

Per Murray è il quinto titolo stagionale, ma soprattutto l’ottavo Masters 1000 vinto su 9 finali.

La sua unica sconfitta risale all’ultimo atto del torneo di Indian Wells 2009 quando a batterlo fu Rafael Nadal.

Con questo successo Andy scavalca al numero 3 del ranking Roger Federer che non scendeva dal “podio” dal luglio 2003. Considerando anche le cambiali che dovrà fronteggiare lo svizzero da qui sino al termine della stagione (vittoria a Basilea e al Master, semifinale a Bercy), lo scozzese può essere abbastanza certo di chiudere l’anno davanti a “Sua Maestà”. Una vittoria di Pirro, per i tanti detrattori dello scozzese. L’alba di una carriera ricca di soddisfazioni, per i sudditi di Sua Maestà.

 


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