ROLAND GARROS. La russa supera 6-3 6-2 la nostra Errani e si aggiudica il Roland Garros, completando il suo personale Grande Slam. Niente da dire: troppo brava la Sharapova.
La gioia incontenibile di Maria Sharapova
 
Di Riccardo Bisti – 10 giugno 2012

 
La storia ha chiamato. La più brava a rispondere è stata Maria Sharapova. Tutti i ragionamenti e le speranze a cui ci eravamo attaccati alla vigilia sono franate alla prova del campo. Maria si è aggiudicata match e torneo battendo Sara Errani col punteggio di 6-3 6-2. Non c’è mai stata storia: la russa ha vinto il quarto Slam in carriera, il primo dopo l’infortunio alla spalla, ed ha completato il suo personalissimo Career Grand Slam. Brava, bravissima, niente da dire. Chi pensava che la Sharapova avrebbe potuto essere un’avversaria migliore rispetto alla Kvitova (noi compresi) non aveva fatto i conti con la monumentale tenuta psicologica della russa, una delle pochissime atlete la cui carica agonistica è uguale (se non superiore) a quella della Errani. Purtroppo per lei, la Errani è riuscita solo a sprazzi a togliersi dallo schema dei colpi di inizio gioco. La Sharapova serve meglio, risponde meglio…e tanto le è bastato. La Errani non ha giocato male, ha fatto la sua partita con coraggio e abnegazione. Il problema è che la Sharapova non l’ha fatta giocare. Lo dicono le statistiche: 37 colpi vincenti e 29 errori per la Sharapova, 12 winners e 11 errori gratuiti per la Errani. Bastano le cifre per capire che tipo di match è stato. La Sharapova ha fatto di tutto (riuscendoci) per evitare che lo scambio si prolungasse. Giocava bene con il rovescio e si è difesa ottimamente anche nella diagonale destra, dove sulla carta la Errani aveva qualche chance in più. Sara doveva costruirsi i punti con pazienza e coraggio. “Masha” le ha impedito di farlo.
 
La Errani ha il servizio più debole tra le top 100. La sua prima palla viaggia a 136 km/h, la seconda addirittura a 113. Troppo poco affinchè la tigre siberiana non ci si avventasse. La partita si è indirizzata sin dal primo punto, con la Sharapova super-aggressiva, quasi indemoniata, nei primi game. E’ volata 4-0 in un attimo, facendo pensare a una Caporetto simile a quella patita da Natasha Zvereva nel 1988, quando a Steffi Graf bastarono 37 minuti. Invece la Errani, dopo aver sciolto i muscoli, è entrata in partita. Coach Pablo Lozano le faceva cenno di allungare il più possibile gli scambi, facendo colpire la Sharapova almeno quattro volte su ogni punto. Si è riavvicinata sul 4-2, ma lì la Sharapova ha reagito da campionessa, sparando tre vincenti che hanno abortito qualsiasi tentativo di rimonta. Il momento chiave del secondo set è giunto nel quarto game, quando sul 2-1 la Errani ha avuto una palla break per rimettersi in parità e (chissà, forse) rovesciare la partita. Ma a quel punto la Sharapova ha mostrato quanto è campionessa: tre dritti supersonici (un winner più due errori forzati della Errani) l'hanno tenuta avanti. Nel game successivo, a buoi ormai scappati, la Errani ha cercato disperatamente di tenere viva la partita, cancellando due palle break prima di mettere in rete una volèe sulla terza. Sara non si è mai arresa, ha obbligato la Sharapova a conquistarsi ogni punto, anche nell’ultimo game. Ormai era tutto finito, eppure ha continuato a lottare, procurandosi una palla break per salire 3-5. A quel punto la Sharapova ha deciso di rompere gli indugi, elevando ulteriormente il livello fino ad alzare le braccia sotto il cielo nuvoloso di Parigi.
 
Va bene così. Non si può dire nulla alla Errani, che anzi ha onorato l’impegno fino all’ultimo. Non c’è tempo né spazio per i rimpianti. L’unico, minuscolo, può riguardare l’avversaria che le è toccata in finale. Contro la Kvitova, col senno di poi, avrebbe potuto avere qualche chance in più. Ma è solo tempo di gioire e ringraziare “Sarita” per le emozioni che ha regalato. Ha ottenuto in risultato che nessuno, forse nemmeno lei, avrebbe immaginato. E chissà che il bello non debba ancora venire…