Calcolatrice alla mano, i 2.000 punti in palio allo Us Open tengono ben undici giocatori in corsa per guidare le classifiche mondiali di lunedì 11 settembre: tre uomini e otto donne. Uno scenario inedito, reso possibile da otto mesi di duopolio Nadal-Federer nel maschile e senza una vera regina a livello WTA. Chi saprà approfittarne?Quest’anno, a New York, il traffico non sarà solo sulle strade principali e su quelle che conducono ai campi di Flushing Meadows, ma anche nella via dorata verso la prima posizione delle classifiche ATP e WTA. Non solo lo Us Open metterà di nuovo in palio entrambe le corone del tennis mondiale, con Simona Halep di nuovo a caccia del sorpasso su Karolina Pliskova e Roger Federer che proverà a scalzare immediatamente Rafael Nadal dalla vetta, ma l’enorme mole di punti in palio lascia aperta la possibilità di conquistare il trono a ben undici tennisti diversi. Sì, avete capito bene: a oggi ci sono ben otto giocatrici e tre giocatori in corsa per la vetta delle classifiche di lunedì 11 settembre, quando anche l’ultimo Slam dell’anno sarà andato in archivio. Una cifra record resa possibile dall’enorme equilibrio della stagione femminile, e da una classifica maschile che non era così aperta da parecchi anni. Da quando nel 2009 è stato introdotto il nuovo calendario, con la modifica del sistema di assegnazione dei punti, non era mai capitato che il numero uno ne avesse “solo” 7.645, gli stessi sufficienti a Rafael Nadal per superare Andy Murray e scippargli la prima testa di serie a New York.
Tuttavia, Nadal, Murray e Federer sono racchiusi in soli 500 punti, e l’unica certezza è che se uno dei tre riuscirà a vincere il torneo la vetta sarà sua. Non dovesse essere così, il gioco si farà sui vari turni: a differenza di Federer (assente nel 2016), Nadal dovrà scartare i 180 punti degli ottavi di dodici mesi fa, e Murray i 360 dei quarti. Un vantaggio che per Roger può diventare determinante. Se vorrà superare l’eterno rivale sarà obbligato a fare meglio di lui, e potrebbe non essere necessario un terzo titolo Slam in un anno che avrebbe dell’incredibile. Non solo, sulla carta Roger potrebbe farcela anche senza doverlo battere in semifinale: se lui ci arrivasse, e Nadal non riuscisse a superare l’ostacolo Dimitrov nei quarti, gli sarebbe sufficiente per il sorpasso. Da non dimenticare che nella lotta si può inserire anche Murray: parte svantaggiato rispetto agli altri due, con qualche dubbio da sciogliere sulle condizioni dell’anca dolorante da mesi, ma – calcolatrice alla mano – ha chance di riprendersi la vetta.
Di seguito tutti gli scenari possibili:Rafael Nadal numero 1 ATP dopo lo Us Open se:
– vince il torneo
– arriva in finale e Murray non vince il torneo
– arriva in semifinale, Federer non arriva in finale e Murray non vince il torneo
– perde fra 3° turno, ottavi e quarti, Federer non arriva in semifinale, Murray non arriva in finale
– perde al secondo turno, né Federer né Murray arrivano in semifinale
– perde al primo turno, Federer non arriva ai quarti, Murray non arriva in semifinale
Roger Federer numero 1 ATP dopo lo Us Open se:
– vince il torneo
– arriva in finale e Murray non vince il torneo
– arriva in semifinale, Nadal non arriva in semifinale, Murray non arriva in finale
– arriva ai quarti, Nadal non supera il primo turno, Murray non arriva in semifinale
Andy Murray numero 1 ATP dopo lo Us Open se:
– vince il torneo
– arriva in finale, Nadal non arriva in semifinale, Federer non vince il torneo
– arriva in semifinale, Nadal non arriva al 3° turno, Federer non arriva in semifinaleCome detto, se nel maschile sono in corsa per la vetta post-Us Open tre dei quattro Fab Four, il ring della royal rumble femminile ospita quasi il triplo delle pretendenti al trono, ben otto. Un numero che fa davvero rumore, e conferma una volta di più l’enorme equilibrio presente nel tennis in gonnella. Il motivo è facile: manca una vera campionessa, e sono in tante ad avere i mezzi per trasformarsi da tali a intermittenza, una volta una e una volta l’altra. Mentre qualcuno è certo sia un male, e altri giurano che possa essere un fattore positivo, l’unica garanzia è che non manca la noia. Va detto che il totale è un po’ gonfiato: la matematica dice che prima del via ce la può fare anche Venus Williams, che perderebbe ogni possibilità – anche in caso di titolo – qualora Simona Halep vincesse una sola partita, e pure Svetlana Kuznetsova, che parte con oltre 1600 punti da recuperare alla rumena. Per intenderci, se arrivasse in finale, e tutte le altre perdessero al primo turno, non le sarebbe comunque sufficiente. Detto che ogni scenario, per ora, è ancora possibile, volendo essere realisti si può ridurre l’elenco delle vere pretendenti al trono a soli quattro nomi: Simona Halep, Garbine Muguruza, Elina Svitolina e Karolina Pliskova, in rigoroso ordine di classifica se già si escludono i punti da difendere.
La Pliskova ne perderà ben 1.300, e quindi è automaticamente obbligata a fare meglio di tutte le altre per conservare la vetta, guadagnata a Wimbledon ma frutto dei risultati dei mesi precedenti. Simona Halep parte con la bellezza di 865 punti di margine sulla ceca: significa che in una ipotetica finale fra le due sarebbe sicura di sorpassarla anche in caso di sconfitta. Per questo, la rumena non deve fare tanto la gara sulla Pliskova, quanto su Elina Svitolina e soprattutto su Garbine Muguruza. Non sarà stata contenta di scoprire che la spagnola, che l’ha appena maltrattata nella finale di Cincinnati, è finita nella sua stessa metà di tabellone, ma per il momento Simona ha un problema più grande, che risponde al nome di Maria Sharapova. La logica degli ultimi tornei, e le ben tre occasioni di passare in vetta già sprecate da Simona, sembrano suggerire che la candidata numero uno a chiudere lo Us Open da regina sia Garbine Muguruza. Col titolo a Wimbledon ha svoltato, a Cincinnati si è confermata e se gioca al massimo – Serena permettendo – è la più forte di tutte. Le basterà battere la Lepchenko al primo turno per eguagliare il risultato di dodici mesi fa, e poi può fare solo meglio. Rispetto alla Halep parte con soli 185 punti in meno, e tante chance in più di mettere le mani sul titolo.
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