Il giapponese e la slovacca si laureano campioni junior a Melbourne: per gli italiani poche gioie
Saranno famosi. Il diciassettenne giapponese Rei Sakamoto e la sedicenne slovacca Renata Jamrichova hanno conquistato il titolo juniores degli Open, confermando quanto di buono si dice sul loro valore. In campo maschile si è scritta una paginetta di storia, perché l’espansivo Rei è il primo giapponese a trionfare in Australia e solo il secondo a conquistare un titolo dello Slam, dopo la vittoria nel 2019 a Wimbledon di Shintaro Mochizuki, attuale numero 136 del mondo. Sakamoto, testa di serie numero 4 e 7º nelle classifiche Itf, ha superato dopo una dura lotta (3-6 7-6 7-5) il meno conosciuto ceko Kumstat (42º nel ranking junior), che si è difeso con 25 ace, perdendo il servizio solo una volta, sul 5-5 del terzo set. Vinto il match, Sakamoto – che si allena in Florida ed è stato convocato per il match di Coppa Davis della prossima settimana tra Giappone e Libano – si è inginocchiato in campo indossando l’Acubra, il tipico cappello australiano reso famoso dall’attore di “Crocodile Dundee”, vinto una settimana fa nel torneo di Traralgon. «La mia esultanza? E’ il tradizionale saluto dei samurai – ha detto – amo giocare a tennis, amo la mia racchetta. Dalla prima volta che l’ho presa in mano, sentivo di poterci anche parlare. Credo proprio di essere nato per questo sport».
Meno effervescente, almeno in campo, la nuova reginetta femminile, quella Jamrichova (testa di serie numero 1 e 3ª nel ranking Itf) che un anno fa aveva già vinto il torneo di Melbourne, ma in doppio con la nostra Federica Urgesi, per piazzarsi poi in semifinale a Wimbledon e agli Us Open. Questa volta invece ha alzato il trofeo del singolare, perdendo un solo set – in semifinale con la giapponese Koine – e dominando in finale (6-4 6-1) l’australiana Jones, solo 15 anni, a cui non è bastato il vantaggio iniziale di 4-1. «Il mio idolo è Federer – le sue parole – so che non raggiungerò mai il suo livello, per ora mi accontento di avere vinto dove lui ha trionfato tante volte». Gran fisico, colpi potenti (il suo dritto mancino fa molto male), la slovacca vanta già due semifinali a livello Itf e nel novembre scorso ha debuttato nella King Cup battendo l’argentina Podoroska, 65ª Wta. Renata, sotto contratto con Nike, suona il pianoforte – curiosamente come la sua connazionale Hantuchova, ex 5 del mondo – e prima di entrare in campo ascolta musica classica, in particolare Bach, Beethoven e Mozart. «E’ l’ideale per rilassarmi prima di un match, per essere meno nervosa. Provo anche a suonare al piano le loro sinfonie, ma non sono facili…».
E gli italiani? Poche soddisfazioni dall’Australia. Federico Cinà, semIfinalista pochi mesi fa allo Us Open, si è presentato come prima testa di serie ma è uscito subito, battuto in tre set (dopo aver vinto il primo 6-0) dal kazako Omarkhanov. Si è parzialmente consolato in doppio, dove ha fatto coppia con Sakamoto, uscendo in semifinale. Subito fuori anche Daniele Rapagnetta e Andrea De Marchi – che aveva superato le qualificazioni – si è fatto notare il forlivese Lorenzo Angelini, 17 anni, che ha battuto il russo Derepasko prima di perdere dignitosamente (6-4 6-2) contro il solito Sakamoto. Tra le ragazze ha passato un turno la barese Vittoria Paganetti (18 anni compiuti il primo gennaio) che ha superato la statunitense Hamilton prima di cedere dopo tre ore di lotta di fronte alla cinese Xu. Fuori al debutto Francesca Gandolfi (che ha pescato subito la Jamrichova, vincendo due giochi) e Noemi Basiletti. Da segnalare la vittoria in doppio di Tyra Grant, quindicenne italo-statunitense (è nata a Vigevano, figlia di un ex professionista di basket, Tyrone Grant, e dell’italiana Cinzia Giovinco) da tempo trasferitasi a Orlando e ormai un’atleta Usa.