Quattro anni fa doveva essere il nuovo fenomeno del tennis americano, o forse lo era già. Vuoi perché aveva raggiunto la finale allo Us Open Junior (persa da Ana Konjuh, oggi n.45 WTA), vuoi perché le avevano affibbiato un (sopran)nome, “Tornado”, che ne aveva delineato il personaggio. Ma per mesi Alicia Black è andata avanti palleggiando, a fatica, con bambini di 10 anni, su un campo in terra verde a Delray Beach. E pensare che aveva gettato tutte le basi per costruirsi una grande carriera e cancellare un'infanzia difficile, in cui ha vissuto anche un paio di periodi da senzatetto. Ma il dolore all'anca (frutto di due ernie) e uno strappo ai muscoli addominali l'hanno ricacciata nell'anonimato. Nicole Frankel, sua cara amica, è convinta che se giocasse nel tour avrebbe un buon ranking. “Mi piange il cuore nel vedere quello che sta attraversando”. Il problema è che l'anca fa male, al punto che non riesce nemmeno a dormire dal lato sinistro. Grazie al crowdfunding è terminato un calvario durato qualche anno, in cui non trovava i finanziamenti per l'operazione risolutiva. I soldi guadagnati con le lezioni le servivano per aiutare la madre a pagare l'affitto, nonché a sostenere la sorella Tyra “Hurricane”, aspirante campionessa, oggi numero 52 del mondo tra le Under 18. “A volte queste responsabilità mi sembrano schiaccianti, ho solo 19 anni” racconta la Black, che preferisce essere chiamata con il suo vero nome. Mamma Gayal dice di aver chiamato così le sue figlie dopo lo stupefacente interesse del marketing per le loro prime imprese.
UN PASSATO DA SENZATETTO
Il suo ultimo match risale alle qualificazioni dello Us Open 2015, ma il dolore era già terribile. Un paio di mesi dopo, si è sottoposta a un'operazione. Ma nel luglio 2016 l'anca ha ripreso a far male. Hanno spedito la risonanza magnetica a uno specialista e lui non ha avuto dubbi: “Devi operarti!”. Problema: l'assicurazione di Alicia non avrebbe coperto le spese per un intervento al di fuori dello stato della Florida. Ma lei voleva che a occuparsene fosse il dottor Williams Meyers, uno dei pochi in grado di intervenire su atleti professionisti. Il suo studio, tuttavia, è a Philadelphia. L'operazione costa 16.000 dollari, ma Alicia sostiene che le spese complessive, rinunciando alle lezioni, sarebbero ammontate a 40.000 dollari. E la mamma, con un cancro alla pelle e un'asma, non è in grado di aiutarla. Così è nata l'idea del crowdfunding, ovvero una raccolta fondi tramite internet. Non era una novità per la famiglia, poiché vi avevano già fatto ricorso qualche anno fa per coprire le spese per viaggi e allenamenti. Lei non voleva, provava imbarazzo nel chiedere soldi. Ma la situazione è diventata troppo grave. “Se continuo a danneggiare l'anca, poi il problema diventa irrisolvibile. Il muscolo strappato è davvero doloroso. È una brutta situazione perché vorrei operarmi, ma allo stesso tempo devo occuparmi della mia famiglia. Che tipo di persona sarei se li lasciassi in mezzo a una strada?”. Alicia è particolarmente sensibile a questo argomento: quando aveva 8 anni lei, madre e sorella rimasero senza casa, per qualche mese, dopo che il padre le aveva lasciate. Qualche anno dopo, hanno trascorso un paio di mesi dormendo in macchina. Però arrivò una chiamata della USTA: la fecero allenare per qualche giorno a Boca Raton, dopodiché le offrirono un posto letto nei dormitori perché “dormendo in macchina, arrivavo in campo troppo stanca”.
L'AIUTO DEL RE DEI GIOCATTOLI
Quando ha conosciuto coach Federico Rodriguez, è iniziata una nuova vita. Ha iniziato a comportarsi bene sul campo da tennis, lasciando da parte l'atteggiamento immaturo che l'aveva contraddistinta fino ad allora. Una volta, aveva spaccato cinque racchette di fila. La federtennis americana l'ha sempre perdonata, tenendo conto del suo passato. E poi giocava bene: a 12 anni era già la migliore del paese, forte di una sorprendente combinazione di velocità, potenza e intelligenza. L'anno dopo, senza nessuna specifica preparazione, è diventata professionista. Ha raccolto meno di 50.000 dollari di prize money, oltre a qualche introito degli sponsor. Era un incentivo a giocare, ma i risultati sono stati disastrosi: per mettere insieme un po' di soldi, ha continuato a giocare fino a quando il fisico non ne poteva più. Il suo best ranking WTA la colloca al n.404. Per questo, adesso sta cercando di evitare che accada lo stesso alla sorella minore. “I soldi rappresentavano una grande forma di pressione – racconta – se non vincevo una partita, avevo paura di non poter pagare l'affitto. Non voglio che mia sorella debba vivere lo stesso”. E allora si è inventata maestra di tennis, ma ci vuole una discreta salute fisica anche lì. Tra agosto e settembre, il dolore è aumentato e ha dovuto cedere una buona metà dei suoi allievi ad altri istruttori. “Però almeno ho un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare – sospirava Alicia, che ha pure problemi ai denti e non può intervenire – ma non gioco a tennis, quello che amo, quello che dovrei fare”. La sua storia era finita sul New York Times durante lo Us Open, ed ebbe una risonanza talmente grande da convincerla ad accettare la sfida del crowdfunding. In pochi giorni raccolse 13.000 dollari, fino a quando è saltata all'occhio di Alan Hassenfeld, ex presidente di Hasbro (famosissima azienda che produce giocattoli e giochi da tavolo). È un filantropo che in passato aveva già dato una mano ad atleti in difficoltà. Lo hanno soprannominato "Mr. Monopoly" e si è subito offerto di pagare il denaro mancante, chiedendo in cambio solo due cose: “Vorrei che aiutasse chi si trovasse in difficoltà in futuro, e che mi inviti nel suo box allo Us Open”. È presto per parlare di lieto fine, ma è certo che martedì scorso Tornado Alicia Black si è operata. L'intervento è perfettamente riuscito e i medici le hanno detto che tornerà a giocare senza nessun dolore, dopo una riabilitazione di circa 6 mesi. E allora, forse, la speranza si è riaccesa.