COPPA DAVIS – La conclusione al lunedì porta fortuna all’Argentina: Delbonis supera Bellucci grazie ai consigli di capitan Orsanic (ex coach del brasiliano) e manda in estasi un Paese. Del Potro esaltato in panchina. Quarti contro la Serbia: “Venga pure Djokovic”.
Ha avuto ragione lui, Daniel Orsanic. Il neocapitano della Davis argentina è stato il regista occulto (e vincente) di una serie che sarà ricordata soprattutto per le 6 ore e 42 minuti impiegate da Leonardo Mayer per battere Joao Souza. Ha nascosto il coniglio Delbonis nel cilindro e lo ha tirato fuori solo nell’ultimo singolare, fresco come una rosa, contro un Bellucci provato dalla sconfitta nella prima giornata e deluso dalla sconfitta di Souza. E “Delbo” non ha tradito, battendo il carioca con il punteggio di 6-3 3-6 6-2 7-5. Il match era stato sospeso per oscurità la sera prima (senza luci artificiali, le norme ITF prevedono che ci siano almeno 7 ore di luce: nessuno pensava che Mayer-Souza sarebbe durato così tanto). Per gli argentini è stato un lunedì speciale: gli organizzatori hanno lasciato l’ingresso gratuito e così oltre 8.000 spettatori hanno fatto un tifo indiavolato. E Delbonis non ha tradito: a parte un passaggio a vuoto alla ripresa, ha tenuto a bada Bellucci in un match di robuste bordate da fondocampo. E così la Nuova Argentina vola nei quarti, evitando gli spareggi. Lo scorso anno dovettero giocare il play-off dopo 12 presenze consecutive (almeno) tra le migliori otto. Ma si respira un’aria nuova: archiviato il “conventillo” (allusione a David Nalbandian e i suoi seguaci, tra cui Juan Monaco), Juan Martin Del Potro è tornato a disposizione. Talmente entusiasta da farsi tre giorni di panchina, inquadratissimo ma umile. Sarà lui la chiave per scardinare la Serbia di Novak Djokovic, che farà visita all’Argentina i prossimi 17-19 luglio. Si giocherà sulla terra battuta, in pieno inverno argentino, tra Wimbledon e cemento americano. Per Nole non potrebbe esserci di peggio.
“Che venga pure Djokovic” hanno cantato e ballato gli argentini. C’era voglia di scherzare, ma non troppo. Sette anni fa, fu Del Potro a infiammare gli animi con il suo
“Toglieremo a Nadal le mutande dal c…”, prima della finale contro la Spagna. Sappiamo com’è andata a finire. Meglio evitare i proclami.
“Sono venuto qui per dare una mano, ma i protagonisti sono loro – ha detto Del Potro –
l’Argentina ha trovato nuovi idoli”.
I SAGGI CONSIGLI DEL CAPITANO EX COACH
La sfida contro il Brasile è stata durissima. I carioca, incapaci di battere l’Argentina in Davis da 40 anni, speravano di prendersi una rivincita dopo gli sberleffi del mondiale di calcio dello scorso anno. Sono arrivati a un passo dall’impresa, quando Souza è andato a servire per il match sul 6-5 al quinto. Ma la ruota, a questo giro, ha dato una mano agli argentini. Leo Mayer ha tirato fuori anche quello che non aveva (
“Aveva un cuore talmente grande che non gli entrava neanche in corpo” ha detto capitan Orsanic), tanto da aver bisogno di una flebo dopo il match. E sul 2-2 non si è mai avuta la sensazione che Delbonis potesse perdere, anche perchè aveva un vantaggio in più: Orsanic è stato il coach di Bellucci. Nessuno, meglio di lui, avrebbe potuto consigliarlo.
“Ma è tutto merito di Federico – ha detto Orsanic –
io posso avergli dato qualche suggerimento, ma è stato bravo lui a gestire la situazione”. Le vacche grasse degli anni passati non sono ancora tornate, ma l’Argentina torna ad avere progetti di grandezza. Se il polso lascerà in pace Del Potro, consentendogli di tornare tra i top-10, l’Argentina potrà giocarsela alla pari con tutti. A Buenos Aires ci sarà un clima infernale e per i serbi non sarà facile. In Argentina non lo è per nessuno. Lo sa bene Novak Djokovic, che nella sua ultima presenza nel paese è stato sonoramente fischiato dai tifosi del Boca Juniors mentre tirava qualche rigore alla Bombonera (insieme a Rafa Nadal). Motivo? Si è tesserato per il San Lorenzo, squadra del cuore di Papa Francesco. Magari qualche “Xeneize” se ne ricorderà e lo prenderà di mira. Ma per metterlo in difficoltà, statene certi, gli argentini sono pronti a tutto.
ARGENTINA – BRASILE 3-2
Joao Souza (BRA) b. Carlos Berlocq (ARG) 6-4 3-6 5-7 6-3 6-2
Leonardo Mayer (ARG) b. Thomaz Bellucci (BRA) 6-4 6-3 1-6 6-3
Melo / Soares (BRA) b. Berlocq / Schwartzman (ARG) 7-5 6-3 6-4
Leonardo Mayer (ARG) b. Joao Souza (BRA) 7-6 7-6 5-7 5-7 15-13
Federico Delbonis (ARG) B. Thomaz Bellucci (BRA) 6-3 3-6 6-2 7-5