Spettacolare e longevo, personaggio fuori dagli schemi, Ullrich, mancato a 95 anni, ha giocato per trent’anni raggiungendo buoni risultati negli Slam e in Coppa Davis. Molti lo conoscono come padre di Lars, il batterista dei Metallica, ma è stato anche musicista, giornalista, pittore, attore, regista e coreografo

Torben Ulrich, il tennista danese che è mancato in questi giorni a 95 anni, non è stato un campione ma era uno dei miei idoli in gioventù: alto, mancino, capello e barba lunghi, Torben non poteva non essere notato. Fu numero uno di Danimarca per svariati anni, ed è stato anche tennisticamente molto longevo, visto che è rimasto attivo sul circuito dagli anni ’40 fino ai ’70, prima di passare pro col World Championship Tennis che organizzava un circuito di vecchie glorie, e giocò anche in Italia per mio padre Carlo.

Come accennavo, Torben non era un campione ma vinse due volte ad Anversa e una a Stoccarda, sempre sulla terra rossa, e raggiunse gli ottavi di finale sia a Parigi, sia a Wimbledon, sia a New York che non è da tutti. Credo che sia stato il tennista più anziano ad aver giocato in singolare in Coppa Davis, dove conta oltre 100 presenze, visto che rappresentò per l’ultima volta la sua Danimarca alla bella età di 49 anni. Torben però andava oltre il tennis; mentre giocava infatti girava il mondo con il suo gruppo jazz nel quale suonava il clarinetto, e magari il giorno dopo una serata al jazz club compariva ad un torneo. Si esibiva spesso a Copenhagen, e successivamente divenne un critico musicale famosissimo in Danimarca, dove ha recensito per i più importanti giornali del suo paese tenendo una rubrica di gran successo sul giornale Bazar, che aveva lui stesso fondato. Ha scritto anche libri sul jazz pubblicati dal quotidiano BT. La sua passione per la musica l’ha trasmessa al figlio Lars che in quel campo lo ha superato in fama diventando il batterista dei Metallica, il conosciutissimo gruppo rock-heavy metal.

Ma è stato anche un pittore, divenendolo un po’ per caso: una fondazione aveva chiesto negli anni ’70 a vari personaggi pubblici danesi di disegnare un elefante blu a scopo di beneficenza. Torben andò oltre e si specializzò nella tecnica dell’imprinting utilizzando vecchie palle per i suoi lavori, che furono ospitati da importanti musei. La sua poliedricità non finisce qui. E’ stato anche attore, regista e coreografo; insomma, una vita intensa per un atleta non fenomenale ma di personalità, e divertente da vedere, che a me piaceva molto. Erano un tennis e un mondo diverso, quelli dei suoi tempi, e mi reputo fortunato di averlo vissuto. Riposa in pace, Torben.