Siglato in settimana l’accordo tra Atp e la birra Corona che affiancherà il suo nome a quello del circuito maschile. Cosa potrebbe migliorare?

di Gabriele Riva

 

Una bionda messicana fa irruzione nel circuito Atp: si tratta della birra Corona che ha firmato un accordo commerciale da 70 milioni di dollari per accompagnare il proprio nome a quello dei campioni della racchetta. Qualcuno ha già stortato il naso: gli gnè gnè rimproverano il fatto che l’alcool mal si sposa con la vita d’atleta e con il proverbiale “buon esempio” che gli idoli sportivi devono dare ai giovani. Difesa: siamo nel 2010, data importante non tanto per sviluppo o apertura mentale ma per crisi economica. Della serie: se c’è qualcuno che apre il portafogli, meglio non farsi troppi problemi e accettare. Dicendo magari anche grazie e lasciandosi alle spalle dei pipponi mentali anacronistici e veri solo fino a un certo punto…

 

 

I dieci miglioramenti che porterà il nuovo sponsor al circuito Atp…

 

Al numero 10

Una fetta di limone nel collo di ogni bottiglietta ai cambi di campo

 

Al numero 9

Vicino al misuratore della velocità del servizio, un etilometro per il pubblico

 

Al numero 8

Tra un punto e l’altro i raccattapalle oltre all’asciugamano porteranno uno schiumoso boccale traboccante

 

Al numero 7

“Ehi, uno schiumoso boccale traboccante?!? Lo voglio anch’io!”.

Ok… il rientro di Safin

 

Al numero 6

Per esigenze di marketing nelle statistiche il doppio fallo si chiamerà doppio malto  

 

Al numero 5

Molti più party per Elphant

 

Al numero 4

Agli Us Open potranno accedere solo gli spettatori che abbiano compiuto i sedici anni.

 

Al numero 3

Grandi corse in macchina nei sensi vietati, sopra i limiti di velocità, senza patente e con soldi falsi nel portafogli… ah no, un momento, quello è un altro Corona… sorry

 

Al numero 2

Basta frigoriferi anche per gli integratori: i giocatori si serviranno alla spina

 

E il primo miglioramento che porterà il nuovo sponsor al circuito Atp è

Fan scatenate, in bikini e… totalmente ubriache

 

 


da un’idea di… David Letterman

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