Nel 2014, Fabio Fognini era arrivato a 180 punti da un posto tra i primi dieci. Il treno buono sembrava passato, invece il lavoro di Franco Davin e gli ultimi risultati lo hanno rilanciato. Oggi si trova a 360 punti da Jack Sock, ma una ragionevole certezza arriverà soltanto raccogliendo circa 1.200 punti da qui al Roland Garros. Impresa possibile?
"Due montagne". Quattro anni fa, quando Fabio Fognini era salito al numero 13 ATP, papà Fulvio (suo primo ed appassionato tifoso) definì così il percorso che separava il figlio dall'agognato ingresso tra i top-10, qualcosa che all'Italia al maschile manca da quando la TV a colori era un lusso per pochi (Corrado Barazzutti, 31 dicembre 1978). Era l'aprile 2014 e per Fabio furono settimane di fuoco: prima la vittoria in Davis su Andy Murray, poi una classifica da brividi. Il ranking ATP del 14 aprile 2014 lo vedeva a soli 180 punti dalla decima posizione, allora occupata da Milos Raonic (2.580 contro 2.400). “Per entrare tra i top-10, Fabio deve scalare ancora due montagne. Ne ha affrontate due per arrivare dov’è, adesso ce ne sono altrettante” diceva papà Fulvio. La storia ci ha insegnato che quelle due montagne erano troppo ripide. In mezzo c'è stato un po' di tutto: cose belle sul piano personale, dal matrimonio con Flavia Pennetta fino alla paternità, meno buone sul campo da tennis. Qualche eccesso comportamentale e un generale scadimento di forma nel 2016, che lo ha convinto a interrompere la collaborazione con coach José Perlas. “Top-10? L'obiettivo finale sarebbe quello…” sussurrava Franco Davin all'inizio della collaborazione. Lo diceva con circospezione, come se fosse il primo a non esserne convinto. Semplicemente, era consapevole del lavoro da svolgere. Da allora sono passati 15 mesi e sì, possiamo tornare a elucubrare su 'sto benedetto piazzamento tra i primi dieci. Sarebbe un evento epocale: ricordate l'estate 2009, quando una serie di buoni risultati negli Stati Uniti regalarono la top-10 a Flavia Pennetta? Se Fognini dovesse farcela, moltiplicate il clamore per dieci. L'inizio di stagione è stato favoloso: semifinale a Sydney, ottavi all'Australian Open, semifinale a Rio de Janeiro e adesso il successo a San Paolo, sesto titolo ATP in carriera (senza dimenticare il weekend di Morioka, dove è rimasto in campo per una dozzina di ore e ha portato l'Italia nei quarti di Coppa Davis). Già 14 partite in cassaforte: l'anno scorso, raggiunse questo traguardo a maggio. E allora il dibattito si è riacceso: Fabio può farcela? Può davvero spingersi nell'elite più ristretta?ASTICELLA FISSATA A 2.770 PUNTI ATP
Il nuovo ranking ATP lo colloca al numero 19 ATP, con 2.190 punti. In questo momento, la decima posizione è occupata da Jack Sock a quota 2.650. L'americano, tra l'altro, ha una notevole cambiale in scadenza a Indian Wells, 360 punti intascati con la semifinale dell'anno scorso. Curiosamente, 360 punti è il distacco attuale tra Fognini e Sock. Ovviamente gli incastri di classifica sono ben più complicati. Prima del decimo posto di Sock, ad esempio, ci sono otto giocatori: Wawrinka, Pouille, Djokovic, Carreno Busta, Berdych, Bautista Agut, Schwartzman e Isner. Non sarà semplice superarli tutti, anche se tra loro c'è chi è fermo per infortunio e chi non è in forma. Per cercare di capire se Fognini potrà raggiungere il sacro obiettivo, dobbiamo analizzare due aspetti: i punti che dovrà raccogliere e le oggettive speranze di riuscirci. Partiamo dai punti. Oggi Sock ha 2.650 punti, ma in linea di massima qual è l'asticella dei top-10? Per capirlo, abbiamo preso in esame vari ranking ATP di metà stagione, verificando il punteggio del numero 10 in quel momento. Il calcolo parte dal 2009, anno in cui è stato varato l'attuale sistema di classifica. Nella settimana prima di Wimbledon, al numero 10 ATP abbiamo trovato i seguenti giocatori e i relativi punteggi:
19 giugno 2017 – Tsonga 3040
20 giugno 2016 – Gasquet 2905
22 giugno 2015 – Nadal 2135
23 giugno 2014 – Gulbis 2725
24 giugno 2013 – Wawrinka 2915
25 giugno 2012 – Isner 2655
20 giugno 2011 – Roddick 2200
21 giugno 2010 – Tsonga 3185
22 giugno 2009 – Gonzalez 3165
Come vedete, l'asticella oscilla di oltre 1.000 punti. Nel 2010, Tsonga era numero dieci nonostante avesse 3.185 punti, mentre cinque anni dopo a Nadal ne servirono “appena” 2.135 (meno di quelli attuali di Fognini). Facendo la media dei vari punteggi, la cifra è 2.769,4 (periodico). Tenendo conto delle ovvie oscillazioni del ranking, riteniamo sia questo il punteggio da raggiungere per essere ragionevolmente certi di entrare tra i primi dieci. E allora è giusto domandarsi se Fabio abbia nel braccio, nel cuore e nella testa la possibilità di farcela.CI VOGLIONO ALMENO DUE EXPLOIT
Nell'ATP Race, la classifica che tiene conto dei soli punti conquistati nell'anno solare, Fognini è undicesimo con 700 punti, appena 10 in meno rispetto a Kevin Anderson e Lucas Pouille. Il dato serve a valutare lo stato di forma, ma non ha valore storico. Non si ricorderà mai un giocatore perché era “ottavo nella Race”. Però serve per darci un'idea sulle attuali possibilità di Fognini. E allora facciamo un po' di conti, da qui al Roland Garros. Agli attuali 2.190 punti dobbiamo sottrarre quelli in scadenza: sono 630, così suddivisi.
360 – Miami (semifinale)
90 – Roma (ottavi)
90 – Roland Garros (terzo turno)
45 – Indian Wells (terzo turno)
45 – Madrid (secondo turno)
Togliendo i punti in scadenza, dunque, il bottino di Fabio scende a 1.560 punti. Mica male: se anche dovesse perdere sempre da qui a giugno, resterebbe comunque saldamente tra i top-30 ATP. Ma non è più tempo di guardarsi indietro: è tempo di puntare a quella top-10 sfiorata e poi sfumata quattro anni fa. Fissando il traguardo a 2.770 punti (media del numero 10 da quando c'è il nuovo sistema di classifica), l'azzurro dovrebbe intascare 1.210 punti per avere la ragionevole certezza di raggiungere i primi dieci. Può farcela? Impossibile saperlo. È possibile? Sì. È probabile? Forse no. 1.210 sono un bottino importante, doppio rispetto a quello ottenuto l'anno scorso. Le occasioni non mancheranno: da qui a giugno, Fabio avrà a disposizione cinque Masters 1000, uno Slam e qualche torneo sparso qua e là. Lo scorso anno fu disastroso ad aprile, perdendo al primo turno a Monte Carlo, Budapest (scelto a sorpresa al posto di Barcellona) e Monaco di Baviera. Gli altri risultati, nella media, furono bilanciati dalla splendida semifinale a Miami. C'è spazio per migliorare, ma raddoppiare non sarà facile. Per Fabio sarà obbligatorio raggiungere almeno una semifinale in un Masters 1000 (360) e andare il più avanti possibile a Parigi (gli ottavi valgono 180, i quarti 360): in quel caso, l'obiettivo sarebbe raggiungibile. Altrimenti sarebbe dura, e da giugno in poi sarebbe più complicato crescere. In definitiva: quante chance ha Fabio Fognini di entrare tra i top-10 sul breve periodo? Tenendo conto di mille variabili (avversari, asticella da superiore, stati di forma, fisiologici alti e bassi), le possiamo quantificare intorno al 25%. Ma soltanto arrivare a parlarne, qualche tempo fa, sembrava impensabile. E allora armiamoci di calcolatrice. Speranzosi.
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