In un incontro pubblico a Palma de Maiorca, Toni Nadal dice che Rafa lo avrebbe già “cacciato” se non ci fosse stato il legame familiare. E aggiunge: “Imparare le cose non è divertente”.
Toni Nadal segue il nipote sin da quando era un ragazzino
 
TennisBest – 28 settembre 2012

 
Da quando il nipote è fermo ai box per i noti problemi al ginocchio, anche Toni Nadal è in stand-by. Lo zio-coach dello spagnolo, elemento chiave nella crescita del fenomeno Nadal, ha rilasciato alcune dichiarazioni in un incontro pubblico a Palma de Maiorca, demininato “Palma Activa”. Toni ha ribadito la sua filosofia, basata sull’umiltà. “Io non ho mai nascosto la verità a Rafa. Se Federer è migliore, è migliore”. Parlando di se stesso, ha aggiunto: “Non sono un allenatore d’elite. Sono un coach normale che allena un atleta d’elite. Se non fossi suo zio mi avrebbe già cacciato”. Di certo Nadal è uno dei pochi top-players a non aver mai cambiato allenatore. Rafa è un tipo metodico, non ama i cambiamenti. E’ probabile che il coach, così come tutto lo staff, resteranno gli stessi fino a fine carriera, e non “perché sono quello più a buon mercato”, come ha scherzato Toni. “Di certo ho sempre sperato di poter allenare un tennista di alto livello. Era la mia motivazione, quella che mi faceva rendere meglio. E lavori meglio se stai bene”. Una volta che sarà terminata la carriera del nipote, Toni ricomincerà daccapo. Prenderà delle giovani promesse e cercherà di lanciarle nel circuito mondiale, forte della sua esperienza e di quello che ha imparato in giro per il mondo.”Non è facile imparare, e nemmeno migliorare. Bisogna tenerlo sempre presente, anche se la società tende a dimenticarlo. Tuttavia, il vero fallimento non è mancare l’obiettivo, bensì non provare nemmeno a raggiungerlo”.
 
Toni ha poi raccontato un aneddoto per spiegare quanto sia difficile il delicato rapporto tra giocatore, coach e famiglia. “Una volta un genitore non era contento del rendimento del figlio, e si lamentava con me chiedendomi se gli avevo insegnato certe cose. Io gli ho risposto che suo figlio aveva imparato quelle, ma io gliene avevo insegnate altre”. In altre parole, secondo Toni l’apprendimento è fatica. “Non credo negli aspetti ludici, perché imparare le cose non è divertente”. Sebbene la chiacchierata fosse incentrata sul tennis, Toni ha parlato anche di calcio. Non avrebbe potuto essere altrimenti, visto che l’altro zio di Rafa (Miguel Angel) è stato un ottimo calciatore, diventando una delle colonne del Barcellona. Però il nipote ha sempre preferito il Real Madrid. Secondo Toni, sarebbe andato oltre: “Rafa avrebbe preferito diventare un calciatore del Real Madrid piuttosto che un tennista”.


A proposito di Rafa, nei giorni scorsi è uscita una dichiarazione di Nicolas Mahut sulla pagine Twitter de “L’Equipe”, in cui sostiene che non avrebbe mai vinto il Roland Garros…se avesse usato la racchetta di Federer! Sembra un’affermazione provocatoria, in realtà è la scoperta dell’acqua calda. La Wilson di Federer, con il suo piatto corde più piccolo, garantisce maggior potenza e precisione, ma un margine d’errore minuscolo. Al contrario, la Babolat di Rafa offre un maggior controllo di palla e più “generosità” nei recuperi e nelle palle colpite male. Inoltre il discorso si può ribaltare: è evidente che lo spagnolo avrebbe faticato con l’attrezzo di Federer, ma è indubbio che lo svizzero avrebbe avuto gli stessi problemi con la racchetta di Nadal, magari a Wimbledon. La verità è che ogni giocatore utilizza la racchetta più adatta al suo tennis. E trovarla è un’abilità. Rafa non sarebbe un campione, così come Federer, se non avesse un attrezzo con cui si trova bene. Pensiamo a Djokovic, che quando passò da Wilson a Head ebbe più di un problema ad adattarsi alla nuova racchetta. Oppure a Sara Errani, che quando ha capito di aver trovato un attrezzo più adatto…non ci ha pensato due volte a cambiare.