Lo zio coach: “C’era una lesione al piede e il medico ci disse che la carriera sarebbe stata finita. Non ci siamo mai arresi”

Foto Ray Giubilo

Convivere con il dolore e con la sofferenza: è stato uno degli aspetti principali della meravigliosa carriera di Rafael Nadal. Andare oltre qualsiasi limite che il fisico gli presentava, spingersi sempre a dare qualcosa in più.

Di alcuni snodi della carriera del nipote ha parlato lo zio Toni, suo mentore e primo allenatore, al programma radio El Partitazo de COPE: “Rafael si è abituato a convivere con il dolore. Per molti anni ha avuto problemi e quasi sempre ne è uscito più forte. Aveva problemi che sembravano farlo sprofondare ma lui è riuscito a uscirne sempre. Questo gli è rimasto in testa e ultimamente pensava di poter tornare a competere ancora, ma vedendo giorno dopo giorno che le cose non si risolvevano, ha dovuto prendere la decisione di smettere di giocare. Ma se non avesse superato tutte quelle difficoltà non sarebbe diventato così forte”.

Un infortunio nel 2005 poteva porre fine alla sua carriera: “Nel 2005 è stata scoperta una lesione all’osso del piede. Il medico ci ha detto che la sua carriera era finita, i suoi pazienti affetti da tale problema riuscivano a praticare solo sport leggeri. Non ci siamo arresi. In quel periodo ha iniziato ad usare delle solette che hanno cambiato i suoi appoggi al terreno. Quelle solette hanno salvato la sua carriera, ma nel cambiare l’appoggio Rafael è stato costretto a cambiare il suo modo di correre, l’equilibrio e lo stress sul corpo. Sono sorti problemi al ginocchio e alla schiena. È vero che è sempre stato al limite, ma penso che sia qualcosa dovuto all’infortunio al piede del 2005″.