L’allenatore di Matosevic rivela che lo svizzero si ritrova in alcune fisime dell'australiano. “Soffre la pressione”. E’ uscito dai top 50: c’è un caso Tomic?
Bernard Tomic non batte un giocatore meglio piazzato di lui dallo scorso gennaio
Di Riccardo Bisti – 29 novembre 2012
C’è da domandarsi se nel circuito ATP ci sia un Caso Tomic. Questo ragazzo di 20 anni ha raggiunto i top 30, raggiungendo la seconda settimana sia a Wimbledon che all’Australian Open. A quell’età si può solo progredire. Anche Grigor Dimitrov migliora anno dopo anno, sia pure un po' a rilento. Il Bad Boy australiano, invece, ha fatto un passo indietro. Come i gamberi. Ha chiuso l’anno al numero 52, scatenando la rabbia di John Newcombe, il quale ha invocato un cambio di mentalità “altrimenti rischia di uscire dai primi 100”. Il suo tennis anti-convenzionale non fa più paura. Ma la speranza di un cambio di rotta arriva nientemeno che da Roger Federer. Lo svizzero, infatti, sostiene che Tomic gli ricorda il se stesso giovane e indisciplinato. Lo ha rivelato Josh Eagle, allenatore del numero 1 australiano Marinko Matosevic. Durante il torneo di Basilea, Eagle ha parlato con Roger Federer dopo che Tomic aveva racimolato appena due giochi contro Mikhail Youzhny. “Roger ha detto che queste difficoltà potrebbero essere collegate alla pressione. Tutti si aspettano che Bernie diventi un campione. Federer ha detto che quando era giovane era spesso frustrato e arrabbiato durante le partite. E per questo giocava male”. Un anno fa, Tomic era il nome nuovo del circuito ATP. Gli avversari non sapevano come affrontarlo. “Ma nello spogliatoio si diffonde rapidamente la voce sui punti di forza o debolezza dei vari giocatori. E adesso gli avversari non hanno più paura di lui”.
La classifica di Tomic è franata al numero 52 dopo alcuni episodi in linea con il suo personaggio. Lasciando perdere i problemi con la polizia australiana, lo avevano rimproverato per aver danneggiato un prato di Wimbledon dopo la sconfitta, nonchè di aver mollato la partita contro Roddick allo Us Open. E lui ha ammesso che al Masters 1000 di Shanghai ha profuso l’85% degli sforzi. In tanti gli dicono di staccarsi da papà John e di prendere un coach “vero”. Roger Rasheed gli suggerisce di prendersi una pausa fino a quando non avrà risolto i problemi personali. La verità è che da gennaio non batte un giocatore che lo precede in classifica, e rischia di uscire dai primi 100 se non confermerà gli ottimi risultati di inizio anno (semifinale a Brisbane, ottavi all’Australian Open). “Io credo che la stagione appena passata sia stata molto utile per Bernie e il suo team – continua Eagle – era molto difficile confermare i risultati dell’anno prima. Spero che possa utilizzare al meglio la stagione invernale per riflettere e trovare il modo di raggiungere il top. Nessuno mette in dubbio il suo talento, è in grado di tirare colpi eccezionali. Ma nello sport di alto livello il talento non basta. Ci vuole qualcosa di più. Tomic deve imparare dai campioni. Se trova il modo di imitarli, ha davanti a sé un futuro pieno di successi”.
A favore di Tomic ci sono la giovane età (ha compiuto 20 anni lo scorso 21 ottobre) e un carattere vivace, per nulla intimorito dai grandi palcoscenici. “Non dobbiamo commettere l’errore di considerarlo finito. Bernard si riprenderà, ma è giunto il momento di prendere in mano la sua carriera e mettere a tacere le voci nello spogliatoio”. Una delle chiavi potrebbe essere la scelta di un team stabile. Adesso trascorrerà due settimane con fisioterapista e sparring partner, poi dovrà scegliere un team fisso. “Fino a quando non farà questa scelta sarà dura. Quest’anno non ha funzionato la dinamica attorno a lui”. Ma chi potrebbe essere l’allenatore giusto per Tomic? “E chi lo sa? Papà John non funziona, ma è dura recidere il rapporto tra padre e figlio. Lo abbiamo visto con Mark Philippoussis. Bernard ha un carattere inusuale. Sinceramente non vorrei allenarlo”. Accidenti.
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