LA STORIA – Il 17enne argentino Tomas Etcheverry, numero 13 della classifica mondiale juniores, è costretto per motivi economici a rinunciare all'Australian Open under 18, dove sarebbe stato fra i favoriti. Vitto e alloggio sono a carico degli organizzatori, ma i costi dei biglietti aerei per l'Australia sono già eccessivi. In tutto questo, l'AAT dov'è?Dei problemi economici dei giocatori che non arrivano ad alti livelli si sente parlare spesso, e l’equazione errata tennista = milionario non è più così di moda. Ma il problema è ancora lontano dalla soluzione e la situazione resta la stessa: chi fatica a raggiungere certe posizioni di classifica non guadagnerà mai, non solo perché ogni anno le spese sono sempre di più, ma perché ci sono anche da coprire tutti gli esborsi dell’attività giovanile, quando l’unica certezza è che di soldi (sponsor a parte, ma è roba per pochi) non ne entrano. E allora capitano casi come quello del diciassettenne argentino Tomas Etcheverry, numero 13 della classifica mondiale juniores. I siti specializzati lo definiscono la più grande speranza del Paese, nel 2015 è stato sparring della nazionale di Davis durante l’incontro con la Serbia, e a piccoli passi è diventato uno dei migliori junior del mondo. Eppure, dovrà rinunciare all’Australian Open under 18, dove sarebbe stato la sesta testa di serie, perché il viaggio da Buenos Aires (è di La Plata, nella provincia) all’Australia è troppo caro. Il programma prevedeva due tornei: il classico appuntamento di preparazione di Traralgon e appunto l’Australian Open junior, che scatterà sui campi periferici di Melbourne Park nella mattinata di sabato 21. Ma il giovane, calcolatrice alla mano, ha fatto quattro conti e si è accorto che, in una stagione che lo vedrà anche giocare più frequentemente a livello Futures (dove l’ospitalità manca e i costi lievitano), una trasferta così è decisamente fuori budget. Eppure, il regolamento ITF per i tornei giovanili di Grado A (come gli Slam, il Bonfiglio e pochi altri), obbliga gli organizzatori a farsi carico delle sistemazioni alberghiere dei giocatori e anche dei pasti, cena compresa. Significa che l’unica spesa corposa che Etcheverry avrebbe dovuto sostenere è il viaggio di andata e ritorno da Buenos Aires alla capitale dello Stato del Victoria, per sé e per il proprio coach Gustavo Merbilaha.
LA FEDERTENNIS LATITA
Dando uno sguardo veloce ai prezzi, senza troppe pretese sui servizi offerti dal volo, ce la si cava con una cifra intorno ai 2.500 euro a testa. Ai quali ne va aggiunto un altro migliaio – stando larghi – da spendere fra incordature, lavanderia, il viaggio da Traralgon a Melbourne, qualche taxi e i vari extra. Un investimento, per solamente due tornei, che il sudamericano ha reputato eccessivo, decidendo a malincuore di rinunciare a una delle ultime possibilità Slam della sua carriera junior, e anche a un bel po’ di esperienza sulle superfici veloci, direzione presa dal tennis moderno e anche dal suo fisico, arrivato a toccare i 196 centimetri. Una scelta comprensibile e condivisa da tutti gli altri junior argentini che avrebbero avuto il diritto di partecipare al primo Slam giovanile dell’anno: ben 19 nel maschile e 4 nel femminile, fra main draw e qualificazioni. Sborsare tali cifre, con la certezza di non avere ritorno economico (giustamente, nessun torneo under 18 al mondo è dotato di montepremi), può risultare eccessivo. Ma qui emerge una discreta falla nel sistema della Federtennis argentina, perché – come avviene in Italia – dovrebbero essere loro a farsi carico dell’attività internazionale dei migliori junior del Paese, creando una sorta di team e incentivando il gruppo a vivere quelle esperienze fondamentali per farsi le ossa in vista di un futuro nel Tour. Invece, dopo aver vinto la Davis dopo una rincorsa infinita si coccolano l’Insalatiera e un Del Potro tornato ad alti livelli quando sembrava ormai un ex, ma non sembrano così attenti al futuro. L’ha lasciato intendere anche lo stesso Del Potro, in un’intervista rilasciata al ritorno in Argentina dopo il successo di Zagabria. Disse più o meno che, da parte dell’AAT, sarebbe stato folle non sfruttare l’effetto Davis per investire nello sviluppo del tennis e nel supporto ai giovani. Pare non l’abbiano capito, e potrebbero pagarlo caro. Molto più di un biglietto in economy per l’Australia.

LA SCHEDA DI THOMAS ECTHEVERRY
L'ENTRY LIST DELL'AUSTRALIAN OPEN U18