Alla vigilia della finale di Coppa Davis, il New York Times ha dedicato un interessante focus a Janko Tipsarevic. Il serbo ha evitato di fare vittimismo sulla sua infanzia, visto che è cresciuto in Serbia nel bel mezzo della guerra. "Ad essere onesti, non mi va di piangere e dire che è stata molto dura. Per l'amor di dio, non è stato semplice, ma sono stato abbastanza fortunato da avere un padre che si è dedicato a tre lavori per farmi giocare a tennis. Insomma, non è stata una storia come Rocky Balboa, povero e senza soldi. Io ho avuto la fortuna di avere qualcuno che si occupasse di me". Tanta fiducia è stata ripagata, visto che Janko, il "tennista filosofo", è entrato addirittura tra i top-10 e si è qualificato per due edizioni delle ATP World Tour Finals. Alla vigilia della finale di Coppa Davis, il New York Times ha dedicato un interessante focus a Janko Tipsarevic. Il serbo ha evitato di fare vittimismo sulla sua infanzia, visto che è cresciuto in Serbia nel bel mezzo della guerra. "Ad essere onesti, non mi va di piangere e dire che è stata molto dura. Per l'amor di dio, non è stato semplice, ma sono stato abbastanza fortunato da avere un padre che si è dedicato a tre lavori per farmi giocare a tennis. Insomma, non è stata una storia come Rocky Balboa, povero e senza soldi. Io ho avuto la fortuna di avere qualcuno che si occupasse di me". Tanta fiducia è stata ripagata, visto che Janko, il "tennista filosofo", è entrato addirittura tra i top-10 e si è qualificato per due edizioni delle ATP World Tour Finals.