Poca chiarezza sulla norma che obbliga i tennisti a rispettare i limiti di tempo tra un punto e l’altro. Per l’ATP sono 25 secondi, per l’ITF 20. Ma negli Slam non si utilizzerà.
John Isner non ha gradito la nuova regola sul time warning.
Ma negli Slam non sarà (ancora) utilizzata

 
Di Riccardo Bisti – 12 gennaio 2013

 
Ogni Slam ha il suo tormentone. L’Australian Open 2013 non farà eccezione: nei primi giorni del torneo si parlerà del tempo da rispettare tra un punto e l’altro, già oggetto di vivaci polemiche. In teoria, Nei tornei ATP sono tollerati 25 secondi tra un punto e l’altro, mentre negli eventi ITF soltanto 20. Tuttavia, la norma non sarà applicabile nè all’Open d’Australia, nè in tutti gli Slam e nemmeno in Coppa Davis. Attualmente è in vigore soltanto negli eventi ATP (challenger compresi) e nei futures (in questo caso i secondi sono 20). Tuttavia non è detto che gli Slam e la Davis possano decidere di uniformarsi. Per questo l’Australian Open sarà un banco di prova importante. Wayne McKewen, referee dell’Australian Open, ha detto che gli arbitri sono già stati catechizzati. In caso di irregolarità, verrà dato un warning e poi una penalità. “Ma non vogliamo penalizzare i giocatori se prendono fiato dopo aver giocato uno scambio faticoso. Semplicemente vogliamo evitare che perdano tempo di proposito. Diremo gli arbitri di utilizzare il buon senso”. A margine del sorteggio dell’Australian Open, è intervenuto Pat Cash. L’ex pirata si è detto favorevole a una condotta più severa, peraltro utilizzando un po’ di ironia: “Penso che ci sia bisogno di far rispettare le regole. Per quanto ci piaccia vedere Djokovic far rimbalzare la palla tra un punto e l’altro, credo che i fans vogliano vedere più tennis”. I giocatori erano abituati a fare come volevano: nella prima settimana dell’anno ci sono stati un mucchio di warning: nei primi cinque giorni di Doha ce ne sono stati addirittura 36. Sono finiti nella morsa Murray, Monfils (che ha pronunciato la mitica frase: “Sono nero, sudo molto”), Garcia Lopez, Baghdatis e anche Berdych. Il ceco, penalizzato a Chennai, si è indispettito: “Non credo ci sia bisogno di una regola del genere. Quando fa caldo è quasi impossibile da rispettare. A Chennai c’era grande umidità, avevamo bisogno dell’asciugamano dopo ogni punto”.
 
La parola chiave, in effetti, è “buon senso”. Starà alla sensibilità degli arbitri fare le cose giuste. La finale dell’Australian Open 2012 è durata 5 ore e 53 minuti. Uno studio condotto da ESPN aveva dimostrato che Djokovic e Nadal si erano presi più di 30 secondi tra un punto e l’altro. Se avessero rispettato le regole, il match sarebbe durato 70 minuti di meno. Secondo Berdych, una rigorosa applicazione delle regole abbasserebbe il livello. “Di sicuro non migliorerebbe la qualità del gioco e non vedremmo più partite come questa”. McKewen non è d’accordo, ed ha sottolineato che quel match fu pieno di scambi durissimi. “Spesso i giocatori hanno bisogno di più tempo per recuperare, quando fa caldo o in match particolarmente lunghi. In casi come questi, non vogliamo uccidere nessuno”. E i diretti interessati che ne pensano? Con Nadal ai box, è arrivata l’opinione di Novak Djokovic. Il serbo si è detto favorevole “Perchè non piace a nessuno trascorrere sei ore su un campo da tennis”. Dopo la finale dello scorso anno si accese un dibattito sull'argomento, con alcuni giocatori (Roddick, Ginepri e Russell su tutti), che avevano proposto di copiare dal basket il concetto dello shot-clock. La nuova regola si avvicina parecchio a questa concezione. Il problema è che i giocatori faticano ad adattarsi., sono troppo abituati alla loro routine. John Isner ha problemi fisici e si è dovuto ritirare da Melbourne, ma durante il suo match a Sydney si era dimenticato della norma. Ovviamente è stato penalizzato. “Io sudo molto, per questo devo giocare con il cappello. Ma gocciolo in continuazione, e non avevo tempo per recuperare l’asciugamano. Quando mi è stato chiamato il warning mi stavo apprestando a servire. Ero già sulla linea! Questa regola non mi piace perchè influisce sui miei ritmi, sulla routine. E credo che sia così anche per altri giocatori”.
 
Ci sono poi i problemi di conoscenza. Diversi giocatori non sanno esattamente in cosa consiste la regola. Alcuni pensano che l’orologio si fermi quando sono sulla linea e iniziano il movimento per servire. Non è così. Sono stati inflitti dei warning a giocatori che stavano facendo rimbalzare la palla. Altri ancora, come Isner, pensavano che ci fosse il warning e poi un penalty point per ogni altra infrazione. La storia più divertente riguarda Tomas Berdych: il ceco non ne sapeva niente. La mail dell’ATP, evidentemente, si era persa nei meandri della rete. “Ne ho sentito parlare per la prima volta a Chennai, quando l’ho visto scritto su una bacheca. Mi hanno detto che avevano inviato una mail. Se lo sai in anticipo puoi organizzarti nel periodo invernale, cambiare la tua routine e fare in modo di essere pronto entro 25 secondi”. Il ceco è furioso. A suo dire, con questa nuova regola, sparisce la routine a cui un giocatore si abitua in anni di attività. “In tutta la mia carriera non ho mai visto un tennista perdere tempo deliberatamente. Nessuno. E loro vengono fuori con questa idea”. Molto seccato anche Janko Tipsarevic: “Odio questa regola. Di solito non mi prendo molto tempo tra un punto e l’altro, ma in un posto molto umido come la mettiamo? Sono contento che i tornei del Grande Slam non l’abbiano adottata. E’ stupida”. Come detto, i tornei del Grande Slam più la Coppa Davis si rimetteranno alla discrezionalità dei giudici di sedia, senza che sia il cronometro a scandire i ritmi. Un’altra piccola grande differenza tra i mondi ATP e ITF. Senza considerare la WTA: per ora, il tennis femminile non ha problemi di questo tipo. Loro sono impegnati a omologare il “gruntometro”…