Sorpresa a Cincinnati: una Serena Williams non al 100%, ma piena di motivazioni, viene superata al fotofinish da una ringhiante Azarenka. E’ un’ottima notizia in chiave Us Open. 
Victoria Azarenka festeggia il successo con una bella spruzzata di champagne

Di Riccardo Bisti – 19 agosto 2013

 
Aleggia il fantasma di Jimmy Connors. Se Maria Sharapova lo ha licenziato dopo appena un mese, Victoria Azarenka ne ha incarnato meglio di tutte lo spirito. Ma non c'è il rischio che si separi da coach Sam Sumyk, abbracciato dopo la vittoria a Cincinnati, al termine di una finale thriller contro Serena Williams, battuta 2-6 6-2 7-6 dopo due ore e mezza di lotta. E' stata una vittoria più importante che bella. L’americana ha perso quattro partite in tutto il 2013: due sono arrivate contro la Azarenka, che dunque si prende a forza il ruolo di “Sfidante Principale”. Connors, dicevamo: c’è stato un momento in cui perdeva sempre contro Borg e McEnroe. Eppure non mollava, anzi era felice di affrontarli. Provava un piacere quasi masochistico nel misurarsi con i propri limiti. Godeva nell’avere una chance dopo l’altra. La Azarenka non ha mai nascosto la gioia nel giocare contro Serena Williams, anche dopo averci perso una decina di volte di fila tra il 2009 e il 2013. Si è finalmente sbloccata a Doha, ma il successo di Cincinnati vale di più anche se è stata una partita strana, che difficilmente rivedremo allo Us Open. Motivo? In primis il pubblico: è inquietante che un torneo così importante avesse così poca gente a vedere la finale. Cincinnati è l’unico torneo combined in cui la finale maschile si gioca prima di quella femminile. Dopo il sold-out di Nadal-Isner, buona parte del pubblico ha salutato il Lindner Family Tennis Center ed è tornato a casa. E poi c’è stato il rendimento di Serena Williams, inspiegabile. O meglio, spiegabile con un qualche problema fisico di cui non ha parlato. Ma era chiaro che non stesse bene. Serena ha giocato male per tutto il torneo, a partire dal primo turno contro Eugenie Bouchard, in cui disse di aver commesso errori che di solito non fa neanche…bendata! “Se continuo così, non avrò chance di vincere il torneo”.
 
Ci teneva, perchè non ha mai vinto a Cincinnati. Da quando il torneo è diventato Premier, non era mai andata oltre i quarti. Anche per questo ha giocato oltre i limiti in una giornata in cui il motore aveva qualcosa che non andava. In verità, Serena ha dominato il primo set e aveva fatto pensare a una facile vittoria. Ma poi si è inceppata. E' piombata in un mare di errori gratuiti (alla fine saranno 49 contro i 30 della Azarenka) ed ha perso il secondo con identico punteggio (6-2). Da segnalare il carattere della Azarenka: sul 4-1, Serena ha tenuto un eterno turno di battuta, comprensivo di 12 parità. Lo ha voluto con i denti, sentiva che era il game decisivo. Ha ruggito come una pantera, sembrava pronta a chiuderla in due set. Nel game successivo è salita 0-40 sul servizio della Azarenka, ma lì la bielorussia è stata grande. Ha ripreso per i capelli il game, come a dire: “Se vuoi questa partita, te la devi prendere”. Di solito Serena è in grado di farlo, ma stavolta no. Alzare il volume del grunting non le è servito, e si è trovata a giocare un delicato terzo set. Ha tenuto fino al 2-2, poi la Azarenka è andata nuovamente in fuga. Sul 4-2 e 30-0, ecco la reazione della Pantera del Michigan. Serena ha vinto 11 dei 14 punti successivi, andando a servire sul 5-4. Quando “Hawk Eye” ha battezzato fuori il rovescio della Azarenka sulla palla break, i titoli di coda sembravano pronti. Invece il film di questa partita aveva ancora qualcosa da raccontare. Serena ha giocato un pessimo game di battuta e a dovuto servire, a sua volta, per rimanere nel match. Ce l’ha fatta, poi al tie-break si è visto di tutto. Sul 4-4, Vika ha sbagliato una palla facile e regalato il 5-4 e due servizi a Serena.
 
Lì è successo l’imponderabile. Un rovescio a campo aperto (dopo aver chiamato a rete la Azarenka) e un doppio fallo hanno condannato Serena, che però restava viva grazie a una terrificante risposta di rovescio. Sul 6-6, Vika ha firmato il suo personale capolavoro, giocando uno splendido punto in progressione fino a chiuderlo con un delicato (!) tocco sotto rete. Davvero bravissima. L’ultimo errore di Serena sigillava un successo meritato, non tanto sul piano del gioco quanto sulla personalità. In genere, queste partite finiscono in mano alla più forte per pura inerzia psicologica. La Azarenka ha avuto la forza di ribellarsi e giocare meglio nel momento del bisogno, aggiudicandosi il 17esimo titolo in carriera, il terzo nel 2013 dopo Australian Open e Doha. Li ha vinti tutti sul cemento ad eccezione di Marbella 2011 (terra battuta). Ma ciò che conta è la ritrovata competitività ai piani alti del tennis femminile: Serena sarà la favorita numero 1 a Flushing Meadows, ma non dovrebbe essere un "One Woman Show". In effetti, non era stato così neanche l’anno scorso. Per merito di chi? Ovviamente, di Victoria Azarenka. La tigre bielorussa.
 
WTA PREMIER CINCINNATI
Finale

Victoria Azarenka (BLR) b. Serena Williams (USA) 2-6 6-2 7-6