Il 19-17 al quinto set fra Tsonga e Isner ha riaperto il dibattito sulla possibile introduzione del tie-break anche nel set finale. Lo Us Open l’ha lanciato, la Coppa Davis ha ceduto, mentre gli altri Slam al momento non ci pensano. “Sono favorole, l’ho detto spesso, ma non ci posso fare molto”, le parole di “Long John”.

Quando si parla di match maratona sono in pochi nel circuito ad avere voce in capitolo quanto John Isner. Non solo per il famoso record, ma perché in carriera allo statunitense è capitato spesso di giocarsi dei successi Slam a oltranza, dopo il 6-6 del quinto set, l’ultimo nella Middle Sunday contro Jo-Wilfried Tsonga, che ha visto lo statunitense arrendersi 19/17 dopo aver mancato un match-point una manciata di giochi prima.  Alla sua conferenza stampa dopo la sconfitta, un giornalista ha fatto notare a Isner che erano almeno nove i match “a oltranza” giocati nella sua carriera, chiedendogli un’opinione sull’introduzione del tie-break anche nel quinto set. Come noto, il game decisivo nell’ultima partita si è sempre giocato solamente agli Us Open, in onore del suo inventore Jimmy Van Alen, prima che nel 2015 cedesse anche la Coppa Davis, che peraltro il suo primo tie-break al quinto l’ha già avuto, nel match vinto dal norvegese Durasovic contro il lituano Grigelis nel primo turno del Gruppo 2, zona Europea. A quanto pare, invece, gli Slam non ne vogliono sapere, malgrado la gran parte dei giocatori siano d’accordo. Mi piacerebbe se ci fosse il tie-break al quinto – ha spiegato Isner – e l’ho detto un sacco di volte. Ma non ci posso fare molto, e non so se succederà mai”.