Il recente vincitore all’Orange Bowl, ha fatto sua una storica frase di Pistol Pete: “Lascio che sia la racchetta a parlare”. Ma non avrebbe potuto senza un'incredibile casualità. 
Francis Tiafoe, 16 anni, è già sotto contratto con Adidas e Wilson
(Foto New York Times)


Di Riccardo Bisti – 9 gennaio 2014

 
Negli ultimi 20-25 anni, non tutte le ciambelle statunitensi sono venute col buco. Il tennis a stelle e strisce sta vivendo una crisi senza precedenti, su cui si è detto e scritto di tutto: cause, motivazioni e possibili soluzioni. Tuttavia, lontano dalla rotte tradizionali del tennis americano (California e soprattutto Florida) è nata una realtà importante, salita alla ribalta col successo di Francis Tiafoe all’Orange Bowl. Il ‘colored’ americano è il più giovane di sempre ad aver vinto la prova Under 18. Per questo, persino il New York Times si è interessato al Junior Tennis Champions Center di College Park, Maryland. L’impianto si trova nella periferia di Washington è funziona alla grande nonostante il clima ostico, ben diverso dal sole della Florida. Il direttore è un signore finlandese, Vesa Ponkka. Viste le sue origini, deve essere abituato al freddo. Ma non cerca scuse: “Pensare che una struttura situata in un luogo freddo non possa funzionare è un'idea pigra – ha detto a Ben Rothenberg – se l’allenamento è buono, è buono ovunque. Non importa se fuori c’è il sole oppure ci affidiamo alle luci artificiali”. Disse più o meno lo stesso Toni Nadal quando rifiutarono l’offerta della federtennis spagnola e Rafa rimase a Manacor. “Se si lavora bene, si lavora bene ovunque”. Il JTCC dispone di ben 32 campi da tennis, di cui 15 coperti e punta esclusivamente sui tennisti americani, senza cercare a tutti costi il fenomeno esotico. “Non ci interessa prendere un tennista europeo e poi prenderci i meriti dei suoi successi. Ci interessa prendere un giovane e investire tempo e risorse su di lui”.
 
L’impianto è stato costruito nel 1999 su idea del magnate Ken Brody, i cui investimenti hanno permesso di operare senza scopi di lucro, in modo da consentire l’accesso a tanti giocatori che non avrebbero potuto permettersi un allenamento d’elite. Il reclutamento al di fuori dei canali abituali ha generato il primo grande prodotto: Francis Tiafoe. Il campione dell’Orange Bowl ha trascorso quasi tutta l’infanzia in una stanza del centro, mentre il padre vi lavorava come addetto alla manutenzione. Papà Constant ha lavorato nell’impianto dal 1999 al 2010, con uno stipendio annuo di 21.000 dollari. Francis e il gemello Franklin sono cresciuti dentro il club, soprattutto quando hanno avuto l’opportunità di viverci. Mamma Alphina era ben contenta di saperli lì, piuttosto che in un quartiere degradato. Oggi la famiglia risiede in un appartamento di Hyattsville, ma il legame con il JTCC non è mai venuto meno. Ancora oggi, Tiafoe non ha una vita sociale al di fuori di quei 32 campi da tennis. Quando era un bambino, si metteva a bordo campo e osservava i baby-campioni. Il suo preferito era Denis Kudla, poi capace di sfondare tra i top-100 ATP. Stravedeva anche per Mitchell Frank, attuale punto di forza della Virginia University nel Campionato NCAA. Sogna di emularli, magari di fare ancora meglio. “Senza questo posto, probabilmente oggi sarei un ragazzo normale, andrei a scuola e farei le tipiche cose di un 15enne. Ma grazie al loro aiuto, sono andato oltre l’ordinario. Questo centro significa molto per me”. Secondo Ponkka, ci sono state talmente tante persone a sostenere la crescita di Tiafoe, che “Se mai dovesse vincere un grande torneo e tenere un discorso di ringraziamenti, dovrebbe sfogliare l’intera rubrica del telefono!”. Il segreto di Tiafoe, per adesso, è la continuità. E’ allenato da Misha Kouznetsov (ex atleta NCAA) sin da quando aveva otto anni. E’ raro, negli Stati Uniti. Il modello USTA, infatti, divide gli allenatori per fasce d’età. Significa che un giocatore cambia coach ogni anno, al massimo ogni due.
 
“In questo modo non c’è coinvolgimento con gli allievi – dice Kouznetsov – qui, invece, stiamo insieme per l’80% del suo tempo”. La voce si è diffusa per tutto il paese. Alcuni giocatori di alto livello considerano il Centro come un buon punto di riferimento. La top-100 Alison Riske ha trascorso a Washington buona parte della preparazione invernale. Si è anche allenata con Tiafoe. “Sono impressionata da lui. E’ il ragazzo più innamorato del tennis che abbia mai conosciuto. Penso che sia eccezionale”. La Riske ha intravisto nel ragazzo le stimmate del campione. Dopo il successo all’Orange Bowl, evento di risonanza mondiale, è tornato ad allenarsi come se niente fosse. E’ tornato a Washington la domenica sera, e il lunedì mattina era di nuovo in campo. “In quel momento ho detto: ‘Wow, quello è un campione’”. Tiafoe ha la giusta mentalità: compirà 16 anni il 20 gennaio, ma ha già ben presente la distinzione tra campioni e bidoni. E lui non vuole finire nella seconda categoria. “Se diamo un’occhiata all’albo d’oro dell’Orange Bowl, ci sono alcuni nomi di cui non si è più sentito parlare. Non voglio diventare come loro, soprattutto adesso che sono il più giovane”. Tra un allenamento e l’altro, studia nella soffitta della Club House. E’ determinato a prendere almeno il diploma, poi si vedrà. L’ultima frase è un altro capolavoro. “Non mi piace la sfrontatezza. Non penso sia necessario parlare tanto, basta lasciarlo fare alla racchetta. A cosa serve chiacchierare se lo può fare la racchetta?”. Chissà se qualcuno gli ha riferito che disse la stessa cosa un certo Pete Sampras. Lo accusavano di non essere un personaggio e lui rispose così. Negli albi d’oro non restano le pagliacciate. Restano gli Slam. Pete lo sapeva bene. A quanto pare, lo ha già capito anche il giovane Francis.