Sembrava la solita intervista in cui un ex giocatore si toglie qualche sassolino. Le frasi di Thomas Muster contro il tennis e la società attuale si facevano leggere, ma la vera notizia l'ha data rispondendo a una domanda senza particolari pretese. Ospite al torneo ATP di Vienna, laddove 30 anni fa giocò una finale al veleno contro Horst Skoff, è stato intervistato dal Tiroler Tageszeitung e gli hanno chiesto se abbia mai avuto il desiderio di allenare. La risposta ha sorpreso tutti. “Sto seguendo Anastasija Sevastova da quattro anni. Si era fermata e io l'ho spinta a riprovarci, adesso la alleno telefonicamente. Lo faccio gratis, nessuno deve saperlo”. In piena epoca di super-coach (all'epoca erano entrati in scena Becker, Chang, Ivanisevic, Edberg) lui accettò di dare una mano a un talento che si era perduto. Qualche settimana fa vi abbiamo raccontato la storia della Sevastova. Lei racconta qualcosa di diverso, che fu lei a comunicare la decisione di tornare a giocare in spiaggia, al suo coach-fidanzato Ronald Schmidt. Però è vero che si allena in Austria da tempo e per anni ha utilizzato una racchetta del marchio Kneissl, di cui Muster era l'unico testimonial. Lui era un guerriero, senza particolari doti tecniche, mentre la lèttone è una giocatrice di istinto e talento. Ma il ruolo di allenatore (in questo caso è più corretto dire consigliere) è completamente diverso. E Thomas, evidentemente, ha trovato la giusta alchimia con la Sevastova, in questi giorni impegnata al WTA Elite Trophy.
"CHIUNQUE PESCA NEL MIO STESSO STAGNO È UN AVVERSARIO"
Non gli interessano i titoli sui giornali o la popolarità gratuita. D'altra parte, nel 1999 smise di giocare senza dire niente a nessuno. Qualche anno prima aveva dato del “matto” a Stefan Edberg per aver annunciato il ritiro con un anno d'anticipo. “Gli hanno fatto le stesse domande a ogni torneo… che incubo”. Thomas fu fedele ai suoi propositi: è sparito da un giorno all'altro, senza annunci. Aveva messo su parecchi chili, poi si è rimesso in forma e ha portato avanti un patetico tentativo di rientro a 40 anni suonati. L'ha vissuto come un gioco, senza pretese e senza cercare popolarità. Anche perché non si riconosce nel mondo attuale. In particolare, non sopporta l'assenza di rivalità sincere e sentite, come poteva essere la sua con Boris Becker (ricordate la finale di Monte Carlo 1995?) o con lo stesso Horst Skoff. “Oggi non ci sono più le rivalità di un tempo – ha detto Muster – adesso è tutto fotografato e pubblicato su Instagram. Tutto deve essere politicamente corretto. Non sopporto il mondo digitale, in cui ognuno parla di argomenti che non conosce. Le rivalità ci sono, ma pubblicamente sono solo coccole e complimenti. Per come la vedo io, chiunque pesca nel mio stesso stagno è un avversario. Sarebbe bello se ci fosse qualche strappo, ma le conseguenze sarebbero eccessive”. Era un Muster scatenato, ai taccuini del giornale austriaco. Arrabbiato per il continuo richiedere gli asciugamani ai raccattapalle (“Ai miei tempi quasi non ci si sedeva neanche ai cambi di campo, poi avevamo la segatura…”) e dell'eccessiva lentezza del gioco attuale, che a suo dire è colpa dei giocatori (“Non è che devi aggiustarti tutto 13 volte prima di ogni punto come fa Nadal, c'è qualcosa di nevrotico in tutto questo”), se l'è presa con l'utilizzo sfrenato della tecnologia, in particolare dei telefonini.
NO ALLA TECNOLOGIA, SÌ AL TRATTORE
L'ex numero 1 del mondo è felicemente lontano dai social network. “Sono felice che nessuno sappia dove mi trovo – dice – non mi interessa sapere se qualcuno si sta facendo la doccia oppure dove va in vacanza. L'umanità sta perdendo il buon senso: se togli uno smartphone ai bambini sembra che gli hai tolto l'esistenza. Trovo tutto questo spaventoso”. Per sfuggire da tutto questo, conduce una vita piuttosto ritirata. Ogni tanto si concede qualche apparizione nel Champions Tour, ma in generale fa altro. “Mi piace guidare il trattore, tagliare gli alberi, adesso sto sistemando il giardino. L'ultima volta che ho pulito casa ho riempito 17 contenitori. Adesso sto costruendo una casa a Graz e ho un cantiere in Nuova Zelanda, dove andrò tra poco”. Poca passione per il tennis attuale. “Ha perso la sua anima, è come se fosse una macchina senza motore. Il denaro lo ha distrutto”. La pensa come lui Goran Ivanisevic, con il quale si è ritrovato a Vienna. Non è contento di quello che fa, ma si ritrova a girare per il circuito al seguito di Milos Raonico. “Gli ho detto che non deve farlo, se non gli piace. Io faccio quello che mi piace. E ci sto bene ogni giorno”.