L’AIUTO DI KUERTEN E LARRI PASSOS
Il segreto? Alla prima apparizione in carriera in un torneo maggiore, e per di più contro un top-10, molti sarebbero scesi in campo per fare bella figura, con la bocca piena dei quasi 10.000 dollari garantiti al primo turno. Lui, invece, l’ha fatto per vincere, fregandosene delle oltre 300 posizioni di differenza. Si è ricordato dei consigli di Kuerten, che gli ha dato una mano quando da Fortaleza si è trasferito a Santa Caterina per allenarsi all’accademia di Larri Passos (proprio dall’ex mentore di “Guga”), aiutandolo a trovare qualche sponsor per finanziarsi l’attività e consigliandolo nella programmazione. “È stata una figura importantissima, mi ha trasmesso fiducia e tranquillità”, ha detto Thiago nella prima conferenza stampa della sua vita, col cellulare che esplodeva di complimenti e dopo che fra i vialetti del Jockey Club Brasileiro aveva firmato più autografi e concesso più selfie che in tutta la sua vita. Proprio lui che fino a qualche ora prima non veniva riconosciuto da nessuno. “Ci ho creduto sin dall’inizio, provando a non lasciargli comandare il gioco, la cosa che sa fare meglio”. Già, ma la testa non basta. Ci vogliono anche i colpi e lui ha mostrato un bagaglio interessante, con un diritto mancino applaudito anche dallo stesso Tsonga. “La vittoria mi ha fatto credere ancora di più nel mio gioco, ma so che la strada per arrivare fra i primi 100 è ancora lunghissima. Non voglio mettermi inutili aspettative. Quello che conta è continuare a lavorare per raccogliere altri risultati come questo”. Non poteva immaginare che avrebbe fatto qualcosa di simile appena sette giorni più tardi: dopo aver lottato con Pablo Cuevas, poi vincitore del torneo, si è spostato a San Paolo e ieri ha sfoderato un’altra impresa, battendo 6-3 7-5 Nicolas Almagro.
ADDIO FUTURES IN GEORGIA
Lo spagnolo non è Tsonga, ma fra i 10 c’è stato e sulla terra è un autentico cagnaccio, specialmente nel ‘suo’ torneo paulista, vinto tre volte fra 2008 e 2012, quando Monteiro ancora sgomitava fra gli juniores. Quella gloria è passata, ma ora ne è arrivata un’altra, da provare a mantenere con la speranza che la sorte non gli metta di nuovo i bastoni fra le ruote. È già successo la scorsa estate, quando dopo due deludenti Futures in Georgia si è presentato in Slovacchia, per le qualificazioni del Challenger di Poprad-Tatry, ed è stato costretto al ritiro nel corso di una furibonda lotta di quasi tre ore contro il ceco Robin Stanek, 725 del mondo. È salito 9-8 nel tie-break del terzo set, ma proprio sul match-point ha subito una grave distorsione al ginocchio sinistro. Il responso della risonanza non gli ha sorriso: rottura totale del legamento crociato anteriore, che significa operazione. Ma Monteiro ha la testa dura, invece che seguire il consiglio dei medici ha fatto di testa sua. “Il mio fisioterapista sosteneva che la rottura non fosse completa, perché il ginocchio non era così instabile. Aveva ragione: abbiamo fatto un grande lavoro ed è migliorato gradualmente. Dopo tre mesi e mezzo sono tornato”. Giusto in tempo per ottenere qualche buon risultato nei Challenger sudamericani di fine anno, iniziare bene la nuova stagione e guadagnarsi la wild card della (possibile) svolta. Dopotutto, il tennis c'è, due match così non si vincono per caso. Munoz-De La Nava è avvisato. Talvolta per fare il salto di qualità può bastare poco, come la consapevolezza di poter vincere anche a certi livelli. Fino a otto giorni fa non lo immaginava nemmeno, ora dovrebbe averlo capito. E i Futures in Georgia sembrano già un brutto ricordo.
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