Lavoro professionale da 4.000 incordature l’anno per 48 km di corde. Otto ore al giorno, con concorrenza sleale e molto mal retribuito. Ecco cosa dice, ascolta e consiglia un tipico incordature italiano.  

Quante incordature mediamente posso fare in una tipica giornata di lavoro? Onestamente, una quindicina. Per fare un lavoro come si deve, servono 25 minuti, perché devi tirar dritto otto ore, per cinque giorni e mezzo la settimana. I record di velocità contano poco se poi tiri due corde insieme o non le allinei come si deve. In più, ogni oretta devo fermarmi una decina di minuti, comprese le pause fisiologiche e le telefonate di clienti, parenti e amici. Se resto full tutto l'anno, supero le quattromila incordature. Sono 48 chilometri di corda…
 

Cosa faccio quando un giocatore veterano o di livello davvero amatoriale, mi chiede di incordargli la sua racchetta da 320 grammi, 98 pollici e 19 millimetri di spessore, con un monofilamento a 25 kg, «anzi no, fai un chiletto in più, così non mi scappa lunga»? La prima volta cerco di convincerlo a usare tensioni molto più basse; la seconda, a provare un bell'ibrido; la terza, a passare al multifilamento; la quarta, gli consiglio di cambiare anche la racchetta. Se poi insiste, gli metto tranquillamente un 4G a 27 kg e chiamo il fisioterapista per la provvigione.
 

Succede ancora che qualcuno mi chieda di cambiargli le stringhe. Giuro.
 

Però in generale i clienti cominciano a essere più preparati. Ogni tanto entrano sapendo perfettamente quello che vogliono, altre hanno piacere a confrontarsi. I migliori sono quelli che si lasciano accompagnare nella scelta e che amano sperimentare, soprattutto con gli ibridi. Succede che si sbaglia clamorosamente, ma il divertimento sta anche nel creare qualcosa di particolare e molto soggettivo. Provare a cambiare è divertente e talvolta si trovano dei set up perfetti, che nemmeno ti immaginavi.
 

Trovare la corda giusta è complicato. Con la racchetta te la cavi tra una ventina di modelli, con le scarpe anche meno. Corde ce ne sono centinaia e spesso di buonissimo livello. E poi è difficile capire piccole differenze perché dipende dalle palle che usi, la superficie sulla quale giochi, le condizioni meteo, la giornata buona o cattiva del giocatore che con qualcosa deve pur prendersela. La prima opzione è individuare la categoria di riferimento (monofilamento, multifilamento, ibrido, eccetera), poi lavorare partendo da quello a cui è abituato il cliente e portarlo eventualmente su una strada più consona poco alla volta.
 

Un consiglio che mi ha dato un ingegnere, grande esperto di corde: prova a montare un ibrido così: corda molto resistente e corda molto morbida, alla stessa tensione. Quella resistente spingerà tanto dietro quella morbida e le rotazioni aumenteranno in maniera evidente. Certo, si romperà prima, ma se sei un arrotino è una libidine pazzesca.
 

Quando mi chiedono il budello naturale, faccio il 15% di sconto di default. Così, per stima.
 

Se invece volete davvero un monofilamento, tenete molto bassa la tensione, anche sotto i 20 kg. Kukushkin è arrivato a 9,5 kg all'ultimo torneo di Monte Carlo.
 

La domanda più frequente di chi non ha grande dimestichezza con le corde? «Scusa, ogni quanto le devo cambiare?». E la tua macchina? La cambi uguale che abbia fatto 20.000 chilometri in città o 50.000 di rally? Non esiste un parametro perfetto perché dipende dalle sollecitazioni che riceve, dalle rotazioni che si imprimono, dall'umidità a cui si gioca (se fate provare la stessa corda ad un giocatore di Catania e l'altro di Aosta avrete sensazioni molto diverse), da dove conservate la racchetta. In linea di massima, il budello naturale si può portare a rottura, il monofilamento va comunque tagliato dopo una quindicina di ore se siete un buon quarta categoria, ogni nove game se siete Nadal.
 

Se porti la tua corda, chiedo mediamente sette/otto euro di manodopera (fanno una quindicina di euro l'ora, un quarto di un idraulico) e qualcuno si lamenta pure. Mi verrebbe voglia di volare a Roland Garros, entrare nella sala incordatura e fotografare il cartello che indica il costo della manodopera: 25 euro! E poi appenderlo nel mio negozio. Ora, non pretendo che Mario Rossi, 42 anni, classifica 4.3, debba sborsare la stessa cifra di un professionista, però il lavoro è del tutto simile, per impegno e professionalità. Quindi posso dire che questa lavoro è mal retribuito.
 

Sarò di parte, ma non capisco quelli che fanno incordare la racchetta da un mezzo sconosciuto al circolo, che usa una macchina pessima, con sistemi che ti raccomando. Poi si lamentano che giocano male o il braccio si lamenta. Oh, per risparmiare tre euro!
 

La frase che detesto di più? «Oh, con quello che ho speso per la racchetta, metti una corda mooolto economica, capito?».