Nuovo capitolo dell'inchiesta BBC-BuzzFeed, con l’intervento de Il Sole 24 Ore. Ci si sposta sui (noti) casi di Bracciali e Starace, e il quotidiano economico cita Fognini, ma apparentemente senza prove. Parla il pm Di Martino, che ha girato le carte alla TIU. Anche se… 

Alcune sortite in Italia degli investigatori TIU, nonché di alcuni giornalisti stranieri, non erano passate inosservate: era chiaro che BBC e Buzzfeed stavano preparando qualcosa di nuovo dopo la maxi-inchiesta di gennaio, un vero terremoto-scommesse (sia pure senza fare nomi per evidente carenza di prove e timore di querele). In queste ore sta uscendo il secondo capitolo, cui partecipa anche il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore. In un lungo articolo a firma di Claudio Gatti si delinea la situazione della piaga scommesse, citando una serie di informazioni già note agli appassionati più attenti, pur con qualche indiscrezione in più. Ad esempio, le dichiarazioni di Tomas Nydahl, l'ex giocatore che avrebbe dato le "dritte" al clan dei bolognesi, nonché di Frederik Rosengren, ex coach di Mario Ancic ai tempi del discusso Djokovic-Santoro di Bercy 2007, quando Nole perse nettamente e qualcuno ha ipotizzato la combine. L'articolo, rifacendosi alle dichiarazioni del PM Roberto Di Martino, spiega come andarono le cose (noi lo avevamo già fatto il 16 ottobre 2014…) e non trova un valido aiuto da Rosengren. Viene poi citato come sospetto il match di Barcellona 2011 tra Fabio Fognini e Simone Vagnozzi, in cui ci sarebbero stati anomali flussi di scommesse e che sarebbe stato preceduto da una chat tra Daniele Bracciali e Manlio Bruni, in cui il presunto aretino (ma era una chat o uno scambio di sms? L'articolo non lo spiega, probabilmente SMS) dice che "Si potrebbe sentire anche quello ligure che gioca con l'altro ita...". A parte un'altra considerazione estrapolata dalle chat ("Il ligure lo squalificano", il che è una considerazione del tutto personale) non emerge la benché minima evidenza su un coinvolgimento di Fognini, tanto che lo stesso BuzzFeed ha totalmente omesso la questione. E Tomas Nydahl? L'uomo delle “creme” (che a suo dire non è affatto sinonimo di combine) ammette di aver avuto contatti con Bruni, ma ha detto che all'epoca lavorava per un'agenzia di scommesse. “Aiutavo a determinare le quotazioni e condividevo delle idee con Bruni, ma non sapevo che lui facesse qualcosa di illecito”.

I FATTI (NOTI) DEL CASO BRACCIALI-STARACE
Il pezzo uscito su BuzzFeed, lanciato con titolo a effetto The Italian Job (lo stesso di un noto film di una dozzina d’anni fa), apre citando alcuni documenti in mano alla Procura di Cremona, nei quali si parla di offerte da 50.000 a 300.000 euro per truccare gli incontri (compresi alcuni a Wimbledon e Roland Garros), con coinvolti almeno 37 giocatori, otto dei quali italiani, gli altri fra i primi 50 del ranking ATP. Ma gli unici due “identificati” sono Bracciali e Starace, delle cui vicende giudiziarie TennisBest vi ha già ampiamente raccontato nei mesi scorsi, e lo farà di nuovo martedì 22 marzo, quando a Roma ci sarà un nuovo atto del processo. BuzzFeed (sulla BBC, invece, solo un piccolo estratto) riprende l’intera storia del rapporto di Bracciali con Manlio Bruni, partendo dal primo contatto fra “Braccio” e gli scommettitori. Si parla di un match a Roland Garros, quando a un giovane Bracciali vennero offerti 50.000 euro per perdere, ma probabilmente c’è un errore. Si legge che Daniele chiamò papà Giuliano, il quale si è detto “certo che il figlio quei soldi li avrebbe rifiutati”, spronandolo a dare il massimo visto che al suo circolo ad Arezzo numerose persone sarebbero state davanti alla tv per vedere l’incontro, fra le quali Paola Cesaroni, madre del povero Federico Luzzi, che ha raccontato i ricordi di quel giorno. Bracciali rifiutò i soldi e vinse il match, ma qui sorge il problema: l’aretino ha giocato nel main draw a Roland Garros solamente tre volte, senza mai superare il primo turno. E se fossero state qualificazioni, il match non sarebbe andato in tv. Quindi è probabile che il riferimento fosse a un altro Major, anche perché si parla di “quella sera”. In ogni caso poco cambia. Successivamente ci si sposta sui famosi contatti di Newport, già emersi nelle primissime intercettazioni pubblicate un anno e mezzo fa dalla Gazzetta dello Sport, e parte l’intero racconto di tutto ciò che in Italia si conosce già da un pezzo, come i tre match di Potito Starace che hanno attirato l’attenzione delle agenzie di scommesse: contro Brands a Monaco di Baviera, Gimeno-Traver a Barcellona e Andujar a Casablanca. Anche qui, nulla di nuovo.

PARLA IL PM ROBERTO DI MARTINO
Una parte interessante del nuovo capitolo scommesse riguarda le parole del pm Roberto Di Martino, a capo del filone d'inchiesta partito dal calcio e poi virato (anche) sul tennis, grazie al doppio coinvolgimento di Manlio Bruni. Ai microfoni di BuzzFeed, Di Martino ha detto che quello del match fixing è “un problema su scala mondiale, che capita molto frequentemente e in tutti i tornei”. Avendo poco potere per investigare sui giocatori stranieri, Di Martino ha girato le carte a propria disposizione alla Tennis Integrity Unit. “Da amante del tennis – ha detto il Pubblico Ministero – la questione internazionale pare molto più grande rispetto alla situazione che coinvolge pochi giocatori italiani. Dovrebbe essere possibile identificare, e magari punire, alcuni giocatori stranieri che sono parte di questo sistema. E non sono solamente tennisti di seconda fascia”. Eppure, quando gli agenti della TIU gli hanno fatto visita a Cremona, sembravano interessati solamente ai casi di Bracciali e Starace. “Avevano un grande interesse esclusivamente per la questione italiana. Non capisco come mai non ci siano delle reali iniziative da parte loro per stabilire se c’è qualcosa di sporco nel mondo del tennis”. Dalla TIU hanno preferito non rispondere, tenendo fede allo statuto che prevede l’assoluta segretezza del loro lavoro, come è scritto chiaramente nelle poche righe presenti sul sito ufficiale del dipartimento. “La TIU lavora su base confidenziale e non rilascia pubblici commenti sul proprio operato, se non per confermare la fine di un’investigazione che porta a un’azione disciplinare”. Però, stavolta, hanno fatto un piccolo strappo alla regola confermando le indagini sulla questione. Segno che siamo vicini a dei provvedimenti?

SI PARLA DI FOGNINI, MA SENZA PROVE
Come detto, malgrado si parli di inchiesta congiunta, per adesso su BuzzFeed non c’è traccia del nome di Fabio Fognini, che invece viene tirato in ballo da Il Sole 24 Ore, per il già citato match con Simone Vagnozzi all’ATP di Barcellona. Il noto quotidiano economico fa riferimento al fatto che il presunto Bracciali e Bruni avrebbero avuto intenzione di scommettere sull’incontro, perché pare che l’aretino fosse a conoscenza delle precarie condizioni fisiche di Fabio, ma non c’è evidenza che il ligure sia stato anche solo contattato. Non ci sono prove concrete, solo qualche dato e pure contrastante. Al “Sole” risulta che vi sia stata prima una “red flag” da parte di un sito di scommesse, per un eccessivo numero di puntate su Fabio, e poi la segnalazione opposta da parte di Betfair, per ingenti somme puntate su Vagnozzi. Le accuse di match-fixing, per questo incontro, pare siano state mosse da un commento anonimo apparso tre giorni dopo su un sito italiano specializzato, in cui si dice che sul 6-2 2-1 in favore di Fognini (che si ritirò sul 6-2 2-4) sia partita una giocata da 60.000 euro sulla vittoria del rivale. Nel complesso, dunque, per chi ha seguito la vicenda non c’è quasi nulla di nuovo.

UNA CACCIA AI FANTASMI
Fino ad ora, oltre all’inchiesta che la Procura di Cremona sta portando avanti su Bracciali e Starace, il resto sono soltanto illazioni. Prima di addentrarsi in inchieste di una certa rilevanza ci vorrebbero delle novità importanti, per parlare di match-fixing in maniera concreta. Il problema c’è, lo sanno tutti, ma la ricerca dei ‘colpevoli’ non deve diventare una caccia ai fantasmi, col rischio che il sospetto cada su chi non ha nulla a che fare con certe questioni. Ogni risultato strano, all’occhio degli appassionati, rischia di diventare un ‘fixed’. Noi stessi, quando ci siamo occupati del ‘Caso Giorgi’ in seguito a quanto scritto da Sports Illustrated, abbiamo raccolto le dichiarazioni degli interessati che hanno voluto parlare e con l’evidenza di una sentenza, quindi delle prove concrete. Altrimenti si finisce per lanciare il sasso e nascondere la mano, come è accaduto più e più volte con le accuse di doping contro Rafael Nadal (che finalmente ha reagito!). In un periodo in cui il tennis è sotto attacco da più fronti bisognerebbe muoversi coi piedi di piombo, evitando di tirare in ballo nomi senza prove. Così si finisce solo per andare contro all’integrità del gioco e dei suoi protagonisti. E non ci guadagna nessuno.