Abbiamo testato gli armeggi del marchio Starburn, new entry nel mercato delle corde. La qualità è già ottima: quattro modelli adatti a vari tipi di giocatori. DI CORRADO ERBA
Il marchio Starburn offre armeggi di ottima qualità
Di Corrado Erba – 28 settembre 2012
L’amico Marco Gazziero mi ha recapitato in aprile un bel mazzo di corde Starburn. Le ho provate tutte, sia pure in tempi un po' lunghetti…Devo dire che la Starburn, da poco affacciata sul mercato delle corde, ha tirato fuori un paio di gioiellini mica male, sottolineando il fatto che anche le piccole case, a livello qualitativo, non hanno nulla da invidiare ai colossi del settore. E’ stata una bella sarabanda, dato che il “Gazz” mi ha mandato due ibridi e ben 4 singoli da abbinare a vari telai.
Partiamo da quelli di maggior gradimento. Il top, per il sottoscritto, è il Techonoace 1.30, un bellissimo multifilo, abbastanza morbido ma ugualmente tosto affinchè la palla non scappi via. L’ho montato su una Wilson BLX Pro Tour, racchetta che necessita forzatamente una corda che spinga, perché la palla tende a incollarsi al piatto corde a causa dello schema di incordatura molto fitto. La corda ha svolto egregiamente il suo lavoro: puoi lavorare la palla adeguatamente e la senti andare via che è una bellezza, la durata è ottima e non tende a perdere molta tensione.
Sono poi passato a un mono bello tosto, il Titan 1.20, lo dice anche il nome. Bellissimo a vedersi, grigio chiaro, sembra quasi un Luxilon Alu Power…E pure a sentirlo! Tuttavia, se posso permettermi, è un filo più morbido e permissivo. La palla scorre via che è una bellezza. Provato il mono, non potevo che andare su un ibrido mono multi, quindi ho montato (su una Head Prestige Pro) il Titan 1.20 associato a un altro ottimo mono, l’Exacarbon 1.25. Spettacolo. Nonostante le asperità della Prestige Pro, la palla è "controllosa", potente, tiri e ritiri senza mai rischiare di andare lungo. Un difetto (forse causato dall’incordatore) è la sostanziosa perdita di tensione dopo un paio di ore. Altro bell’ibrido, seppure piu morbido e gestibile, è l’accoppiata Titan 1.20 (vero prezzemolino, molto versatile) Hexacarbon 1.25. Montato su una flessibile Mantis 305 Tour, l’armeggio fa efficacemente il suo lavoro, un mix tra controllo e morbidezza, che consiglio caldamente a tutti i fiorettisti e toccatori.
Chiudo (in bellezza) con l’armeggio meno brillante, a mio parere, il Dynamite, un mono rosso rubino che ho montato su Prestige Pro. Detto che è l’armeggio preferito dall’amico Federico Ferrero (accezione negativa direi…) l’ho trovato un filo troppo duro, sicuramente non adatto a una racchetta tosta come la Pro. Da rivedere montato su una bella profilata. Le ultime arrivate invece sono le V3, colore argenteo, carattere da picchiatore, controllo assoluto. Montate su una Pure Drive, pensate, persino io riuscivo a tenere la palla nel quadrato. Consigliabile ai bruti arrotolatori e a quelli che “Io picchio, picchio, picchio”.
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