La russa si conferma imbattibile sulla terra indoor di Stoccarda. Vince il 30esimo titolo rimontando uno svantaggio di 6-3 3-1 contro la Ivanovic. Serena a parte, non perde sul rosso da 45 partite.La russa si conferma imbattibile sulla terra indoor di Stoccarda. Vince il 30esimo titolo rimontando uno svantaggio di 6-3 3-1 contro la Ivanovic. Serena a parte, non perde sul rosso da 45 partite.
Di Riccardo Bisti – 27 aprile 2014
Maria Sharapova ama comandare lo scambio, chiudere la pratica in due-tre colpi, massimo quattro. Caratterische adatte al cemento, persino all'erba. Eppure, risultati alla mano, è la più terraiola di tutte. Vincendo il Porsche Tennis Grand Prix di Stoccarda, ha ottenuto la 45esima vittoria consecutiva sulla terra battuta contro un’avversaria che non si chiama Serena Williams. Impressionante. L’ultima sconfitta extra-Serena risaliva alla semifinale del Roland Garros 2011, persa contro Na Li. Il dato non trova spiegazioni, se non l’adattabilità della Tigre Siberiana alle situazioni di guerra psicologica, tipiche della polvere di mattone. Lo ha dimostrato contro Ana Ivanovic, battuta per l’ottava volta su dieci scontri diretti. Eppure, stavolta, ha rischiato grosso. Nonostante provenisse da sette anni di sconfitte, la serba è scesa in campo decisa e convinta delle proprie possibilità. La Ivanovic del 2014 ha finalmente ritrovato se stessa. L’aiuto di un team tutto serbo, guidato da coach Nemanja Kontic, le ha dato quello che tecnici più titolati non le avevano trasmesso: tranquillità, concentrazione, rabbia agonistica. Incurante dei numeri di Masha, ancora imbattuta alla Porsche Arena, è partita tirando missili da tutte le parti. In un battito di ciglia è salita 5-0, ed anche la contro-rimonta della Sharapova (tre giochi consecutivi) è sembrata più una distrazione che una reale svolta. Lo ha testimoniato l’inizio del secondo set, in cui la serba sembrava pronta a portare a casa il 14esimo titolo in carriera, il terzo stagionale dopo quelli ottenuti a Hobart e Monterrey. Un successo che l’avrebbe inserita tra le super favorite per il Roland Garros, già vinto nel 2008.
IL CARISMA FA LA DIFFERENZA
Avanti 3-1, Ana ha avuto una palla del 4-1 ma ha commesso un doppio fallo che le sarebbe costato caro. Quel game ha letteralmente spaccato in due la partita. Entrambe giocavano benissimo: Ana voleva evitare complicazioni, Maria voleva tirare la testa fuori dalla sabbia. Alla fine, puntuale, ecco il controbreak: molti, in quel momento, hanno capito cosa sarebbe successo. Se la Ivanovic fosse stata quella di 6-7 anni fa, chissà…ma non è più abituata a giocare grandi partite, grandi finali, contro grandi avversarie. Pur senza sfigurare, ha perso 11 degli ultimi 13 game. Si è arresa con il punteggio di 3-6 6-4 6-1, pur mantenendo un impressionante saldo positivo tra vincenti ed errori gratuiti (+9, 32 contro 23), mentre la Sharapova ha fatto appena meglio con +10 (34 a 24). I dati mostrano la qualità di questa finale, una delle più interessanti del 2014. La Sharapova è più campionessa della Ivanovic. Al netto di infortuni e alti e bassi mentali, non è un caso che la russa abbia vinto quattro Slam e la serba uno solo. I suoi “Come on!” sono più taglienti degli “Ajde” della serba. La Ivanovic si è creata un immagine (ragazza bella, dolce e femminile) che si porta dietro anche sul campo da tennis, mentre la russa sveste i panni della femme fatale e indossa quelli, appunto, della tigre. La Sharapova è dotata di un carisma eccezionale, che le consente di vincere quasi sempre i punti importanti. Solo Serena Williams è in grado di disinnescarla. Masha ne soffre tremendamente, in modo quasi patologico. Ma contro le altre non è così. Adesso che la spalla sembra lasciarla in pace, si candida per un ruolo da protagonista per i prossimi tornei. La terra è casa sua: Serena a parte, non perde da 45 partite. E scusate se è poco.
WTA PREMIER STOCCARDA – FINALE
Maria Sharapova (RUS) b. Ana Ivanovic (SRB) 3-6 6-4 6-1
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