THE MAGAZINE – Disponibile il nuovo numero del nostro magazine, totalmente incentrato sul mondo Yankee: a inizio Us Open non poteva essere altrimenti. La Cover Story è dedicata a Madison Keys, poi ci occupiamo di Sock, Fritz, Sampras, senza dimenticare le sezioni accessorie: attrezzatura, tecnica e turismo. E un editoriale molto pungente del direttore…

New York è la città che non dorme mai. Lo Us Open è il torneo che non si ferma mai. Erano quasi le 2 di notte quando Madison Keys ha chiuso il suo match contro Alison Riske, evitando una dolorosa sconfitta e proponendosi come possibile protagonista. E’ lei la protagonista della Cover Story dell’ultimo numero di TENNISBEST Magazine, uscito in concomitanza con l’inizio dello Us Open e in salsa totalmente yankee. Non saranno più forti come qualche anno fa, ma gli americani restano un punto di riferimento assoluto per il tennis mondiale. Il direttore Lorenzo Cazzaniga ci ha raccontato la storia di Madison, da ragazzina 14enne un po’ gracilina fino a diventare il potenziale carrarmato di oggi. Da non perdere. Da segnalare l’editoriale di Cazzaniga, in cui dice la sua – supportato dai numeri – sulla polemica a distanza che qualche giorno fa ha fatto discutere il piccolo mondo del tennis italiano, con protagonisti Stefano Semeraro, Paolo Bertolucci e Giancarlo Baccini. La parte magazine è tutta focalizzata sul mondo del tennis americano. Non potevamo non riproporre lo splendido lavoro di Federico Ferrero: partendo dal racconto di David Foster Wallace sullo Us Open, ha intervistato Michael Joyce, ex giocatore di secondo piano suo malgrado diventato famoso grazie alla narrazione del noto scrittore americano, morto suicida ad appena 46 anni. La sorte ha voluto che due dei giocatori americani più in vista si sfidassero al primo turno: Jack Sock (“The American Hope”, almeno per un posto tra i top-10) ha superato in cinque set Taylor Fritz (“The New Tennis Guy”). E’ stata una bella battaglia che non ridimensiona nessuno dei due, anzi, ha lasciato sensazioni positive anche per lo sconfitto. Noi ve li abbiamo raccontati, con tanti dettagli inediti: Riccardo Bisti si è occupato di Sock, mentre Marco Caldara si è focalizzato su Fritz. Non manca l’articolo storico dell’appassionata penna di Massimo Garlando: stavolta ci rinfresca la memoria sul primo grande successo di Pete Sampras, arrivato proprio allo Us Open 1990. Senza dimenticare il gustoso aneddoto di qualche anno prima, con protagonista Gianni Clerici….Visto che lo Us Open è l’unico Slam a giocarsi in “prime time” per il fuso orario italiano, vi offriamo la (maxi)copertura TV garantita da Eurosport. Vi raccontiamo tutto, ma proprio tutto, sui palinsesti dell’emittente paneuropea per l’ultimo Slam del 2016.

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In attesa delle novità legate alle racchette, la parte attrezzatura è interamente dedicata alla moda. Per questo mese ci focalizziamo su tre brand: Sergio Tacchini, Nike e Uniqlo. Il brand italiano torna in grande stile anche tra le donne con una bella linea utilizzata da Barbora Strycova, mentre propone un outfit molto elegante per Tommy Robredo, prossimo al rientro al prossimo Challenger di Genova. Nike conferma il suo stile aggressivo con i completi “black”, pensati per le elettrizzanti sessioni serali dell’Arthur Ashe. Come tradizione, pur avendo due testimonial enormi come Novak Djokovic e Kei Nishikori, Uniqlo propone una linea piuttosto basica. D’altra parte, il marchio non è strettamente sportivo. Di sicuro resta il problema della distribuzione, anche se lo store ufficiale di Novak Djokovic può dare una mano.

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Molto interessante la parte tecnica: il guru Brad Gilbert ci spiega l’importanza dei primi game del secondo set e come bisogna pensare e agire in un momento così delicato: se avete vinto il primo, partire forte nel secondo può essere decisivo per far arrendere il tuo avversario. C’è poi uno splendido articolo di Emilio Sanchez. Il direttore della più importante Tennis Academy in Europa ci spiega perché non dobbiamo focalizzarci esclusivamente sul risultato, ma pensare anche e soprattutto a obiettivi raggiungibili, che dipendono solo da noi stessi. E’ un modo alternativo (e più sano) per arrivare al risultato. A chiudere, un esercizio dall’ottimo coach americano Joey Rive: a suo dire, è importante lavorare sui punti forti piuttosto che ostinarsi sulle debolezze. Se il vostro colpo forte è il dritto, ricordatevi che la soluzione lungolinea è spesso decisiva.

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La parte turismo-viaggi ci racconta l’incredibile realtà del Vanderbilt Tennis Club di New York, che trova spazio – udite udite – presso la Grad Central Station, al quarto piano. A causa degli spazi ridotti può si trova solo un campo di dimensioni regolamentari, ma giocare lassù è un’esperienza davvero mistica. Se amate il tennis e fate un viaggio a New York, una puntata al Vanderbilt è semplicemente d’obbligo.

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