Yen-Hsun Lu si rivede nella ricca Dubai dopo gli Australian Open: il ranking protetto e una regola che ha sempre fatto discutere, con Dmitry Tursunov da storico portavoce.

Come funziona il ranking protetto?

Yen-Hsun Lu risorge con il ranking protetto a Dubai. Il trentaseienne di Taipei cede nella sua seconda apparizione stagionale dopo gli Australian Open, dove perse in tre parziali netti contro Gael Monfils. Ieri la sconfitta con il giapponese Yasutaka Uchiyama che lo rimonta dopo aver superato le qualificazioni. La regola tanto discussa del “protected ranking” (PR) torna in voga dopo il caso Dmitry Tursunov, ritiratosi nel 2017 con un cospicuo bottino di primi turni. Lu non si è presentato sul circuito nel 2019; nel 2018 invece un paio di Challenger con una vittoria e due sconfitte. L’ultima stagione degna di nota fu proprio nel 2017 quando riuscì a conquistare tre titoli Challenger e qualche sporadica vittoria contro top-50. La carriera del nativo di Taoyuan è inevitabilmente in declino a 36 anni: il PR lo accompagnerà verosimilmente nelle ultime battute prima del ritiro come successo a Tursunov.

Ma come funziona la famosa regola del ranking protetto? Chiunque subisca un infortunio che lo costringa a restare ai box per almeno 6 mesi può farne uso. Fondamentale resta la richiesta durante il periodo di stop da presentare agli organi competenti. La “nuova classifica” viene calcolata in base al ranking dei primi tre mesi dell’infortunio: quindi si fa la media della classifica nelle prime 13 settimane. Sempre facendo riferimento a Yen-Hsun Lu, la posizione attribuitagli è la numero 71, tanto basta per entrare in un Atp 500 ricco come quello di Dubai. Nel caso ci si fermi per meno di 12 mesi, il ranking protetto vale per 9 mesi. Se lo stop per infortunio supera i 12 mesi, si può usufruire del PR per 12 tornei con la classifica bloccata per un anno. Si ha tempo 3 anni per richiederlo e utilizzarlo.

Tursunov: “La regola è sbagliata”

Dmitry Tursunov è uno dei massimi “esponenti” del ranking protetto. Di certo non è l’unico, bensì l’esempio più recente di un comportamento aderente alla regole, che tanto ha fatto discutere. L’attuale coach di Aryna Sabalenka guadagnò 323.626 dollari grazie a due vittorie su dodici tornei giocati nel 2017. “La regola è sbagliata”, ammise lo stesso top-20 russo che appese la racchetta al chiodo con un ingente bottino. Spesso i giocatori al rientro da un infortunio staccano l’assegno regalando una prestazione non all’altezza, togliendo posto a chi potrebbe giocarsi il passaggio del turno in maniera più consona. Nulla da imputare dunque a Tursunov, che non ha violato alcun codice. Restano grandi dubbi invece sulla regola in sé. Di seguito l’ormai datato botta e risposta con il giornalista del New York Times Ben Rothenberg.