In un’intervista rilasciata alla BBC, Simon si è detto contrario alle sanzioni che i governi potrebbero infliggere alle giocatrici russe e ha fatto il punto della situazione sul caso Peng Shuai

Il governo britannico negli ultimi giorni ha fatto intendere di essere intenzionato a sanzionare i tennisti russi, escludendoli dal torneo di Wimbledon. E quello del terzo Slam dell’anno potrebbe non essere un caso isolato.

Sull’argomento è intervenuto Steve Simon, CEO della Women’s Tennis Association, in un’intervista rilasciata alla BBC: “Sono profondamente convinto del fatto che i tennisti e le tenniste russe non debbano essere sanzionati, che non debbano pagare personalmente per le azioni orrende commesse dal loro governo“.

Non possiamo sapere dove ci porterà il futuro, ma sappiamo bene come abbiamo agito in passato – ha continuato Simon e in passato non abbiamo mai vietato l’accesso ai tornei ad alcuna giocatrice o giocatore in ragione delle politiche stabilite dai loro governi. Non lo faremo nemmeno stavolta, perché prendersela con gli atleti sarebbe tremendamente ingiusto. Continueremo a fare tutto il possibile per raggiungere la pace, ma ancora una volta queste persone potrebbero essere vittime innocenti dell’accaduto“.

Lo stesso capo della WTA ha però precisato: “Se i paesi ospitanti dovessero vietare ai giocatori russi di entrare nel paese, ci costringerebbero a cambiare posizione, perché ovviamente dobbiamo seguire le leggi dei loro governi. Ancora una volta però, sono totalmente in disaccordo con tutto questo, che i singoli atleti debbano essere penalizzati per le decisioni di un governo autoritario che ovviamente sta facendo cose orribili e denunciabili. Non sosterremo la strategia di far pagare ai cittadini russi le decisioni che il loro governo ha preso” – ha concluso Simon.

Nell’ultima parte dell’intervista ha invece fatto il punto sul caso Peng Shuai, l’ex numero uno di doppio scomparsa dalla circolazione per qualche settimana in seguito alle accuse di abusi sessuali rivolte all’ex vice-premier cinese Zhang Gaoli: “Stiamo ancora lavorando duro per arrivare a mettere qualche punto fermo sulla questione e saremo resilienti. Fin dall’inizio di questa brutta faccenda abbiamo avuto ben chiaro in testa ciò che avremmo dovuto fare e non arretreremo di un centimetro. Vogliamo che le autorità cinesi conducano un’investigazione piena, onesta e trasparente“.