Il ritiro di Ashleigh Barty ricorda tantissimo quello di Justine Henin del 2008: stessa età, entrambe numero uno e campionesse in carica di 2 Slam su 4. La belga tornò due anni dopo, l’australiana invece sembra capace di stare senza racchetta. Ma non sono le sole ad aver detto addio quando si trovavano al top
Tante similitudini con l’addio di Justine Henin
Il ritiro dal tennis di Ashleigh Barty fa rumore per tanti motivi. Perché non siamo (più) abituati a vedere tenniste e tennisti andare in pensione fino a ben oltre i trent’anni, e anche perché se ne va la giocatrice che era finalmente riuscita a restituire un ordine al circuito femminile, con un dominio al comando del ranking che in termini di settimane – e pur escludendo le 20 di stop per il Covid – è stato superato appena tre volte in quasi 50 anni di WTA, e soltanto da leggende quali Serena Williams, Steffi Graf e Martina Navratilova. Eppure, la campionessa australiana non è la prima a lasciare da così giovane, e quando ancora si trova(va) al top. Non può che balzare subito alla mente l’esempio di Bjorn Borg, che nel 1983 mollò tutto a soli 26 anni, salvo poi tentare un improbabile ritorno a 35, con 12 primi turni in 12 tornei. Tuttavia, l’ultimo Slam vinto dal fenomeno svedese risaliva a due stagioni prima dell’addio, mentre quello della Barty dista meno di due mesi, e la giocatrice del Queensland lascia da numero uno e campionessa in carica di due Major su quattro: Australian Open e Wimbledon. Una situazione che nella storia della WTA la accomuna alla sola Justine Henin, la quale a sorpresa annunciò l’addio a pochi giorni dal Roland Garros del 2008, dove sarebbe stata la favorita per conquistare il quinto titolo negli ultimi sei anni, peraltro dopo che solo a marzo era diventata una delle pochissime capaci di comandare il ranking per almeno dodici mesi consecutivi.
Quando smise, la giocatrice belga aveva 26 anni, mentre Barty li festeggerà fra un mese e i due addii sembrano molto simili anche per le modalità. Justine, che chiese alla WTA di rimuovere con effetto immediato il suo nome dalla classifica, spiegò che il ritiro arrivava in piena serenità, e rappresentava addirittura un sollievo dopo che per vent’anni aveva concentrato qualsiasi attenzione sempre e solo sulla stessa cosa. Mentre si diffusero delle voci – sempre smentite da più parti – su una sua positività al doping, la belga raccontò di volersi dedicare alla beneficienza e alla fondazione di una sua accademia, e ha fatto entrambe le cose, salvo poi tornare nel circuito nel 2010 ispirata dal titolo di Federer al Roland Garros e dal ritorno vincente della connazionale Kim Clijsters. Tuttavia, nella sua seconda carriera la belga non ha avuto la stessa fortuna, riuscendo a giocare appena una decina di tornei prima di dover dire basta di nuovo, a causa del continuo aggravarsi di un problema al gomito. Come la Henin, anche Barty lascia piena di orgoglio e soddisfazione, come lei stessa ha scritto nel post social col quale ha annunciato l’addio: dal tennis ha ottenuto tutto ciò che voleva, riuscendo anche a superare grandi difficoltà personali, e ora che ha realizzato i propri sogni sente di essere ancora sufficientemente giovane per dedicarsi ad altro. A partire dal matrimonio col golfista Garry Kissick, e magari al futuro desiderio di mettere su famiglia.
Addio e ritorno: un trend comune fra le donne
Anche Kim Clijsters si era ritirata (nel 2007) quando era ancora una big, salvo poi tornare due anni dopo e vincere uno Slam in un amen, e poi altri due. Ma se si parla di ritiri all’apice della propria carriera, uno dei più famosi è quello della nostra Flavia Pennetta, che per comunicare al mondo il desiderio di appendere la racchetta al chiodo scelse la notte più importante ed emozionante della sua carriera, annunciando il ritiro dopo aver ricevuto il trofeo dello Us Open, al termine della storica finale tricolore con Roberta Vinci. Quel trionfo la portò al numero 6 del mondo e le avrebbe garantito almeno un altro anno nel tennis di vertice (con tutto ciò che ne deriva, anche a livello economico), ma la brindisina non ci pensò un secondo a cambiare la decisione presa prima del match. Di fatto, anche se secondo i libri il ritiro arrivò a fine stagione al termine delle WTA Finals, la sua carriera terminò quella notte, con gli occhi lucidi davanti ai 24.000 dell’Arthur Ashe, e davvero pochi/e altri/e nella storia possono vantare un finale così. Uno è Pete Sampras, che non ha mollato all’apice della carriera ma vincendo uno Slam sì, lo Us Open di quella stagione 2002 nella quale sembrò irriconoscibile per mesi, salvo poi scoprirsi campione per un’ultima volta a Flushing Meadows, dove superò in finale il rivale di sempre Andre Agassi. Tuttavia, anche se quella è rimasta la sua ultima partita, l’annuncio ufficiale del ritiro sarebbe arrivato solamente un anno più tardi.
Volendo fare un parallelismo con altri sport, uno dei recenti casi più famosi di ritiro da campione è stato quello di Nico Rosberg in Formula Uno: vinto il primo (e unico) titolo mondiale nel 2016, il figlio d’arte tedesco ha detto basta ad appena 31 anni dopo aver raggiunto la cima della montagna – parole sue – che stava scalando fin da bambino. Lui non è più tornato, tanti altri – in vari sport – l’hanno fatto, spesso senza raggiungere i risultati sperati. Ci sono tanti esempi di campionesse anche nel tennis femminile: le già citate Henin e Clijsters (la quale ci ha provato di nuovo fra 2020 e 2021, raccogliendo solo sconfitte), ma anche Billie Jean King, Martina Navratilova e Martina Hingis (seppur tornarono solo da doppiste), più tante altre anche più recentemente. Malgrado ogni storia sia diversa, è facile notare come il trend sia piuttosto comune a livello femminile, il che spinge a lasciare aperta una porta anche per Barty, nonostante l’australiana abbia già dimostrato di sapere vivere benissimo anche senza la racchetta. La sua programmazione fra 2020 e 2021 ne è la prova: ha giocato solamente 19 tornei in due anni, lasciando la sua Australia soltanto per una manciata di trasferte fra Europa e Stati Uniti. Col senno di poi stava solo facendo delle prove di futuro, ed evidentemente si è accorta che gli sta bene così. Bene per la sua vita, meno per il circuito che smarrisce la sua leader, e dovrà fare parecchia fatica prima di trovarne una nuova.