In un’intervista rilasciata al Daily Mail, l’azzurro ha ricordato la finale di Wimbledon e parlato della decisione dell’ATP di non assegnare punti nello Slam londinese

Matteo Berrettini è rientrato alla grande dopo l’infortunio alla mano destra che lo aveva costretto a rimanere fuori dal circuito per più di tre mesi. Il romano ha messo a segno una serie di nove vittorie consecutive, che gli hanno permesso di conquistare il titolo prima a Stoccarda e poi al Queen’s. Il numero 1 d’Italia vuole continuare a far bene e da pochi giorni è arrivato a Wimbledon per iniziare a riprendere confidenza con quei campi che l’anno scorso furono palcoscenico della sua straordinaria cavalcata, fermata da Novak Djokovic solamente in finale.

In un’intervista rilasciata al Daily Mail, Berrettini ha ripercorso proprio le sensazioni di quelle due settimane, ma ha prima ricordato l’inizio della storia d’amore con il tennis: “Tutta la mia famiglia ha giocato a tennis, i miei nonni, mia mamma. Mi hanno dato la mia prima racchetta quando avevo tre anni, ma non mi piaceva. Io facevo nuoto e judo, poi mio fratello ha iniziato a giocare e l’ho fatto anche io“.

Non avrei mai pensato di giocare bene sull’erba. Il primo anno in cui ci ho giocato è stato il 2018 e non mi è piaciuto. Poi ho fatto la preparazione alla stagione del 2019 su campi in cemento molto veloci e da quel momento ho iniziato a sentirmi bene sull’erba. Sono andato a giocare la Coppa Davis contro l’India e abbiamo giocato sull’erba. Dal primo allenamento mi sono sentito alla grande” – ha poi confessato.

Sulla finale ha invece ricordato: Sono rimasto deluso dopo la finale, ma non potevo essere troppo duro con me stesso, era la mia prima volta in uno Slam ed erano state quattro settimane pazzesche. Quel giorno, in cui tutta la mia famiglia era lì e l’intero Paese mi stava stava guardando è stato indimenticabile. Ho avuto occasioni nel quarto set e avrei potuto mandare la partita al quinto, ma Novak ha giocato tante finali Slam ed è uno degli avversari più duri di sempre“.

Poi, un pensiero alla nazionale azzurra di calcio, che in quell’indimenticabile 11 luglio ha conquistato il suo secondo titolo europeo: “È stata una giornata incredibile per tutti in Italia. Il calcio lo rendeva più speciale e in qualche modo ne facevo parte anche io, la pressione era la stessa. Non dimenticherò mai l’atmosfera e l’amore che ho provato. Sono arrivato a Wembley alla fine del primo tempo. Siamo arrivati ​​a questo ingresso e sembrava che dovessi attraversare 5.000 persone che erano fuori. Non pensavamo fosse una buona idea, quindi abbiamo trovato un altro modo, siamo andati sotto lo stadio e siamo entrati. Ero nella stessa zona del Presidente della Repubblica Italiana“.

Infine, sulla decisione dell’ATP di non assegnare punti: “Non importa quanto bene gioco quest’anno, la mia classifica calerà e penso che non sia giusto, anche se capisco che è una situazione davvero triste e complicata per quello che sta succedendo in Ucraina. Vorrei solo che questa decisione fosse stata presa in un modo diverso. Nessuno ci ha chiesto opinioni a riguardo e penso che non dovrebbe funzionare così“.