Il serbo racconta ai microfoni le sue sensazioni dopo aver superato i quarti di finale di Wimbledon
Novak Djokovic, grazie alla vittoria ottenuta poco fa ai danni di Marton Fucsovics, si è qualificato per la decima semifinale di Wimbledon nella sua carriera. Il serbo, tuttavia, presentatosi in conferenza stampa, ha subito dovuto rispondere ad un giornalista che lo ha definito “il cattivo del tennis contemporaneo”. La domanda era chiaramente un riferimento al fatto che il serbo ha, nell’ultimo decennio, interrotto il duopolio di Roger Federer e Rafael Nadal, i quali sono stati costretti a cedergli molti trofei importanti. “Non mi considero il cattivo del tennis – afferma Djokovic con sicurezza –. Io cerco solo di fare la mia parte, il mio viaggio e la mia storia. Non inseguo i record di nessuno: alcuni li conosco, altri no. I numeri possono darmi una motivazione in più per dare il meglio di me nei tornei più prestigiosi. Come ho già detto in campo, sono onorato di poter fare la storia di questo sport”.
In seguito, fortunatamente per il serbo, sono arrivate anche domande sulla partita di oggi, vinta in tre set pur senza aver bisogno di stupire: “Il match non è stato semplice – spiega il campione in carica – perché le condizioni non erano ottimali. C’era tantissimo vento, credo una delle giornate più ventose che io abbia mai vissuto qui a Wimbledon. Si scivolava e non era semplice trovare la giusta distanza dalla palla. Nonostante tutto, mi sento di poter dire che giocato un buon match e sono soddisfatto di come siano andate le cose finora: sono in semifinale e non ho sprecato troppe energie. Ora devo alzare ulteriormente il livello perché si entra nelle fasi finali del torneo: venerdì e, si spera, domenica dovrò far benissimo dal primo all’ultimo punto”
Infine, alcune riflessioni su Denis Shapovalov, suo prossimo avversario, nonché più giovane semifinalista di Wimbledon dal 2009: “Denis è uno dei migliori giovani del circuito – riflette Nole – e ottiene grandi risultato ormai da due anni, crescendo giorno dopo giorno: top 20, poi top 15, ora è vicino alla top 10. Forse l’unico suo problema è quello di aver vinto pochi big match fin qui, ma è normale quando si è giovani. Spesso è l’esperienza a tirarti fuori dai problemi che si presentano nelle partite importanti, lui sta maturando e ha tutte le carte in regola per fare sempre meglio: gran servizio, mancino, il che, soprattutto sulle superfici rapide, ti rende un tennista particolarmente ostico da affrontare. Si sente anche a suo agio vicino alla rete. Inoltre, è migliorato molto nella capacità di coprire il campo e commette meno errori: quest’ultimo era, soprattutto, il suo tallone d’Achille, ma, limitando gli errori, sta diventando sempre più pericoloso. L’ho visto giocare contro Murray e mi ha impressionato, si sente davvero a suo agio su questi campi. Probabilmente, sull’erba riesce ad andare meglio incontro alla palla, visto che il rimbalzo è basso, dunque può giocare molti colpi all’altezza del bacino. Sarà una battaglia durissima, dovrò essere al 100% se vorrò portare a casa il match”.