Le parole del tennista romano in conferenza stampa, alla vigilia del derby d’esordio con Lorenzo Sonego
Matteo Berrettini sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua carriera. Dopo aver saltato gran parte della stagione sul rosso per l’infortunio agli addominali, il romano è tornato in campo a Stoccarda dove è però uscito sconfitto dal match d’esordio con Lorenzo Sonego. Un derby azzurro che si ripeterà anche al primo turno di Wimbledon. “In passato sono arrivato agli Slam con più fiducia, con più set e match nelle gambe, con un feeling diverso – ha spiegato Berrettini in conferenza stampa –. Però detto questo, in questi lunghi mesi di stop mi sono sempre interrogato su che cosa mi piaccia di più fare e alla fine gira che ti rigira è sempre competere, soprattutto nei tornei più importanti, più belli, quelli che mi danno più emozione. Perciò sono qui, nonostante non sia al 100%. Ovviamente giocare un derby non è mai semplice, in particolare con Lorenzo, che come ho sempre detto è il mio miglior amico sul tour, anche per come è andata a Stoccarda dove non sono riuscito a divertirmi, a performare come avrei voluto. Per cui ho tanta voglia di fare bene, di vivermi una partita come piace a me, che vinca o perda. Purtroppo questi mesi mi hanno portato via tante emozioni, perciò ho voglia di vivere l’emozione in campo, l’adrenalina, la tensione, la paura e speriamo anche una vittoria. Però questo è quello che mi sto chiedendo in questo momento e so che venire quest’anno e dire ‘arrivo in fondo a Wimbledon‘ non dico sarebbe impossibile, ma sicuramente un obiettivo sbagliato in partenza. Bisogna essere più cauti adesso“.
Il finalista dell’edizione 2021 dei Championships ha anche sottolineato: “Cerco di proteggermi un pochino da quello che accade attorno a me, cercando di concentrarmi su quello che mi ha fatto arrivare dove sono arrivato, ovvero il lavoro duro, tenere la testa bassa, fare le cose che mi piace fare, lottare e fidarmi del mio team, della mia famiglia, delle mie relazioni. Mi ritengo abbastanza maturo, ma non è facile gestire tutto questo e l’ho fatto per stare meglio con me stesso. Le lacrime di Stoccarda erano legate al fatto che non mi fossi divertito, ero tornato dopo tanti mesi e quello che volevo fare, cioè sentire l’adrenalina, non l’ho fatto. Dunque, mi è dispiaciuto per quello anche perché a Stoccarda avevo bei ricordi“.